“Via dal Libano, soldati ai confini” Calderoli attacca, l’ira di La Russa

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ROMA – «Proporrò, al prossimo consiglio dei ministri, il ritiro delle nostre truppe dal Libano per reperire mezzi e risorse per affrontare l’emergenza immigrati». È polemica all’interno della maggioranza per questo annuncio di Roberto Calderoli. «La ricetta della Lega Nord – ha spiegato Calderoli – per affrontare il problema immigrazione conseguente ai sovvertimenti in corso nel Paesi del Maghreb si può sintetizzare in tre punti: aiutiamoli a casa loro, svuotiamo la vasca e chiudiamo un rubinetto che, purtroppo, ancora sgocciola». «Il ministro leghista della Semplificazione – è la replica di Ignazio La Russa – ha esplicitato, anche se ha estremizzato, una tesi che io ho già  detto in Cdm». Per il ministro della Difesa e coordinatore del Pdl «è prevista una progressiva diminuzione delle nostre truppe in Kosovo e in Libano dove manteniamo il maggior numero di soldati rispetto agli spagnoli, che hanno il comando». Oggi la missione in Libano impegna 12 mila militari tra i quali 1.900 italiani, 1.700 francesi e 1.300 spagnoli. «È corretto immaginare – ha detto La Russa – di portare i nostri uomini intorno alle 1.000 unità ». «Siamo là  dal 2006 – incalza Calderoli – siamo, inspiegabilmente, il contingente più numeroso e ancora oggi non capisco che cosa siamo là  a fare. A casa e subito dal Libano: pensiamo a difendere i nostri confini prima che sia troppo tardi». «Unifil è tutt’altro che inutile – ribatte il ministro della Difesa – perché rappresenta una grande opera di deterrenza, riconosciuta sia da hezbollah sia da israeliani. Ci saremmo aspettati passi avanti, nella normalizzazione dei rapporti, che non ci sono stati».


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