Vertice NATO. Il documento finale è centrato sul vero fronte: la Cina
Lo spazio riservato a Pechino è senza precedenti. «Opera dannose disinformazioni», «sovverte l’ordine internazionale», «è partner di Mosca»
Quindici. Tante sono le volte in cui è citata la Cina nel comunicato Nato di Vilnius. L’Alleanza è per ora atlantica, ma lo spazio concesso a Pechino è senza precedenti: 322 parole contro le 225 del 2021 e le 304 del 2022, quando la Repubblica popolare fu identificata per la prima volta come una “sfida sistemica”. Termine che non cambia, ma che viene corredato da una serie di accuse.
I leader Nato sostengono che la Cina utilizza “un’ampia gamma di strumenti politici, economici e militari per aumentare la sua influenza globale e la proiezione del suo potere”. E viene accusata di “operazioni ibride e informatiche dannose, retorica conflittuale e disinformazione” che metterebbero a rischio la sicurezza dell’Alleanza.
Non solo. La Cina cercherebbe di “sovvertire l’ordine internazionale basato sulle regole, anche su spazio e mari”. Si critica anche la “rafforzata partnership strategica tra Russia e Cina”, intimata a “condannare l’aggressione dell’Ucraina e ad astenersi dal supportare lo sforzo bellico di Mosca, smettendo di amplificarne la falsa narrativa”. Nessuna menzione esplicita di Taiwan, citata però in conferenza stampa da Jens Stoltenberg, il quale ha sottolineato che la Cina “non è un avversario” e che la Nato resta aperta a una “cooperazione costruttiva”.
DISTINGUO che non bastano a Pechino. Il portavoce del ministero degli esteri, Wang Wenbin, ha dichiarato che il comunicato di Vilnius «distorce la realtà ed è infarcito di mentalità da guerra fredda e pregiudizi ideologici». La Nato viene accusata di espansionismo. Nel mirino la partecipazione al summit di Giappone e Corea del sud, sempre più coinvolte nei meccanismi dell’Alleanza. «L’espansione verso est non farà altro che fomentare le tensioni regionali, scatenare il confronto tra blocchi e persino una nuova fredda», sostiene Wang.
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L’Atlantico «orientale»: accordi con Tokyo e Seul
Tesi amplificata dai media di stato, dal Quotidiano del Popolo all’ultranazionalista Global Times: “Ovunque vada la Nato, è probabile che scoppino guerre”. Wang ha poi difeso il rapporto con la Russia, «basato sui principi di non alleanza, non confronto e non presa di mira di paesi terzi»: un modello «al di sopra delle alleanze politico-militari» praticate da «alcuni» paesi Nato.
DIVERSE LE CRITICHE ai vicini asiatici, che dopo la guerra in Ucraina cercano tutele esterne e connettono il fronte occidentale con quello orientale. «La sicurezza della Nato e dell’Indo-Pacifico sono inseparabili», ha detto in Lituania il premier giapponese Fumio Kishida, dopo aver siglato un documento di cooperazione in 16 punti. Stoltenberg ha esultato: «Nessun altro partner ci è più vicino del Giappone».
Il segretario generale della Nato ha ribadito che l’apertura di un ufficio di collegamento a Tokyo resta sul tavolo, anche se la questione è rinviata dopo l’opposizione della Francia. Anche la Corea del sud ha firmato un accordo, in 11 punti, che si concentra su cyberdifesa e nuove tecnologie. Mossa che la Corea del nord percepisce come una «minaccia esistenziale».
NON È UN CASO che ieri il fronte asiatico si sia mosso molto anche a livello operativo. Pyongyang ha lanciato un nuovo missile intercontinentale, volato 74 minuti e per circa mille chilometri. Si tratta del più lungo tempo di volo mai compiuto da un razzo nordcoreano. Nuova prova che Kim Jong-un si sta dotando di armi che potrebbero colpire gli Stati uniti, accusati di aver violato lo spazio aereo nordcoreano con droni e aerei da ricognizione.
LE TENSIONI con la Cina complicano ulteriormente il dialogo sulla penisola coreana. Negli ultimi due giorni, la stessa Pechino ha incrementato le manovre aeree sullo Stretto di Taiwan. In 48 ore ben 55 jet dell’Esercito popolare di liberazione hanno oltrepassato la linea mediana. Un modo per tracciare (o ritracciare) una linea. Segnali anche sul piano diplomatico. Sempre durante il summit Nato, il Cremlino ha confermato che entro la fine dell’anno Vladimir Putin andrà in visita in Cina. «Date da definire», dice Mosca. Probabile avvenga tra settembre e ottobre, in occasione del terzo forum sulla Belt and Road.
* Fonte/autore: Lorenzo Lamperti, il manifesto
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