Negato dalla Lituania l’asilo all’attivista bielorussa Olga Karatch
Difende obiettori di coscienza e disertori: per Lukashenko è una terrorista
«Domanda respinta». Pesante la motivazione: «Rappresenta una minaccia per la sicurezza del paese». Un duro colpo per Olga Karatch che un anno fa ha presentato richiesta di asilo politico e protezione in Lituania, profuga dalla Bielorussia da cui è dovuta fuggire per le persecuzioni subite dal regime di Lukashenko.
OLGA KARATCH è una difensora dei diritti umani, molto nota in Bielorussia e in Lituania: è fondatrice e a capo del Centro internazionale per le iniziative civili Our House e ha lanciato la campagna «No vuol dire NO» contro la coscrizione nell’esercito di Lukashenko, per aiutare obiettori, disertori e renitenti alla leva. Madre con disabilità di due figli minorenni, è riconosciuta come terrorista in Bielorussia per la sua attività a favore dell’opposizione al regime: il suo nome è pubblicato nell’elenco dei terroristi sul sito del Kgb con il numero 773. Rischia la pena di morte.
La questione dell’asilo politico sta diventando cruciale in Lituania, che vorrebbe in questo modo bloccare la pressione migratoria proveniente dalla Bielorussia e magari riversarla sulla vicina Polonia. E la persecuzione degli attivisti e la discriminazione contro gli obiettori di coscienza bielorussi si sta intensificando: la destra lituana al governo diffonde un clima di paura per la sicurezza nazionale che sarebbe messa in pericolo da migranti e profughi bielorussi, anche se la legislazione lituana non definisce quali siano le minacce. Le autorità migratorie dunque si basano su valutazioni soggettive senza rispondere a criteri determinati.
SI REGISTRANO casi di incitamento all’odio e dichiarazioni negative rilasciate da vari politici lituani contro i bielorussi, come documentato da un dettagliato rapporto diffuso proprio in questi giorni da Our House. Oltre 1.700 bielorussi sono stati considerati una minaccia per la sicurezza nazionale della Lituania, con un divieto di ingresso di cinque anni nell’Unione europea. Di questi, 910 rischiano l’estradizione in Bielorussia. Nel 2023 circa 300 bielorussi sono stati espulsi dalla Lituania sulla base della loro passata appartenenza all’esercito di Minsk, giovani che hanno lasciato il proprio paese proprio per sfuggire all’arruolamento e che hanno abbandonato le armi. L’obiezione di coscienza al servizio militare è un diritto umano fondamentale protetto dall’articolo 18 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, che la Lituania non sta rispettando.
CONSOLA che il provvedimento di diniego per Olga non preveda un decreto di espulsione, estradizione e rimpatrio, proprio in considerazione del fatto che in Bielorussia l’attenderebbe la pena capitale e anzi le viene rinnovato il permesso di soggiorno per altri due anni. In qualche modo lo standard europeo viene rispettato ma resta il fatto politico, grave, del rifiuto di protezione a una persona minacciata, che non ha compiuto alcun reato sul territorio dell’Unione europea.
Dopo aver difeso e aiutato tanti obiettori di coscienza, ora è Olga ad avere bisogno del sostegno internazionale per tutelare la sua incolumità. La Campagna di Obiezione alla guerra del Movimento Nonviolento insieme a Un Ponte Per si farà carico delle spese per la difesa legale di Karatch. Rete italiana Pace e Disarmo ha espresso solidarietà congiunta a Karatch e Yurii Sheliazhenko, da ieri agli arresti domiciliari a Kiev: entrambi avevano partecipato alla Conferenza di Pace lo scorso giugno a Vienna, proprio su invito della delegazione italiana.
* Fonte/autore: Mao Valpiana, il manifesto
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