Delocalizzazioni. Operai di nuovo sulla torre a Firenze: “Liberare Gkn”
Per otto ore due tute blu a venti metri d’altezza alla stazione centrale Santa Maria Novella. Le richieste della Rsu alle istituzioni: “Commissariate Qf, pagate gli stipendi, agite per un intervento pubblico con un consorzio industriale”. Il governo se ne frega, gli enti locali chiedono la cig ma non investono sulla reindustrializzazione.
FIRENZE. “Liberare Gkn”. Lo striscione è stato per tutto il giorno ben visibile sulla torre faro, alta alcune decine di metri, a fianco del binario 17 della stazione centrale di Santa Maria Novella. Sulla torre, per quasi otto ore, anche due operai di un Collettivo di Fabbrica che ha tutti contro. A partire dal padrone (?) Borgomeo che non paga gli stipendi da due mesi, e men che meno i tanti arretrati. Per passare al governo Meloni, che con il ministro Urso non ha alcuna intenzione di darsi da fare per la reindustrializzazione del sito produttivo, facendo di fatto sponda a Borgomeo. A tal punto da inviare la convocazione di un atteso incontro al Mimit al vecchio liquidatore e non all’attuale Gianluca Franchi, in carica da un anno, facendo così saltare l’appuntamento.
All’elenco non manca il governatore dem Giani, che spende e spande denari pubblici ma, curiosamente, sul caso Gkn resta fermo pur potendo agire anche economicamente a sostegno degli operai. Allora rimanda la palla al mittente chiedendo a gran voce l’intervento della ministra Calderone per la cig, e con un flebile sussurro quello di Urso per la reindustrializzazione. “Dove sono governo, Regione Toscana e Comune di Firenze rispetto all’ipotesi di un intervento del pubblico per garantire la continuità produttiva sul nostro territorio – si chiedono così i consiglieri comunali Antonella Bundu e Dmitrij Palagi di Sinistra Progetto Comune – e intervenire con una pianificazione pubblica per riprendere a produrre e lavorare nello stabilimento?”.
Sulla stessa linea le sacrosante richieste della Rsu Qf alle istituzioni: “Commissariate Qf, pagate gli stipendi, agite per un intervento pubblico con un consorzio industriale”. Un consorzio che, se ci fosse la volontà politica, potrebbe chiudere positivamente una vertenza che va avanti da quasi tre anni, ben 33 mesi. Dal 9 luglio 2021, quando erano appena iniziate le vaccinazioni contro il covid. Un passato già remoto eppure vivissimo nella resistenza operaia che va avanti, allietata poche ore prima da un solidale Marc Ribot che ha cantato “Bread and Roses”, vogliamo il pane e le rose, al presidio permanente di via Fratelli Cervi.
Sotto il binario 17 si sono naturalmente riuniti gli operai e la robusta comunità solidale che li sostiene con l’azionariato popolare, i progetti di riconversione industriale, il mutualismo e le attività culturali come Festival di letteratura Working Class, in programma dal 4 al 7 aprile ai cancelli della fabbrica di Campi Bisenzio.
“L’incontro al Mimit era già qualcosa di fumoso – osserva ancora la Rsu Qf – visto che il governo era stato buono e zitto durante tutta la procedura di licenziamento”. Quanto a Giani (“Si tratta di un rinvio solo di qualche giorno”), la risposta non si fa attendere: “Solo di qualche giorno? Sono due anni e mezzo che ci prendono in giro `solo qualche giorno´”. Quindi “Qf va commissariata, perché siamo di fronte a dolo o incapacità umana e imprenditoriale, chiudendo così questa guerra unilaterale contro gli operai e il territorio, lasciandoli liberi di pensare alla reindustrializzazione e al futuro industriale del sito”.
* Fonte/autore: Riccardo Chiari, il manifesto
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