I familiari delle vittime: “Vergognatevi”

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ROMA – «Vergogna» sono venuti a gridarlo da L’Aquila, da Viareggio, da Livorno e Genova. Sono i familiari delle vittime dei processi che la prescrizione breve aiuterà  ad archiviare. Come se niente sia mai successo. Scandiscono con le loro storie il rush finale della legge in aula, alla Camera. Loro, fuori, si alternano al megafono, con i parlamentari di Italia dei valori, del Pd, di Fli, di Sel, Rifondazione e dei Verdi, del Popolo viola, di Giustizia e Libertà , di chi vuole partecipare semplicemente. Piazza Montecitorio – nello spicchio che è riservato ai manifestanti – è protesta e rabbia. Esce dal Parlamento Bossi subito dopo l’approvazione della legge, e la piazza esplode in un boato: «Ladrone, venduto: Lega ladrona, l’Italia non perdona». Cori di «Italo, Italo», per invitare Bocchino a parlare in piazza. Ci sono gli striscioni delle associazioni, le bandiere dei partiti. Spunta un cartello: «Habemus Papi»; le urla di «mafiosi, mafiosi» si fanno più forti. Entra poco prima delle 15, Niccolò Ghedini l’avvocato di Berlusconi, dall’ingresso secondario di via della Missione, per evitare i fischi. Daniela Santanchè invece si prende un altro lancio di monetine, un coro di insulti, di «vergogna, bugiarda», mentre si ferma davanti alle telecamere, poco distante dal sit-in, e dice: «Ho rassicurato una madre di Viareggio… «. La madre di Viareggio è Daniela Rombi e sua figlia Emanuela, che aveva 21 anni, è stata spazzata via con le altre 31 vittime del treno-bomba. «Non ci prendano per grulli – ripete Daniela – l’ho detto anche a Paniz e alla Bergamini che noi sappiamo bene che processi complessi come quello di Viareggio, e come tanti altri, sono destinati a restare senza colpevoli e le vittime senza giustizia con la prescrizione abbreviata». Maurizio Paniz e Deborah Bergamini infatti hanno voluto incontrare l’associazione “Il mondo che vorrei”. Maurizio Paniz, l’artefice del processo breve, è andato anche in piazza, per una dichiarazione ai tg, e i manifestanti gli hanno gridato: “Vieni dai cittadini a spiegare le cose”. Lui ha avuto fegato, lo riconoscono i manifestanti, e ha preso il megafono: «Fidatevi, L’Aquila e Viareggio non saranno cancellati dalla prescrizione breve. Lo giuro… «. Ma la piazza lo ha sommerso di fischi: «Vergogna, hai votato che Ruby era la nipote di Mubarak, chi ti può credere?». Steso per terra, più grande di tutti, è lo striscione con le foto degli studenti che il terremoto dell’Aquila si è portati via. «Nicola è quello, il terzo da destra». Nicola era iscritto in Biotecnologia. Il padre Sergio Bianchi ne indica l’immagine. Nessuno lo calpesta quello striscione, neppure nella ressa della gente che va e viene, delle contestazioni e delle grida. «Figuriamoci se permetteremo che qualcuno calpesti quelle morti». La prescrizione breve significherebbe questo – afferma Bianchi, presidente dell’Associazione vittime universitarie del sisma – Ci tolgono la cosa che ci resta, cioè avere giustizia. Alfano dice che riguarderà  lo 0,2% dei processi, ma se è così, è davvero inutile che sia stato fatto il disegno di legge. È una giornata bruttissima, ci impediranno di capire perché i nostri figli sono morti». Gianfranco Mascia va dai poliziotti schierati a ringraziarli: «Siamo noi che abbiamo bisogno di essere protetti da quei mafiosi che ci sono là  dentro, in Parlamento e quindi vi ringraziamo». Nessuno vuole lasciare la piazza. Gloria Puccetti, madre di Matteo morto per un incidente sul lavoro, qui con il comitato di Viareggio, ammette che sarebbero dovuti essere molti di più in piazza: «Ma tanti non sono venuti, non è facile mobilitarsi sempre». Uno dei “grillini” si presenta con una scopa per invitare a «fare pulizia» e a un sit-in il 16 aprile a Roma.


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