Rafah sotto attacco, Biden preme su Israele e ferma l’invio di un carico di bombe
La sospensione dell’invio delle bombe è stata confermata dal segretario alla Difesa Lloyd Austin. La consegna in questione consisteva in 1.800 bombe del peso di 907 chili ciascuna e 1.700 bombe da 225 chili
NEW YORK. Gli Stati uniti hanno sospeso la fornitura a Israele di un carico di bombe, dopo la mancata risposta dello Stato ebraico alle preoccupazioni Usa riguardo un’offensiva pianificata a Rafah dove si trovano 1.2 milioni di palestinesi, in maggioranza sfollati.
A RENDERLO NOTO è stato un alto funzionario dell’amministrazione Biden: «Siamo particolarmente concentrati sull’uso delle bombe da 907 chili e sull’impatto che potrebbero avere in ambienti urbani densamente popolati, come abbiamo visto in altre parti di Gaza – ha detto in forma anonima ad Associated Press – Non abbiamo ancora preso una decisione definitiva su come procedere». La consegna in questione consisteva in 1.800 bombe del peso di 907 chili ciascuna e 1.700 bombe da 225 chili.
L’amministrazione Biden aveva già chiarito di non sostenere un’offensiva su vasta scala a Rafah senza un piano credibile per la protezione dei civili rifugiati nell’area. Al Washington Post un altro funzionario ha dichiarato che «Israele non dovrebbe lanciare una grossa operazione di terra a Rafah, dove più di un milione di persone si sta riparando senza nessun altro posto dove andare», e che la sospensione dell’invio di armi rappresenta «un avvertimento» a Israele in merito alle preoccupazioni Usa sull’operazione militare a Rafah.
Secondo il funzionario che ha parlato con il Post il dipartimento di Stato starebbe esaminando l’ipotesi di sospendere anche altri trasferimenti di armi, tra cui ci sarebbero i sistemi di bombe di precisione Jdam.
La notizia non è stata presa bene dal partito repubblicano che ha contestato la decisione. «Proprio quando pensavamo che solo i presidenti delle università fossero pronti ad ascoltare le assurde richieste degli studenti filopalestinesi – ha dichiarato il presidente della Camera Mike Johnson – il presidente in persona decide di sospendere le consegne di armi a Israele».
La sospensione dell’invio delle bombe è stata confermata dal segretario alla Difesa Lloyd Austin: «Continueremo a fare ciò che è necessario per garantire che Israele abbia i mezzi per difendersi – ha affermato – Ma detto questo, stiamo attualmente rivedendo alcune spedizioni di assistenza di sicurezza a breve termine nel contesto degli eventi in corso a Rafah».
STORICAMENTE gli Usa hanno fornito enormi quantità di aiuti militari a Israele, con un’accelerazione all’indomani dell’attacco di Hamas del 7 ottobre. La sospensione è la manifestazione più sorprendente della tensione tra il governo di Netanyahu e l’amministrazione Biden. E arriva mentre si attende che quest’ultima emetta un verdetto formale, il primo nel suo genere, sugli attacchi aerei su Gaza e le restrizioni sulla consegna degli aiuti, e se questi abbiano violato le leggi internazionali e statunitensi sul diritto di guerra.
In un comunicato, il senatore socialista Bernie Sanders ha affermato che la sospensione dell’invio di aiuti militari deve essere un «primo passo». «La nostra influenza è chiara – ha detto Sanders – Nel corso degli anni, gli Stati uniti hanno fornito decine di miliardi di dollari in aiuti militari a Israele. Non possiamo più essere complici dell’orribile guerra di Netanyahu contro il popolo palestinese».
IN PRIVATO, all’interno della Casa bianca è cresciuta la preoccupazione per ciò che sta accadendo a Rafah, ma i funzionari dell’amministrazione hanno sottolineato di non ritenere che le operazioni abbiano – per ora – sfidato gli avvertimenti di Biden contro un’operazione su vasta scala nella città.
* Fonte/autore: Marina Catucci, il manifesto
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