Cgil pronta a riformare i contratti e scoppia la lite con la minoranza

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ROMA – Durata triennale dei contratti, la riduzione dei numero di quelli nazionali che assumono il ruolo di accordi cornice demandando alla contrattazione aziendale il compito di distribuire ai lavoratori gli aumenti di produttività . In cambio, con un accordo tra associazioni degli imprenditori e confederazioni si dovrà  estendere a tutte le aziende (e non solo a quelle al di sopra dei 15 dipendenti) l’obbligo della contrattazione aziendale, che potrà  essere anche regolata a livello territoriale o di filiera, e si dovranno prevedere forme di tutela minima anche per i lavoratori con contratti atipici. Sono queste le proposte della bozza sulla contrattazione che la Cgil discuterà  il 10 e 11 maggio prossimi nella riunione del suo direttivo e che ieri Susanna Camusso ha anticipato per grandi linee a Emma Marcegaglia nell’incontro di via Veneto. Naturalmente della modifica del sistema contrattuale deve far parte anche un sistema condiviso tra le parti di certificazione della rappresentanza per evitare che sindacati anche minoritari finiscano per escludere l’organizzazione che ha più iscritti firmando accordi separati. E’ quanto è accaduto, ad esempio, tra i metalmeccanici. Altri casi di accordi separati sono quelli dei dipendenti pubblici e del commercio. Tra le tutele generali che dovrebbero essere regolate nei contratti nazionali «leggeri» ci sono gli orari massimi di lavoro dei diversi settori e una regolamentazione delle flessibilità . C’è anche, in via sperimentale, la possibilità  per i lavoratori di partecipare alle decisioni strategiche dell’azienda. Non sarà  facile per Camusso far accettare a tutta la Cgil la bozza sui contratti. Ieri pomeriggio Gianni Rinaldini, coordinatore della minoranza interna, ha chiesto a quale titolo il segretario generale ha discusso con la controparte una bozza che non è ancora stata giudicata dal direttivo. Camusso ha replicato immediatamente: «Tranquillizziamo Rinaldini, siamo assolutamente rispettosi del percorso di decisione interno alla Cgil. Con Marcegaglia abbiamo discusso delle nostre profonde divergenze sul modello contrattuale e sulla questione della rappresentanza». Nelle stesse ore due notizie di segno opposto. Alle Poste i sindacati hanno firmato unitariamente il nuovo contratto che prevede aumenti medi di 120 euro e una una tantum media di 350 euro. Alla Fiat invece prosegue la pratica della divisione sindacale. L’azienda ha annunciato ieri che anche alla ex Bertone verrà  applicato il contratto di Pomigliano che il Lingotto considera un vero e proprio contratto nazionale «sostitutivo di quello dei metalmeccanici». E che pertanto «a partire dal 1 gennaio 2012» l’azienda intende «non aderire più al sistema confindustriale». Per evitare una nuova rottura si era speso nei giorni scorsi anche il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. Ma la Fiat ha ignorato la sua proposta di mediazione.


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