A Misurata, nella città  martire dei raid “Sui nostri morti Gheddafi sfida la Nato”

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MISURATA – Il professore universitario ha gli occhi cerchiati di rosso, tale è la mancanza di sonno che lo affligge. È in piedi tra i parenti dei defunti. «I bombardamenti non sono stati casuali: dovevano colpire i civili. La Nato non sta facendo nulla per aiutarci», accusa tra i brontolii di approvazione degli uomini che gli stanno accanto. Mentre parla, otto bare con dentro le salme delle ultime vittime dell’assedio di Misurata sono trasportate verso un cimitero improvvisato, scavato in alcuni giardinetti accanto a una scuola, vicinissimo al luogo dove sono state uccise. «Gheddafi sta facendo tutto ciò per dimostrare che la Nato non riesce a proteggere la popolazione civile. Qui è in corso un disastro. A Misurata è in corso una vera carneficina», dice il dottor Faraj Grman. Insieme ad altre centinaia di persone, ieri, si è trovato nell’area portuale di Ghasr Ahmad per un funerale, dominato da un sentimento misto di rabbia, sfida e disperazione. Ieri i fedeli accorsi per la preghiera del mattino avevano appena finito di pregare; la città  assediata si stava risvegliando nella sua routine bellica mattutina quando, senza preavviso alcuno, sono iniziati a piovere razzi. I morti sono stati almeno tredici, e 25 i feriti, nella pesante salva di razzi caduti tra le 6.30 e le 7.30 del mattino. Tra le strade residenziali, sono caduti tra i 60 e gli 80 missili Grad. La carneficina peggiore si è verificata non appena i residenti e i lavoratori migranti si sono messi in fila, in una lunga coda, davanti alla panetteria, per attendere la distribuzione della loro razione quotidiana. Quando è caduto il primo razzo, molte delle persone in attesa hanno cercato riparo in un garage. Dopo pochi attimi, a nemmeno un paio di metri dall’ingresso, è esploso un secondo razzo, che ha scagliato schegge di metallo ovunque, contro coloro che si erano rifugiati lì. Sei di loro sono rimasti uccisi sul colpo: tre erano egiziani, una donna e due bambini, in attesa di lasciare il Paese al pari di migliaia di compatrioti rimasti bloccati dai combattimenti. Dietro l’angolo un uomo sull’ottantina si stava dirigendo ai bagni pubblici quando un razzo gli è esploso ai piedi, dilaniandolo. Tre ore dopo suo figlio Mustafa era ancora rannicchiato a piangerlo sul luogo dell’esplosione, mentre alcuni vigili del fuoco cercavano di lavare dalle pareti degli edifici circostanti il sangue e i resti dell’uomo. «Sono contento che mio padre sia morto da martire, ma mi mancherà », si è limitato a dire Mustafà . A Ghasr Ahmad, vicino al porto, pare quasi che ogni strada sia lacerata da un cratere dovuto a un’esplosione e che almeno un edificio abbia una parete sventrata. Il fumo si alza dalle rovine della vicina fabbrica di cemento. Dal corteo funebre si sono levate grida di sfida, mentre lasciava la moschea “Malaita” di Ghasr Ahmad per raggiungere il luogo nel quale sono stati seppellite le ultime vittime di Misurata – arrivate ormai, a detta dei medici, a 600. «Il sangue sparso dai martiri non sarà  stato sparso invano!», era lo slogan più ripetuto assieme a «Gheddafi: ti stai scavando la fossa a Misurata». Oltre a questo sentimento di sfida, si avverte però la rabbia nei confronti della Nato, che a detta di molti non è disposta a fermare i bombardamenti, i colpi di mortaio e di artiglieria. «Questa mattina, per ben cinque ore, nel cielo di Misurata non si è visto nessun aereo della Nato», dice Abdel Bari Utman al-Madeni, un chirurgo che cura i feriti in uno degli ospedali cittadini. «Gheddafi è riuscito a fare tutto quello che voleva in quelle ore, e solo quando ha finito sono arrivati gli aerei occidentali». Tale è la rabbia nei confronti dell’Alleanza Atlantica, tale l’incredulità  per le difficoltà  che incontra nel fermare le forze del colonnello Muammar Gheddafi, che iniziano a circolare anche varie teorie cospiratorie, riguardanti le sue vere intenzioni. E sempre più gente dà  loro credito. Uno degli abitanti del posto dice: «La Nato sta giocando con noi. Non le interessa quante persone stanno perdendo la vita. Le interessa soltanto ottenere gli appalti per ricostruire il nostro Paese». Copyright The Daily Telegraph/La Repubblica Traduzione di Anna Bissanti


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