Dalle banche altri 150 milioni ma la salvezza del San Raffaele ora dipenderà  dal Tribunale

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E qui sono indicate le possibili vie d’uscita, che comunque dovranno passare da un accordo in Tribunale con i creditori. Due sono stati, secondo i consulenti, i motivi scatenanti del dissesto: il mancato accreditamento al sistema sanitario nazionale dell’ospedale di Roma, un danno da 110 milioni di euro che spesso Don Verzé ha ricondotto all’opposizione nei suoi confronti dell’allora ministro Rosy Bindi, e 600 milioni di investimenti tra il 2005 e il 2010 a fronte di una generazione di cassa nello stesso periodo di 379 milioni . Quei soldi se ne sono andati per 261 milioni in immobili, per 148 milioni in immobilizzazioni immateriali, per 101 milioni in partecipazioni finanziarie e per 90 milioni in impianti e attrezzature, procurando un buco da 331 milioni di euro. «Tutto il piano di sviluppo – si legge nel documento – è stato finanziato dal progressivo incremento dell’indebitamento verso i fornitori», il vero punto dolente del San Raffaele, mentre il debito bancario sembra adeguatamente garantito da immobili o altro. A fine 2010 su un totale di debiti per 998 milioni, i fornitori erano esposti per 479,8 milioni, le banche per 317 milioni, tra factoring, leasing, mutui e finanziamenti diretti (questi pari a solo 19 milioni). L’unico problema con il sistema bancario è relativo al mutuo Bei, i cui covenant sono stati sforati. La redditività  della Fondazione, trasformatasi in un sorta di mostro finanziario, è bassa: i ricavi 2010 sono stati di 632 milioni, il risultato operativo in rosso per 16,4 mentre la perdita netta di 20,6 milioni, tutti in crescita rispetto al 2009. Per uscire dalla crisi, Don Verzè dovrà  chiedere alle banche 150 milioni di euro di nuovo credito (50 subito e 100 dopo l’accordo in Tribunale), necessario per pagare i fornitori con debiti scaduti da più tempo (si arriva a ritardi di oltre 540 giorni) e dismettere asset per 325 milioni di euro, sia quelli con valore finanziario positivo come il Quo Vadis di Verona, l’albergo in Sardegna (Costa Dorata), l’immobile di Turro (le cui attività  verranno trasferite a Segrate), la Blu Energy e il residence di Cologno, che nelle stime porteranno in casa 146 milioni, sia quelli che assorbono cassa. Per partire servirà , però, un accordo in Tribunale con i creditori, necessario per salvaguardare le banche da azioni revocatorie in caso di erogazione di nuovo credito: la Fondazione presenterà  ai giudici un ricorso ex articolo 182 bis della Legge fallimentare, che dovrà  essere accettato dal 60% dei creditori (in alternativa un piano di risanamento ex articolo 67 o un concordato preventivo). Nascerà  una nuova Fondazione San Raffaele che vivrà  di dividendi, stimati per il 2015 in 30 milioni. I fornitori verranno rimborsati integralmente: 50 milioni subito, 200 entro la fine del 2011, i restanti 229 in 36 mesi dalla stipula dell’accordo. Tra questi i maggiori sono la Siemens, la Dec spa, la Roche diagnostic, la Noemalife spa e la Tosh Bioscience, che come gli altri potranno scegliere se entrare o meno a fianco della fondazione nel capitale della nuova società  per azioni dell’Ospedale San Raffaele cui faranno capo le attività  strategiche. A guidarle saranno dei manager.


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