In aula e poi in piazza: ‘Una mattinata surreale, da Pm accuse demenziali’
Il premier, tra gli imputati al processo Mediaset, per la prima volta ha preso parte all’udienza dibattimentale davanti ai giudici della prima sezione penale del tribunale. Due settimane fa aveva seguito l’udienza preliminare del caso Mediatrade. “Ho passato una mattinata surreale”. Ha affermato il presidente del Consiglio.
Berlusconi ha quindi aggiunto: “Ho passato una mattinata surreale ai limiti dell’inverosimile, una perdita di tempo paradossale con un dispendio di risorse generali che grida vendetta”. “Tutto – ha aggiunto – è sul nulla perché non c’é una prova non c’é un documento e una testimonianza di un passaggio di denaro a sostegno delle tesi del pubblico ministero che sono solo frutto della sua fantasia”.
Berlusconi, fuori dal Tribunale, ha cominciato a spiegare ai suoi sostenitori quanto accaduto in udienza: “Abbiamo sentito alcuni testimoni – ha detto il premier parlando con un microfono – vengo via con una sensazione drammatica di perdere tempo”.
“Si tratta di processi incredibili, fatti solo per gettare fango su un avversario”, ha aggiunto Berlusconi.
Voglio dirvi una parola soltanto, sono commosso di questa vostra partecipazione. Secondo i dati che mi hanno fornito, è la 2605ma udienza nei processi in cui sono stato chiamato. Sapete che sono in 31 processi sono stato assolto. Ce ne sono ancora 6. Stamani ho sentito dei testi, ne vengo via con un’impressione abbastanza drammatica”.
‘Vi ringrazio del sostegno e della fiducia che mi date, vi assicuro che me la merito tutta”. Questo il commiato del presidente del Consiglio ai suoi sostenitori.
TESTE, BERLUSCONI E AGRAMA SI CONOSCEVANO – “Berlusconi e Agrama si conoscevano personalmente. Lo so, perché li ho visti”. Lo ha dichiarato in aula Paola Massia, che è stata collaboratrice del produttore statunitense Frank Agrama, e che è stata citata oggi dal suo difensore come testimone in aula. La testimone ha affermato che Agrama e Berlusconi si conoscevano personalmente rispondendo a una domanda del pm Fabio De Pasquale. Paola Massia, durante l’esame del pm, ha inoltre spiegato di aver lavorato con Agrama fino all’86 e per qualche mese dell’87, dichiarando di aver “venduto prodotti anche a Rete Italia” e che trattava con Carlo Bernasconi, manager del gruppo, morto qualche anno fa. La donna ha inoltre spiegato che nelle trattative Bernasconi “chiedeva e parlava con una persona”. E quando il magistrato l’ha interpellata su chi era questa persona, la risposta è stata: “Berlusconi”. Poco prima l’avvocato Roberto Pisano, legale di Agrama, le aveva chiesto se il produttore era, come sostiene l’accusa, “il socio occulto” del premier. La donna ha risposto: “Fino a quando sono stata lì non mi risulta”.
IL PREMIER: ‘SOLO PROCESSI MEDIATICI’ – Il premier ha spiegato che quelli a suo carico “sono processi mediatici” e “questa è la dimostrazione che nel nostro paese siamo giunti a una situazione limite per cui bisogna riformare la giustizia”. Il premier ha inoltre spiegato che la riforma “non è affatto punitiva” ma serve a “portare la magistratura ad essere quello che deve essere, non quello che é oggi come arma di lotta politica”.
“Sappiamo che sono processi mediatici – ha spiegato il premier -, di vero non c’é niente e questa è la dimostrazione che nel nostro paese siamo giunti a una situazione limite per cui bisogna riformare la giustizia”. La riforma della giustizia, secondo il presidente del Consiglio, “é una riforma completa che prevede un cambiamento profondo in tutto l’assetto della Magistratura e non è affatto punitiva”.
‘Nemmeno per sogno ma che condanna’: lo ha detto il presidente del Consiglio prima di entrare in aula. “C’é una magistratura che lavora contro il paese’.
Poi sulla vicenda Ruby, ‘Non esiste alcuna concussione. ‘Contro di me accuse risibili, infondate e demenziali’. Ha detto Berlusconi riferendosi ai processi Mediaset e Ruby. “In un paese civile le intercettazioni non possono essere portate a processo perché manipolabili”, ha aggiunto.
“Quando si parla al telefono sul far della notte si è più in una zona onirica che nella zona della realtà “. Lo ha detto Silvio Berlusconi, parlando coi cronisti, facendo riferimento all’inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche. “Ciò che si dice al telefono – ha spiegato il premier – in un paese libero e democratico è inviolabile”. In un paese serio, ha concluso il premier, “le intercettazioni non vengono utilizzate, né tantomeno pubblicate sui giornali”.
Berlusconi ha spiegato perché secondo lui le intercettazioni telefoniche “sono assolutamente manipolabili” e non possono dunque essere usate come prova nei processi “in un paese serio”. “Basta che uno tagli una frase – ha spiegato il presidente del Consiglio – e sembra che il resto sia corretto”. Le intercettazioni per il premier “non hanno nessuna affidabilità ” perché “sono imitabili le voci e col computer si possono prendere le singole parole e comporle”. A un giornalista che gli chiedeva se stesse dicendo che la Procura ha commesso irregolarità con le intercettazioni, Berlusconi ha risposto: “Non sto dicendo questo, non dico assolutamente che questo sia successo, sto affermando che in un paese civile le intercettazioni telefoniche non possono essere portate in processo come prova, perché sono assolutamente manipolabili”. A un’altra domanda su alcune conversazioni dell’inchiesta sul caso Ruby che sembrerebbero relative ad una linea concordata per gli interrogatori difensivi, Berlusconi ha replicato: “Non ci sono, nemmeno per sogno, non esistono”.
“Siccome c’é da fare poco al governo sono qui a trovare un’occupazione”. Il premier ha ribadito che su di lui “é stato gettato fango incredibile”. “Un fango incredibile che viene su di me che in fondo sono un signore ricco, ma che viene su tutto il paese”.
“Sono soltanto invenzioni dei pubblici ministeri, staccate completamente dalla realtà “. Così Berlusconi, parlando coi cronisti prima dell’inizio dell’udienza del processo Mediaset, ha definito le accuse a suo carico nel processo per presunte irregolarità nella compravendita di diritti tv. “In sintesi estrema vengo sospettato di essere socio occulto di un signore che vendeva diritti a Mediaset – ha spiegato il premier -, è inesistente come situazione”. Secondo l’accusa, infatti, Berlusconi sarebbe stato il socio occulto del produttore americano Frank Agrama, uno degli imputati. “Gli hanno sequestrato tutti i conti e tutti i soldi – ha chiarito il premier riferendosi ad Agrama -, anche gli ultimi che ha fatto in Europa e li hanno trovati tutti, come è logico che sia, nella sua disponibilità e nei suoi conti”. Queste, ha concluso il capo del governo, sono accuse “assolutamente infondate e demenziali”.
Berlusconi, spiegando ai cronisti il motivo per cui si è presentato all’udienza Mediaset, ha sottolineato che questa è “la 2.566/esima udienza” a suo carico e che l’opposizione “non ha il senso del ridicolo” quando gli dice “ti devi far processare”. Il presidente del consiglio ha chiarito : “sono venuto a sottolineare che sono stato in 2.565 udienze con dei costi incredibili e con del fango incredibile diffuso da tutti i giornali nazionali ed internazionali”. Fango, ha spiegato ancora il premier, che “viene su di me, che in fondo sono un ricco signore che potrebbe fare qualunque cosa più piacevole, ma soprattutto viene sul governo del paese e sul paese”. Berlusconi si è definito “mortale purtroppo” e l’uomo “al mondo che ha avuto da difendersi direttamente o coi propri avvocati in così tante udienze”.
GIUDICI REVOCANO CONTUMACIA PREMIER – I giudici della prima sezione penale del tribunale di Milano hanno revocato la contumacia al premier Silvio Berlusconi in quanto si è presentato in aula al processo Mediaset, nel quale è imputato insieme, tra gli altri, a Fedele Confalonieri e al produttore americano Frank Agrama.
DA ALTOPARLANTI NOTE ‘MENO MALE CHE SILVIO C’E” – Da alcuni minuti gli altoparlanti sistemati davanti all’ingresso del Palazzo di Giustizia di Milano stanno diffondendo le note di ‘Meno male che Silvio c’ e”. L’inno a Berlusconi viene intonato dai circa 200 sostenitori del premier muniti di bandiere del Popolo delle libertà e tricolori. Numerose anche le bandiere della Copagri, mentre più defilato c’é un vessillo del Sole delle Alpi. La musica ad alto volume si sente distintamente anche all’interno del Palazzo di Giustizia. Tra i manifestanti il senatore Mario Mantovani, coordinatore lombardo del Pdl, che al microfono sta ringraziando le persone che sono giunte davanti all’ingresso del tribunale. “Siete accorsi davvero numerosi – ha detto Mantovani – a sostenere il presidente Berlusconi. Questa mattina Berlusconi avrebbe dovuto recarsi a Palazzo Chigi. C’é il problema dell’ immigrazione. L’Europa che ci ha lasciato soli. Ebbene, nonostante tutti questi problemi Berlusconi è qui questa mattina per sottoporsi a un ennesimo processo che gli viene comminato da certa magistratura. Sono convinto che i bisogni del paese siano diversi e mai avrei pensato nella mia storia politica ad essere qui davanti a un tribunale a difendere la libertà “.
“Boccassini dicci come mai i veri criminali non li processi mai”. “Boccassini sei una guardona”. Sono tra gli altri slogan scanditi dai sostenitori del premier. Ed ancora “comunisti di m..”, “chi non salta comunista è”.
GRUPPO DI CONTESTATORI DAVANTI AL PALAGIUSTIZIA – Un gruppo di contestatori di Silvio Berlusconi, capitanati dal blogger Piero Ricca, famoso per aver detto al premier Silvio Berlusconi “buffone” si è riunito davanti all’ingresso principale del Palazzo di Giustizia di Milano in coro di Porta Vittoria. I manifestanti hanno esposto uno striscione con la scritta “Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legga, basta leggi ad personam”. Il gruppo, costituito da alcune decine di persone, è ben distante dai sostenitori di Silvio Berlusconi, che si trova in aula per il processo per diritti televisivi di Mediaset, che si trovano invece davanti all’ingresso di via Freguglia del Palazzo di Giustizia.
Le forze dell’ordine hanno allontanato una manifestante che era nei pressi del raduno dei sostenitori di Silvio Berlusconi e portava un cartello con la scritta ‘Milano sporca, violenta, volgare, corrotta, mafiosa”. La signora ha opposto un minimo di resistenza ma è stata portata via mentre un altro paio di manifestanti gridava “in galera” ai sostenitori del premier.
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STATI DI POLIZIA
È difficile immaginare che i manifestanti avessero l’intento e le capacità di dare l’assalto al “palazzo d’inverno” e di identificarlo in quello del ministero della Giustizia.
Ma gli zelanti agenti (o, chissà , impiegati e funzionari del ministero improvvisamente travolti dal panico di essere vittime di un tragico assalto come nel 1917 a Mosca) hanno reagito senza batter ciglio scagliando dal tetto e dalle finestre una sequela di lacrimogeni.
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