Rinnovabili, torna il taglio agli incentivi
MILANO – Le imprese avevano chiesto al governo più gradualità nella riduzione degli incentivi. Nulla di tutto questo: il provvedimento che il governo si appresta a varare sulle rinnovabili va nella direzione opposta. Un taglio netto agli incentivi e al numero di impianti già a partire da quest’anno. E così stando le cose, lo scontro tra l’esecutivo e gli industriali del settore, in particolare del fotovoltaico, non potrà che salire di livello. Secondo indiscrezioni, la nuova bozza del cosiddetto “quarto conto energia” verrà discussa già domani in un incontro congiunto tra i tecnici del ministero dello Sviluppo economico e dell’Ambiente. Ma non c’è dubbio che tra la linea più conciliante verso le imprese “verdi” interpretato dal ministro Stefania Prestigiacomo e quella di chiusura totale del ministro Paolo Romani stia prevalendo quest’ultima. La nuova bozza è ancora più radicale della precedente che già prevedeva un tetto agli incentivi, con una soglia annua non superiore ai 6 miliardi di euro e un taglio graduale da qui al 2016 e uno stop definitivo con il 2017. Nella revisione che verrà discussa domani, invece, viene azzerato tutto introducendo un taglio netto a partire da subito. A quanto pare, la nuova bozza reintroduce un tetto alla potenza massima che potrà essere installata: il limite verrebbe fissato a quota 1.550-1.800 megawatt per il 2011, mentre salirebbe fino a 2.800 megawatt nel 2012. Con due effetti immediati: il primo è il blocco totale dell’attività per l’anno in corso, visto che le domande presentato assommano già a una potenza di 30mila megawatt. Il secondo effetto – probabilmente quello cui punta il ministro Romani – sarà quello di scremare il numero di operatori del settore. Solo i più grandi potranno permettersi di aspettare un anno per far ripartire gli investimenti. Anzi, il sospetto è che il provvedimento favorisca proprio le grandi utility, sia Enel ed Edison, sia le ex municipalizzate, che fanno delle rinnovabili solo una parte delle loro attività . Non solo, secondo alcuni esperti gli impianti fotovoltaici – producendo energia solo di giorno, fanno concorrenza alle grandi centrali proprio nelle ore di picco, ma grazie agli incentivi a costi inferiori. D’altra parte, come ha ricordato di recente Giuliano Zuccoli, presidente di Assoelettrica, «il fotovoltaico è una tecnologia ancora arretrata e invece di incentivare chi fa ricerca, si fanno pagare gli incentivi in bolletta indipendentemente dal reddito delle famiglie». E la nuova bozza del conto energia interviene anche sul fronte degli incentivi. Nel documento precedente la riduzione era graduale: per il 2011 si arrivava a un taglio dell’11% in tre tappe, del 15% nel 2012, poi a salire fino all’azzeramento del 2017. Ora la filosofia dell’intervento cambia completamente: la riduzione per il 2011 sarà subito del 25%, mentre diventerebbe dell’8% nel 2012. Anche in questo caso, la conseguenza dovrebbe essere quella di un azzeramento dei progetti in corso e un drastico ridimensionamento degli operatori. Secondo una prima stima degli addetti ai lavori, tutto questo potrebbe significare il blocco di almeno 300 milioni di investimenti. E sul tema, ieri ha parlato il leader del Partito Democratico. Per Pierluigi Bersani l’obiettivo della sua critica è il continuo cambiare le regole in corso d’opera: «Hanno fatto un pasticcio incredibile e ora metterci una pezza non è così facile. Il governo ha aperto un vaso di Pandora, ma doveva pensarci prima».
Related Articles
Estrattivismo. L’Amazzonia sull’orlo del collasso: agire ora
Al via il vertice dei paesi sudamericani che vogliono provare a salvare la foresta in agonia. Un altro 5% di deforestazione e addio bioma. Le resistenze di Lula sullo stop all’estrattivismo, le critiche delle comunità indigene
C’era una volta la mattanza così il tonno di Carloforte finisce nelle gabbie di Malta
Nel Mediterraneo l’ultima rivoluzione della pesca. In Sardegna sono sempre meno gli esemplari catturati con il metodo più cruento
“Ponte Vecchio chiuso, c’è una festa privata” la bellezza in affitto, così i sindaci fanno cassa