Alessandro Genovesi: «In piazza per lavoro e ambiente, contro la giungla d’appalto»
Genovesi: «Dal fisco alle politiche industriali, dal welfare ai diritti civili, le nostre proposte sono alternative a quelle di Meloni»
Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil, questa mattina gli edili di Fillea Cgil e Feneal Uil scendono in cinque piazze di periferia di Roma, Torino, Napoli, Palermo e Cagliari per «Fai la cosa buona» con alleanze e modalità inedite: con voi inquilini e ambientalisti per una battaglia che mette assieme lavoro e ambiente. Come ci siete riusciti?
Partendo da una convinzione: il futuro del settore o è zero consumo suolo e rigenerazione, efficienza energetica e meno sprechi, città e periferie più vivibili o non sarà. E per riqualificare le città serve lavoro sicuro e ben pagato con imprese che non risparmiano su caschetti o diritti.
Nella piattaforma della manifestazione già parlavate di difesa del Codice degli appalti ma martedì il governo Meloni lo ha completamente stravolto: come cambia la vostra mobilitazione?
La nostra mobilitazione è a sostegno delle proposte di Cgil, Cisl e Uil per un Codice degli Appalti che semplifichi i passaggi amministrativi, senza però ridurre trasparenza, tutele, legalità. Principi messi ora in discussione dalla possibilità di assegnare appalti senza gara fino a 5 milioni e 380 mila euro (l’80% del totale) con quello che segue: meno trasparenza, più infiltrazioni. Soprattutto siamo contro la liberalizzazione del subappalto che non accelera un tubo. Oggi è vietato il “subappalto del subappalto” da domani sarà possibile subappaltare all’infinito. Portiamo le porcherie dell’edilizia privata, dove abbiamo il 90% degli infortuni, lavoro nero, salari più bassi e orari massacranti nel settore pubblico. Altro che tecniche e materiali innovativi, altro che usare il Pnrr per migliorare imprese e lavoro. Avremmo solo più concorrenza sleale e ribassi.
Noi con più contrattazione di anticipo, vertenze con le stazioni appaltanti, mobilitazioni e presidio proveremo comunque ad impedire questa giungla. E se qualcuno dice che lo chiede l’Europa non ricorda che uno Stato può chiedere, per evitare infiltrazioni o per tutelare la sicurezza sul lavoro, di non applicare alcune norme delle direttive. Lo dice l’art. 36 del Trattato sul funzionamento dell’Ue. Il Governo lo sa talmente bene che per i beni culturali (cioè una chiesa o un ponte romano) prevede di non applicare la direttiva. Si legga l’art. 132 del Codice proposto da Giorgia Meloni. Insomma se si può fare perché non si fa?
Il 110% è stato un volano per il settore edile ma anche occasione di corruzione e truffe: il vostro giudizio sui bonus rimane positivo?
Abbiamo sempre detto che gli obiettivi dei vari bonus, compreso il 110%, sono giusti: efficienza energetica, anti sismica, abbattimento delle barriere architettoniche. Il 40% di tutta la Co2 è prodotta da case vecchie così come il 35% degli sprechi energetici. Ma era sbagliato che fossero uguali indipendentemente dal reddito, dal tipo di casa, ecc. Noi chiediamo incentivi solo alle prime case, in classe energetica E, F, G, o nelle zone a maggior rischio sismico, differenziando per reddito e lasciando sconto in fattura e cessione del credito solo ai redditi bassi. Garantendo solo alle ultime fasce di reddito il 100%, anche tramite recuperi in bolletta. Costerebbe molto meno, con ritorni per l’economia e lo Stato. Ora però lasciando solo detrazioni fiscali, gli incentivi saranno utilizzabili sono dai redditi medio alti. Insomma per Meloni efficienza e sicurezza è “roba da ricchi”, che non credo abitino in periferia.
La rigenerazione urbana nel frattempo è diventata un tema centrale a livello europeo con la direttiva sulle abitazioni. Il dibattito nel nostro paese è arretrato?
Assolutamente: in tutta Europa il “green building” è già realtà, crea buona occupazione e ricerca ed innovazione, anche nei materiali. In molti paesi vi è già una programmazione di medio periodo e un mix di strumenti: pubblici e incentivi mirati. Il mondo va in quella direzione, opporsi è stupido e sbagliato. Il governo invece di dire castronerie dovrebbe battersi per ottenere uno specifico fondo europeo e per togliere gli investimenti green dal patto di stabilità.
La manifestazione di oggi segna anche una dolorosa spaccatura sindacale: la Cisl non è in piazza con voi.
La Cisl ha scelto un’altra strada pur condividendo le stesse posizioni. Noi lavoreremo per recuperare l’unità sindacale. Del resto se sui bonus, anche se parziali e insufficienti, stanno arrivando miglioramenti – a partire dal mantenimento della cessione del credito per aree del terremoto, case popolari e barriere architettoniche – questo è frutto delle pressioni che stiamo facendo in piazza, tra la gente.
Dopo l’intervento di Giorgia Meloni al congresso Cgil l’impressione è che la legittimazione reciproca ha portato uno scontro più aperto sul merito delle questioni, a partire dalla riforma fiscale. È così?
Le nostre proposte sono alternative a quelle del governo Meloni: dal fisco alla precarietà, dall’ambiente alle politiche industriali, dal welfare ai diritti civili. Lei parla alla parte peggiore del paese, a chi evade, ai monopolisti, a chi non vuole cambiare, proponendo ricette vecchie che aumentano l’ingiustizia. Noi vogliamo costruire un futuro diverso: diverso da Giorgia e da Tina (There Is No Alternative).
* Fonte/autore: Massimo Franchi, il manifesto
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