Per le finte spie Renault in testacoda, l’ira del governo

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PARIGI – La Renault tenta lentamente di superare lo scandalo per il caso di spionaggio sul progetto di auto elettrica che da mesi sta facendo tremare il colosso dell’auto francese. Il numero due del gruppo, Patrick Pélata, si è dimesso lunedì dopo due inchieste e a conclusione di un board straordinario sulla vicenda. Per altri tre manager invece «saranno avviate le procedure in vista della loro uscita dall’azienda». Altri due manager sono «stati sollevati dalle loro funzioni, in attesa delle discussioni sul loro futuro». Secondo l’amministratore delegato Carlos Ghosn, il cda straordinario è servito a girare quella che ha definito «una pagina dolorosa della storia di Renault. Al di là  dei manager coinvolti – ha detto Ghosn – tutti i dipendenti del gruppo hanno sofferto questa crisi». I due audit richiesti sulla vicenda hanno smontato in modo preciso lo svolgimento dei fatti che aveva portato alla messa in discussione dei tre manager di Renault. Ma lo scandalo potrebbe non essere terminato. I mercati non hanno accolto positivamente gli sforzi di riorganizzazione aziendale annunciati: il titolo del gruppo ha perso il 2,2% lunedì e il 4% ieri. Secondo molti analisti, l’uscita di Pélata – che ha costruito l’alleanza con Nissan e lanciato il piano di sviluppo del prossimo biennio – potrebbe indebolire il gruppo. Non è escluso che ci siano nuovi aggiustamenti ai vertici. Il governo francese, che controlla il 15% di Renault, aveva già  chiesto il licenziamento dei manager responsabili dell’imbarazzante caso. Christine Lagarde, ministro dell’Economia, ha detto che le indagini interne hanno mostrato «disfunzioni» nello stile manageriale della società  e rivelano la necessità  della «revisione delle regole di governance e di sanzioni».


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