“Parigi e Londra senza più bombe a guida laser”

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NEW YORK – La guerra della coalizione dei non-così-tanto-volenterosi contro Muammar Gheddafi potrebbe finire nel modo più inglorioso possibile: per mancanza di munizioni. L’allarme arriva dall’interno della Nato e la prospettiva di una diminuzione dell’intensità  degli attacchi piega ancora di più le speranze dell’opposizione, che continua a chiedere nuovi attacchi. Gli uomini del Colonnello – che non esitano a utilizzare le bombe a grappolo – continuano l’assedio a Sirte e Misurata dove anche ieri si sono contate numerose vittime degli insorti. Attivisti umanitari denunciano che il raà­s starebbe mandando a combattere anche i minorenni. Così l’allarme della Nato diventa drammaticamente serio. Da quando gli Usa si sono ritirati in quello che Barack Obama ha sbandierato come “ruolo di supporto” la capacità  incisiva dei sei Paesi che stanno portando avanti gli attacchi si è fatta sentire. Inghilterra e Francia – le nazioni che più si sono spese per l’autorizzazione all’Onu della missione – hanno contribuito ciascuno con una ventina di attacchi. Belgio, Norvegia, Danimarca e Canada hanno colpito sei volte a testa. Ma il problema è che inglesi e francesi stanno finendo appunto le munizioni: quelle bombe a guida laser che si rivelano determinanti in questo tipo di missione. Gli Usa ovviamente ne hanno a volontà : ma le loro bombe non possono essere ospitate dagli aerei di Francia e Inghilterra. Che fare? Il vertice di Berlino ha evidenziato la mancanza di volontà  degli altri alleati di colpire e bombardare. Non solo i paesi arabi come Qatar, Emirati e Giordania che pure stanno contribuendo al mantenimento della no fly zone. Ma anche l’Italia. Il nostro arsenale è intatto. E questo è il motivo per cui gli Usa stanno spingendo verso un nostro maggiore coinvolgimento. Barack Obama resiste alle richieste dell’opposizione di impegnarsi di più. L’amico-rivale John McCain – che pure aveva applaudito alla sua scelta di dichiarare guerra a Gheddafi – ora gli chiede di tornare a dispiegare i potenti AC-130 protagonisti della parte iniziale e più determinante degli 800 attacchi che la coalizione ha finora lanciato. Ma l’amministrazione spinge invece sul pedale della Nato. Con la riluttante Italia richiamata alle sue responsabilità . L’ha fatto velatamente il Segretario di Stato Hillary Clinton ricevendo il ministro degli Esteri Franco Frattini e chiedendo più impegno. Dice ora il Washington Post che un funzionario dell’amministrazione – che non può ovviamente dichiararsi pubblicamente – sostiene che l’Italia potrebbe presto cambiare idea e fare la sua parte. La rivelazione coincide con l’arrivo negli States del ministro della Difesa Ignazio La Russa che domani vedrà  il capo della Difesa Usa. L’appuntamento è al Pentagono: il posto più indicato per tornare a parlare di guerra vera.


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