Da Ultima generazione a Mattarella: «Sul clima non c’è più tempo»
Per la terza volta in una settimana, il presidente mette alla frusta la politica sulla lotta al cambiamento climatico. L’appello firmato con cinque capi di Stato del Mediterraneo. Il 2023 è l’anno nero per gli incendi nei Paesi del Mare Nostrum, secondo il servizio Copernicus
La lotta al cambiamento climatico è in cima alle priorità del Quirinale. Sergio Mattarella è tornato a sottolinearlo ieri con un «Appello per il Mediterraneo» firmato insieme ai colleghi di Grecia, Croazia, Malta, Portogallo e Slovenia. Sono questi i Paesi affacciati sul mare che, con l’Italia, partecipano al cosiddetto «Gruppo Arraiolos» (dal nome della cittadina portoghese che li vide riunirsi per la prima volta nel 2003) delle repubbliche parlamentari europee.
L’appello conferma come non ci sia più spazio per negazioni e dubbi in campo climatico. «Come previsto – si legge nel testo – la crisi climatica è arrivata e ha raggiunto dimensioni esplosive, tanto che si parla ormai di stato di emergenza climatica». È l’«ebollizione globale» di cui ha parlato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, altro leader preoccupato. «I suoi effetti – osservano i presidenti – sono visibili soprattutto nella nostra regione, il Mediterraneo, che è gravemente colpita e a rischio immediato non soltanto di scarsità di acqua ed elettricità, ma anche di inondazioni, diffuse ondate di calore, incendi e desertificazione». Sembrano le piaghe d’Egitto ma stavolta non si tratta di un mito biblico.
I DATI DEL SERVIZIO satellitare Copernicus sugli incendi parlano chiaro. Nel 2023 in Italia sono andati bruciati 54 mila ettari di terreno nei primi sette mesi, una superficie pari a quella che mediamente va a fuoco in un intero anno dal 2006 a oggi. È andata peggio solo in Grecia, dove gli incendi hanno bruciato una superficie di 52 mila ettari, cioè il 21% in più della media annuale, e in Francia, dove i «soli» 21 mila ettari persi nel 2023 rappresentano però quasi il doppio della media su dodici mesi. In assoluto il Paese più colpito è stato finora la Spagna, con 69 mila ettari persi, ma lì ogni anno ne vanno in fumo mediamente 81 mila. Sul lato africano, anche in Algeria e Tunisia gli incendi hanno raggiunto livelli record. I numeri di Copernicus confermano che il Mare Nostrum è tra le aree del globo più esposte alle conseguenze del riscaldamento globale.
Di qui il tono insolitamente allarmato dei presidenti dei Paesi rivieraschi. I capi di stato prendono a prestito le parole degli attivisti di Ultima Generazione: «Non c’è più tempo da perdere, non c’è più tempo per scendere a compromessi per ragioni politiche o economiche» avvertono. «È imperativo agire e prendere iniziative urgenti ed efficaci. Tutti i Paesi del Mediterraneo devono coordinarsi e reagire, impegnarsi in uno sforzo collettivo per arrestare e invertire gli effetti della crisi climatica».
È LA TERZA VOLTA nel giro di pochi giorni che Mattarella mette alla frusta la classe politica, sottolineandone l’inerzia sul piano della lotta ai cambiamenti climatici. Lo aveva già fatto il 26 luglio insieme alla presidente della Grecia Katerina Sakellaropoulou, con la quale aveva appunto segnalato «la necessità di un’iniziativa congiunta da parte dei Paesi dell’Europa del Sud per affrontare i rischi climatici nel Mediterraneo». Era tornato sul tema il giorno dopo alla cerimonia del Ventaglio di fronte alla stampa parlamentare. «Occorre assumere la piena consapevolezza che siamo in ritardo» aveva detto, «c’è necessità di interventi veloci e tempestivi per rimuovere danni e sostenere persone e aziende nei territori feriti per ripartire». Era un riferimento evidente alle esitazioni sull’emergenza dell’Emilia-Romagna e sulla transizione ecologica del governo presieduto da Giorgia Meloni. Che pochi giorni, per tutta risposta, dopo avrebbe cancellato dal Recovery Plan gli interventi sul dissesto idrogeologico e sulle fonti energetiche pulite.
* Fonte/autore: Andrea Capocci, il manifesto
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