La rivolta di Prigozhin. Biden: «Il Cremlino non può incolparne l’Occidente»
Stoltenberg: «Non c’è indicazione che Mosca si prepari a usare armi nucleari»
NEW YORK. Secondo l’intelligence statunitense, era da tempo che Yevgeny Prigozhin pianificava la sfida alla leadership militare russa, ma tanto ai servizi segreti di Biden, quanto a quelli di altri paesi occidentali, non era chiaro quale sarebbe stato l’obiettivo finale, né quando avrebbe avuto inizio il piano.
LO RIPORTA LA CNN, che cita tre diverse fonti interne all’intelligence Usa, dichiarando che, a inizio settimana, i funzionari dei servizi avevano informato un gruppo ridotto di leader del Congresso, noti come Gang of Eight, la Banda degli Otto, proprio in merito ai movimenti del gruppo Wagner.
Nonostante fosse da un po’ di tempo che l’intelligence americana e degli altri paesi occidentali stava monitorando i preparativi di Prigozhin, come le scorte di armi e munizioni che venivano ammassate al confine russo, la rapida escalation di eventi li ha colti di sorpresa.
La velocità con cui la situazione è degenerata ha provocato un terremoto. Il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, che doveva andare a Copenaghen per prendere parte a dei colloqui sull’Ucraina, è rimasto negli Stati uniti, così come ha fatto il capo di stato maggiore dell’esercito, il generale Mark Milley, che ha annullato i viaggi programmati all’estero per occuparsi della crisi.
Ora l’ipotesi a Washington è che la tregua sia ben lungi dall’essere l’epilogo della storia. «È troppo presto per dire dove andrà a finire – ha detto il segretario di Stato Antony Blinken ai microfoni della Cnn – La mia impressione è che si tratti di una situazione ancora mobile». La preoccupazione principale di Washington è quella di un’escalation nucleare, e i media Usa riportano che durante le conversazioni telefoniche intercorse fra Biden, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il primo ministro britannico Rishi Sunak, il presidente Usa ha sottolineato l’imperativo di non fornire alcuna credibilità alle affermazioni di Putin riguardo un’ipotetica ingerenza occidentale.
Il messaggio sarebbe stato quello di «mantenere bassa la temperatura», in linea con il mantra che Biden va ripetendo alla sua squadra da mesi, per cui l’obiettivo è quello di scongiurare la «terza guerra mondiale».
E ieri, affrontando pubblicamente per la prima volta la crisi russa, Biden ha infatti ribadito che «gli Stati uniti non hanno nulla a che fare con l’insurrezione in Russia», e che «Putin non può darne la colpa all’Occidente».
ANCHE L’ALTO rappresentante per gli Affari esteri dell’Unione europea, Josep Borrell, ha dichiarato che «non è una buona cosa» quando una potenza nucleare come la Russia affronta l’instabilità politica, e ha affermato che la minaccia nucleare è «qualcosa che deve essere preso in considerazione». Gli fa eco il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, che da Vilnius sottolinea come i fatti del finesettimana siano la dimostrazione del «grande errore strategico commesso dal presidente Putin con la sua annessione illegale della Crimea e la guerra contro l’Ucraina». Ma «non c’è nessuna indicazione – ha aggiunto – che Mosca si stia preparando a usare armi nucleari».
Dello stesso avviso il dipartimento di Stato Usa, secondo il quale non vi è stato alcun cambiamento nella disposizione delle forze nucleari della Federazione. «Per ora gli Stati uniti non hanno motivo di modificare la propria posizione di forza nucleare o convenzionale. Abbiamo canali di comunicazione consolidati e di lunga data con la Russia sulle questioni nucleari».
* Fonte/autore: Marina Catucci, il manifesto
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