Africa di guerre e migrazioni. La storia di Solomon, arrivato a Niamey

Africa di guerre e migrazioni. La storia di Solomon, arrivato a Niamey

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Partito dalla nativa Liberia, pensando di trovare un futuro nel Sudan, ha traversato Costa d’Avorio, Ghana, Togo, Benin, Nigeria, Camerun e il Ciad. Si ritrova a Niamey col passaporto scaduto, la borsa piena di nulla

 

La storia e la geografia hanno fatto la vita politica di Solomon alias Souleymane. Nome stampato sul biglietto del bus della nota compagnia ‘Rimbo’ di Niamey. Autista di ‘Caterpillar’ era partito dalla nativa Liberia nel 2018 pensando di trovare futuro e soldi nel Sudan. Per raggiungerlo attraversa Costa d’Avorio, Ghana, Togo, Benin, Nigeria, Camerun e il Ciad del figlio del dittatore Idriss Deby. Dopo qualche mese trova lavoro nel Darfur e poi nella capitale Khartum. La guerra che si reinstalla nel paese, le milizie e le minacce lo spingono ad un viaggio di ritorno complicato. Nel frattempo manda quanto ha guadagnato al Paese dove, nella capitale Monrovia, è rimasta parte della sua famiglia. Fa comprare il terreno e inizia a far costruire la sua seconda casa. Intanto con gli anni, il figlio Jacob e sua madre, dalla quale si è separato, partono negli Stati Uniti. Nel Sudan è obbligato a mettere la sua croce in tasca onde evitare problemi e discriminazioni.

Solomon conosce la guerra per averla vissuta, per anni, nel suo Paese. Sa per esperienza che le guerre non finiscono mai e allora, rischiando, inizia il viaggio a ritroso. La stessa geografia di prima arricchita dalla presenza di gruppi armati per i quali solo conta il profitto, esattamente come per l’economia globale. La capitale del Ciad, il Camerun, la Nigeria e infine Cotonou, la capitale economica del confinante Benin. Colui che lo consiglia conosce il Niger e in particolare Niamey. Lo informa che l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni ha per missione di aiutare il rimpatrio dei migranti con una eventuale somma per reinstallarsi nel Paese di origine. Per questo Solomon raggiunge la capitale Niamey e scopre che l’Istituzione citata, per vari motivi, ha da tempo congelato i ritorni ‘volontari’ al Paese natale. Non nasconde il disappunto per la scoperta e, forte dei suoi 49 anni di età, assume questa nuova sfida con sofferta saggezza.

Si ritrova a Niamey col biglietto del bus, un passaporto scaduto, la borsa piena di nulla e il figlio Jacob negli Stati Uniti come buona parte dei liberiani. Autista provetto di ‘caterpillar’ deve trovarsi una casa e, nei limiti del possibile, il mezzo per sbarcare il lunario nell’attesa che qualche provvidenziale aiuto lo faccia tornare in Liberia. A Monrovia, la capitale, possiede due case e dei parenti che le abitano con cura. Ha imparato a memoria la geografia e, per lui, le frontiere non sono altro che ipotesi di lavoro che in nulla incidono sulle sue scelte. Col passaporto scaduto e nessuna ambasciata in zona dovrà fare attenzione a non commettere errori che lo rendano bersaglio delle forze dell’ordine. Forse, attraverso Jacob suo figlio, la promessa della discendenza numerosa ‘come la sabbia del mare’ si potrà realizzare, un giorno, in Liberia.

 

  Mauro Armanino, da Niamey

 

 

ph by NigerTZai, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons



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