Verità e disinformazione. La strage di Gaza, quello che sappiamo sul numero delle vittime
Pubblichiamo una lettera che ci chiede correzioni e la nostra risposta
Egregio direttore,
desideriamo portare alla sua cortese attenzione la recente rettifica da parte dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), che ha rivisto drasticamente al ribasso il suo numero di vittime legate al conflitto in corso a Gaza, segnalando un dimezzamento, in particolare, del numero stimato di donne e bambini.
Ciò è avvenuto dopo mesi di accuse da parte di importanti statistici mondiali, secondo i quali i numeri prodotti dalle autorità di Gaza non potevano esser considerati realistici, alla luce di ogni conflitto, che non ha mai riportato quella crescita costante di morti, né tantomeno quel rapporto di mortalità tra uomini, donne e bambini.
A tal riguardo, il Washington Institute for Near East Policy ha pubblicato a gennaio un rapporto che mostrava importanti discrepanze nei rapporti sulle vittime. La ricerca ha concluso che tali discrepanze erano molto probabilmente causate dalla manipolazione. Il professor Abraham Wyner ha anche dichiarato a Tablet Magazine che il tasso di mortalità pubblicato su tutti i siti di informazione è innaturale e aumenta in modo troppo regolare.
Alla luce di quanto sopra, notiamo che la Sua testata giornalistica non ha riportato la notizia come sopra rappresentata e che, viceversa, i dati che continuano ad essere pubblicati e diffusi come veritieri hanno ad oggetto il numero di vittime riportato dal «Ministero della Salute», gestito da Hamas, organizzazione terroristica per il nostro Paese, l’Unione Europea, Stati Uniti e Canada.
Nonostante queste evidenze, i dati pubblicati e diffusi continuano a riportare notizie che mostrano che a Gaza sarebbero state uccise circa 35mila persone, tra cui oltre 9.500 donne e oltre 14.500 bambini. L’evidente intento del Ministero della Salute di Hamas è quello di far credere che la maggior parte delle vittime siano donne e bambini civili piuttosto che uomini, potenziali combattenti. Il numero dei combattenti uccisi, infatti, non è mai stato specificato. Ricordiamo inoltre che Hamas, che governa Gaza e che pubblica questi dati, da voi divulgati senza riscontri più attendibili, è stata inserita dall’Unione Europea fra le organizzazioni terroristiche.
Anche se la decisione delle Nazioni unite di rettificare il numero delle vittime arriva troppo tardi per rimediare al gravissimo danno già causato non solo per lo Stato di Israele, illegittimamente e sciaguratamente accusato di genocidio, ma di tutti gli ebrei del mondo, oggetto di odio.
Continuare a diffondere informazioni errate, mai rettificate alla luce delle notizie sovrarappresentate, rappresenta a tutti gli effetti diffusione di false informazioni e presuppone la mancata verifica della veridicità della notizia ed attendibilità della sua fonte.
Invitiamo, pertanto, la Sua testata a rettificare le informazioni rese, ed a riportare senza indugio la notizia oggetto di corretta informazione. Con i sensi della più viva considerazione.
Solomon Osservatorio sulle Discriminazioni
il Presidente
Avv. Barbara Pontecorvo
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La risposta del direttore Andrea Fabozzi
Egregia presidente Pontecorvo, rispondo a questa vostra lettera – che contemporaneamente avete spedito, e tenete a farcelo sapere, anche all’Ordine dei giornalisti e a un paio di autorità garanti (quelle sbagliate) come alludendo a una qualche forma di denuncia – soprattutto per aiutare i nostri lettori a orientarsi nella confusione delle notizie di guerra, confusione molto spesso, come in questo caso, voluta.
Non rispondo perché spero che riusciremo a intenderci, quella speranza è crollata quando ho letto che secondo voi sarebbero state le Nazioni unite a causare un «gravissimo danno» allo Stato di Israele diffondendo numeri che non ritenete corretti (ma noi crediamo lo siano, lo spiegherò) che testimoniano comunque un terribile massacro di cui lo Stato di Israele è responsabile e questo è assai più che «un gravissimo danno». Per i nostri lettori, dunque, riepilogo i fatti grazie all’aiuto di Chiara Cruciati e Andrea Capocci che di questo hanno scritto con precisione e puntualità sul manifesto, che dunque proprio niente deve correggere.
1) Non è vero che l’agenzia OCHA dell’Onu abbia rivisto al ribasso il numero delle vittime a Gaza. Molti media, rilanciando un articolo del Jerusalem Post, hanno diffuso questa notizia. Ma l’Onu stessa ha smentito che ci sia stata una revisione del numero delle vittime.
2) L’8 maggio il ministero della sanità di Gaza ha fornito due numeri riguardo alle vittime. Uno (24mila) al 30 aprile riguarda le vittime di cui si conosce identità e data di nascita. L’altro riguarda le vittime totali, comprese quelle ancora in via di identificazione (e sono 35mila). In più, si stimano altri 10mila dispersi, molti dei quali probabilmente rimasti sotto le macerie dei bombardamenti.
3) Il report dell’OCHA a cui fa riferimento il Jerusalem Post non sostiene che il numero delle vittime sia stato ridotto, come può verificare chiunque sul sito. Riporta infatti entrambe le cifre fornite dal ministero della sanità, ma usa l’elenco con generalità e data di nascita delle vittime per stabilire la proporzione tra uomini, donne e minori. Dunque, il «nuovo» conto delle vittime non è il frutto di una verifica indipendente, ma è fornito anch’esso dalle autorità sanitarie di Gaza. Perciò, se non si ritiene affidabile il numero totale delle vittime (35mila) non deve essere ritenuta affidabile nemmeno la cifra «rivista al ribasso» di 24mila, perché proviene dalla stessa fonte.
4) Ovviamente è lecito avere dubbi sull’affidabilità dei numeri forniti dal ministero della salute di un Paese in guerra. Però finora chi le ha esaminate da vicino le considera affidabili, anche in questo caso per varie ragioni:
– Anche in passato le cifre delle autorità sanitarie di Gaza sono state messe in discussione. Per esempio, nel 2014 il numero delle vittime dell’operazione militare «Margine di protezione» condotta da Israele fu stimato indipendentemente da Israele, dal ministero della sanità di Gaza e dall’Onu, giungendo a cifre molto vicine (2.125 per Israele, 2.310 per il ministero, 2.251 per l’Onu).
– Fonti di intelligence israeliana hanno dichiarato al sito di informazione israeliano Local Call che anche i servizi israeliani ritengono affidabili i numeri forniti dal ministero della salute di Gaza. In questi mesi, l’esercito israeliano ha confermato più volte di utilizzare queste statistiche per valutare il proprio impatto.
– Un gruppo di demografi ha analizzato i dati (nomi, età, numeri dei documenti di identità) relativi alle prime 7mila vittime della guerra a Gaza rilasciati dal ministero della salute, verificando che i numeri di carta di identità hanno le caratteristiche statistiche che ci si aspetterebbe da un campione autentico di abitanti di Gaza, e questo rende molto improbabile una manipolazione di settemila nomi. L’analisi è stata pubblicata dall’autorevole rivista scientifica Lancet.
– Un altro gruppo di ricerca ha confrontato i dati forniti dalle autorità di Gaza con quelli relativi alle vittime tra i dipendenti dell’UNRWA, che vengono registrati in modo indipendente. I ricercatori hanno confermato che le due fonti di informazione sono coerenti tra loro. Anche questa analisi è stata pubblicata su Lancet.
– La disaggregazione delle statistiche sulle vittime palestinesi a Gaza fornite dal ministero della salute di Gaza appare coerente con i dati geospaziali ottenuti via satellite sugli edifici danneggiati dagli attacchi israeliani, come mostra uno studio pubblicato sul British Medical Journal Global Health.
– Le principali agenzie sanitarie internazionali, come l’Organizzazione mondiale della sanità, e le principali Ong presenti sul territorio ritengono affidabili queste cifre.
* Fonte/autore: il manifesto
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