Stati Uniti. Le stragi a Gaza in tribunale a Oakland, Biden imputato
Biden e ministri alla sbarra per genocidio. Per la prima volta le norme sul genocidio sono usate contro un presidente in carica. Le firmò Reagan
LOS ANGELES. Si apre oggi ad Oakland, in California, il processo contro Joe Biden, il suo segretario di stato Antony Blinken e il ministro della difesa degli Stati uniti Lloyd Austin, accusati di concorso in genocidio per il sostegno politico e militare fornito ad Israele e per l’omissione di diplomazia volta a fermare la strage di civili palestinesi.
La causa è stata intentata per conto di residenti di Gaza dal Center for Constitutional Rights, l’associazione fondata da avvocati attivisti fra cui William Kunstler, dalla lunga tradizione di impegno legale a favore di comunità oppresse e in lotta, dalle militanze negli anni 60 alla difesa di detenuti a Guantanamo.
Il procedimento è parallelo a quello in corso alla Corte internazionale dell’Aia, e verrà giudicato da un tribunale federale di Oakland. A differenza di quello istruito dal Sudafrica, questo caso si concentra sulla complicità diretta degli Stati uniti nel massacro di civili, per riconoscere in sede giuridica che solo la superpotenza occidentale potrebbe influire su Israele affinché cessi l’attuale spargimento di sangue.
In base a questa logica, si legge negli atti, gli Stati uniti starebbero violando l’obbligo “a lungo stabilito dal diritto internazionale” di prevenire e non favorire il crimine di genocidio in base a norme come la convenzione sul genocidio e la dichiarazione universale dei diritti umani del 1948. La denuncia afferma inoltre che l’opera di ostruzione di risoluzioni Onu atte a stabilire un cessate il fuoco costituiscono una complicità di fatto nell’ecatombe prodotta dai bombardamenti israeliani e dall’assedio totale di Gaza, che ad oggi ha provocato oltre 25mila morti fra la popolazione. Si basa convenzione internazionale contro il genocidio adottata nel 1951 e sul genocide convention implementation act, firmato nientemeno che da Ronald Reagan nel 1987 e che prevede esplicitamente la persecuzione di cittadini degli Stati uniti che concorrano alla commissione di atti genocidi. Si tratta della prima volta che questo statuto viene invocato contro le azioni di un presidente in carica e del suo governo.
Ne abbiamo parlato con Sadaf Doost, avvocata del team legale del Ccr che seguirà il processo a partire dalla prima udienza, oggi, sulla richiesta di archiviazione presentata dai legali del governo.
Quali sono i presupposti per questa denuncia e chi l’ha esposta?
La causa depositata postula le responsabilità degli accusati in violazioni della giurisprudenza internazionale che rientra nella common law federale, e avanza due affermazioni. La prima è una denuncia di violazione da parte degli Stati uniti del loro dovere di prevenire il genocidio, e la seconda è una denuncia di complicità degli Stati uniti nel genocidio. I querelanti includono organizzazioni non governative palestinesi, specificamente Defense for Children e International Palestine, così come Al-Haq, il cui staff opera a Gaza. Queste organizzazioni hanno una lunga storia nel documentare le violazioni dei diritti e lo hanno fatto durante questo genocidio, in circostanze estremamente devastanti e pericolose. Altri querelanti includono palestinesi residenti di Gaza, che continuano a essere soggetti all’assalto della campagna militare di Israele, così come palestinesi residenti negli Stati uniti con familiari a Gaza.
Qual è l’obiettivo immediato della causa?
I querelanti chiedono provvedimenti sia dichiarativi che ingiuntivi. Il provvedimento dichiarativo richiede che la corte dichiari che gli imputati hanno violato i loro doveri ai sensi del diritto internazionale consuetudinario, dato che essi hanno consapevolmente continuato a fornire l’assistenza che consente e facilita la commissione di atti genocidi da parte di Israele. Come misura ingiuntiva, chiediamo che la corte ordini agli imputati di prendere tutte le misure in loro potere per prevenire la commissione di atti genocidi da parte di Israele, e che diffidi gli imputati dall’aiutare, favorire, consentire o facilitare la commissione di tali atti. La prima udienza valuterà da un lato la richiesta di archiviazione presentata dal governo, e dall’altro quella di un’ingiunzione preliminare che ordini la cessazione immediata delle operazioni di guerra.
È possibile che dimostrare gli estremi del “genocidio” si dimostri eccessivamente oneroso?
Gli atti genocidi sono definiti come quelli volti a distruggere, completamente o in parte, un gruppo definito da “caratteristiche nazionali, etniche, razziali o religiose,” in questo caso la popolazione di Gaza. Esistono, in questo senso, criteri determinanti specifici quali l’uccisione di membri appartenenti al gruppo stesso, infliggere intenzionalmente sofferenze fisiche o mentali, favorire condizioni atte a provocare la completa o parziale eliminazione fisica di una popolazione. Abbiamo intentato la causa in base a questi criteri, che ci sembra diventino più palesi ogni giorno che passa.
Quali prove presenterete?
Innanzitutto, le numerose dichiarazioni pubbliche fatte da autorità israeliane dal 7 ottobre in poi che comprovano l’intenzionalità nel distruggere o punire collettivamente la popolazione di Gaza. Queste hanno regolarmente impiegato una retorica disumanizzante, compresa la definizione di palestinesi come “animali umani” o “figli delle tenebre.” Personalità del governo hanno apertamente dichiarato collettivamente responsabile la nazione palestinese. Il 9 ottobre è stato annunciato l’assedio totale della Striscia, compresa l’interruzione di ogni fornitura di carburante, acqua e viveri. In seguito, si è giunti a minacciare il bombardamento di convogli umanitari in transito dal valico di Rafah. Per tutte queste ragioni, pensiamo di avere un forte argomento nell’appellarci alla convenzione sul genocidio e la successiva legge per la sua implementazione, che prevedono l’obbligo di prevenire il genocidio ovunque se ne configuri il pericolo o la minaccia.
Come influirà il procedimento in corso all’Aia su questo processo ?
Crediamo che il tribunale distrettuale debba prestare massima attenzione alle determinazioni che potrebbero scaturire dalla Corte Internazionale. Se le accuse di genocidio dovessero venire confermate in quella sede, ci sembra che debbano a loro volta influire su eventuali complicità di paesi anche terzi compresi gli Stati uniti.
Gli Stati uniti però non hanno mai formalmente ratificato il trattato che riconosce la Corte Internazionale…
Vero, ma è interessante che nel 2022 sia stata proprio la stessa amministrazione Biden a sottolinearne l’autorevolezza quando si trattava di applicarne le regole al conflitto russo-ucraino, compreso invocarne l’intervento in quel contesto.
Vi sono numerose parti civili?
Una sola petizione è sottoscritta da 77 diverse organizzazioni internazionali. Altre sono state presentate da associazioni per i diritti palestinesi come Al Haq e organizzazioni di medici operativi a Gaza, un’altra ancora dal consiglio dei giornalisti palestinesi, che hanno sofferto perdite atroci in questo conflitto, compreso, si legge, diventare vittime di uccisioni mirate. Infine vi è quella sottoscritta da Jewish Voice for Peace, una delle organizzazioni (di attivisti ebrei, ndr) più solidali con i Palestinesi.
* Fonte/autore: Luca Celada, il manifesto
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