Diseguaglianze. Miliardari ma con coscienza: «Dovete tassarci di più»
La lettera di 250 super-ricchi alla kermesse di Davos: «È a rischio la democrazia». Il primo fu Warren Buffet, i legionari del capitale al governo non ci pensano proprio. Il Brasile di Lula ha promesso di portare la lotta alla disuguaglianza al G20
Tassateci per contribuire a pagare servizi pubblici migliori in tutto il mondo. Lo hanno chiesto ieri più di 250 tra miliardari e milionari all’élite politico-finanziaria riunita a Davos per il World Economic Forum. Tra i ricchi di 17 paesi diversi che hanno firmato la lettera intitolata «Proud to Pay» [orgogliosi di pagare, ndr.] figurano Abigail Disney, erede della Disney; Brian Cox, che ha interpretato il miliardario Logan Roy nella serie Tv Succession; l’attore e sceneggiatore Simon Pegg; Valerie Rockefeller, erede della dinastia statunitense. Tre gli italiani: Guglielmo e Giorgiana Notarbartolo di Villarosa, figli di Veronica Marzotto, tra i firmatari di un altro al G20 Tax extreme wealth, e Martino Cortese, nipote del fondatore di Amplifon e cofondatore di Citybility. La lettera sarà consegnata, tra gli altri, da Marlene Engelhorn e Stephanie Bremer durante la kermesse nella cittadina svizzera. L’iniziativa è sostenuta da organizzazioni come Patriotic Millionaires UK, Taxmenow, Millionaires For Humanity e Oxfam.
LA REDAZIONE CONSIGLIA:
Trasparenza dei redditi e progressività
«VI CHIEDIAMO di tassare noi, i più ricchi della società hanno scritto i firmatari – Questo non altererà radicalmente il nostro tenore di vita, non priverà i nostri figli e non danneggerà la crescita economica delle nostre nazioni. Ma trasformerà la ricchezza privata estrema e improduttiva in un investimento per il nostro comune futuro democratico. La disuguaglianza ha raggiunto un punto di svolta e il suo costo per la nostra stabilità economica, sociale ed ecologica è grave – e cresce ogni giorno. Dobbiamo agire subito».
«VIVIAMO al tempo di una seconda Età dell’oro – ha detto Brian Cox -I miliardari sfruttano la loro immensa ricchezza per esercitare potere politico e influenza, minando la democrazia e l’economia globale. Se i nostri rappresentanti eletti continueranno a rifiutarsi di affrontare questa concentrazione di denaro e potere, le conseguenze saranno terribili». «Sempre di più populismi e sovranismi sono il rifugio di grandi fasce della popolazione scontente e frustrate in tutto il mondo – ha aggiunto Abigail Disney – Quello che manca tè la forza politica per farlo. Le élite riunite a Davos devono prendere sul serio questa crisi».
LA REDAZIONE CONSIGLIA:
Maslennikov (Oxfam): «Altro che lotta alla povertà, Meloni premia chi è avvantaggiato»
INSIEME ALLA LETTERA è stato diffuso il rapporto Orgogliosi di pagare di più e i risultati del sondaggio che ha interpellato oltre 2.300 persone titolari di patrimoni investibili, escluse le abitazioni, superiori a un milione di dollari. È emerso che il il 58% è favorevole all’introduzione di una tassa patrimoniale del 2% sulle persone con più di 10 milioni di dollari e che il 54% ritiene che la ricchezza estrema sia una minaccia per la democrazia.
IL BRASILE DI LULA assumerà la presidenza del G20 nel 2024 ha preso l’impegno di inserire la lotta contro la disuguaglianza nell’agenda del vertice. Il G20 brasiliano può contribuire a risolvere la situazione se guida gli sforzi globali per tassare noi, i super-ricchi» si è augurata Marlene Engelhorn, ereditiera austriaca e cofondatrice di Taxmenow.
LA REDAZIONE CONSIGLIA:
La giustizia fiscale resta una «passione muta»
LA LETTERA DEI MILIARDARI è un altro episodio di una storia recente iniziata con l’investitore Warren Buffett. All’inizio del 2011 disse di ritenere sbagliato che i ricchi, come lui, potessero pagare meno tasse federali Stati Uniti rispetto alla «classe media» e si è espresse a favore di un aumento delle imposte sul reddito dei ricchi. La proposta fu raccolta da Barack Obama, allora alla Casa Bianca. Fu proposta la «Buffett Rule» che prevedeva l’applicazione di un’aliquota minima del 30% sulle persone fisiche che guadagnano più di un milione di dollari all’anno. La tassa avrebbe interessato lo 0,3% dei contribuenti americani.
NON SE NE FECE NIENTE. La «legge di Buffett» rimase una simbolica «linea guida», non un’iniziativa legislativa. Il 16 aprile 2012 fu bloccata dall’ostruzionismo dei repubblicani. Da allora siamo sempre lì. Una coorte di legionari del capitale coltiva l’individualismo proprietario, spoglia il Welfare e fa pagare i danni a chi guadagna meno e lavora peggio. Resta la filantropia, la lavatrice della coscienza dei padroni del mondo.
* Fonte/autore: Roberto Ciccarelli, il manifesto
Related Articles
“Nessuna nostalgia dell’Iri ma ci servono grandi aziende” l’ultima trincea di Tremonti
“Con il fondo anti-scalate non torna lo Stato padrone” “Oggi devi gareggiare con la Cina, oltre che con l’America e l’Europa. Per competere devi farlo con le grandi dimensioni”
Taranto, il decreto sbagliato e la proprietà dell’acciaio che deve cambiare
Il recente decreto legge del governo sull’Ilva è inadeguato alla gravità della crisi di Taranto (…). Sul piano giuridico cancella le decisioni della giustizia, colpendo alla base il sistema giuridico del paese e crendo un pericoloso precedente che configura una sorta di “diritto speciale” per l’Ilva (…). Inoltre, il decreto legge lascia nelle mani dei proprietari le decisioni in merito alla gestione dell’azienda (…).
E Saccomanni convoca i banchieri vertice segreto contro il credit crunch