Manifestazioni contro l’Alternanza scuola-lavoro: «Uccide e non serve»
A un anno dalla morte di Lorenzo Parelli – primo di tre studenti uccisi sul lavoro – manifestazione sotto il ministero. Ricerca su 1.500 casi: nel 52% esperienza non inerente al proprio percorso di studi
«Siamo in lutto, ma abbiamo delle richieste». Si sono conclusi ieri i due giorni di protesta indetti dalle associazioni studentesche contro l’alternanza scuola-lavoro (che ora si chiama Ptco, Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento) nell’anniversario della morte di Lorenzo Parelli. Studente diciottenne della provincia di Udine, Parelli venne ucciso dalla caduta di una trave d’acciaio di 150 chili durante il suo ultimo giorno di stage nell’azienda Burimec.
DOPO DI LUI, NEL 2022 sono morti mentre svolgevano tirocini altri due ragazzi: Giuseppe Lenoci, 16 anni, e Giuliano De Seta, 18 anni. Tre morti di troppo in un sistema, introdotto nel 2003 dall’allora ministra alla scuola Letizia Moratti e poi divenuto uno dei perni della «Buona Scuola» del governo Renzi, che fin dall’inizio ha mostrato le sue falle e che non è stato rivisto a dovere, nonostante il cambio di nome.
IERI MATTINA RETE degli Studenti e la Fiom hanno manifestato con un flash mob davanti al ministero dell’Istruzione per ricordare Parelli e per denunciare che, a distanza di un anno, «nulla è cambiato». Hanno anche presentato i risultati di un sondaggio del sindacato studentesco che ha coinvolto un campione di 1.500 studenti del Lazio: secondo il 69,5% la scuola non insegna i diritti del lavoro, mentre il 52,2% crede che il Pcto effettuato non sia stato inerente al proprio percorso di studi. Dalla scalinata del Miur, esponenti della Rete e della Fiom hanno sottolineato come «queste morti non sono riuscite a far interessare al tema né l’ex ministro Bianchi né il ministro Valditara». «Da sempre ci opponiamo a questo modello di relazione tra scuola e mondo del lavoro – spiegano – . I Pcto vanno ripensati se non vogliamo piangere altri coetanei. Nel migliore dei casi non funzionano».
ANCHE A NAPOLI ieri mattina protesta degli studenti del Coordinamento Kaos con il lancio di vernice rossa sul portone della sede dell’Unione industriali. Nel pomeriggio invece a Udine si è svolto il presidio dell’Unione degli studenti a cui hanno partecipato anche i genitori di Lorenzo Parelli. «La morte di Lorenzo non è stata un’incidente – ha detto Bianca Chiesa, coordinatrice nazionale del sindacato studentesco – è stata un omicidio dovuto al fatto che gli studenti vengono messi a lavorare nello stesso identico contesto in cui muoiono 4 lavoratori ogni giorno». Le proteste erano partite già venerdì scorso con un partecipato corteo a Livorno dove oltre 400 studenti hanno manifestato con Flc Cgil e Usb, e con mobilitazioni e assemblee nelle scuole superiori di molte città d’Italia organizzate dall’Opposizione studentesca d’alternativa (Osa). Al liceo Augusto di Roma, le studentesse e gli studenti hanno apposto una targa con scritto «A Lorenzo Parelli, studente come noi, ucciso dall’alternanza scuola – lavoro. Non dimentichiamo, non perdoniamo».
«IL LUTTO NON CI BASTA – ribadisce Chiesa – vogliamo sicurezza in ogni luogo di lavoro e l’abolizione delle forme di alternanza scuola-lavoro in funzione dell’istruzione integrata: non accettiamo che la formazione sperimentale sia subordinata alle richieste del mondo dell’impresa, vogliamo invece strumenti innovativi volti alla didattica per costruire dai luoghi della formazione un modello diverso di società». «Pretendiamo – aggiunge – che il ministro Valditara convochi le organizzazioni studentesche e ascolti la nostra proposta di istruzione integrata, così come pretendiamo misure urgenti per la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro. A quante altre morti dovremo assistere prima che la politica ci risponda?».
Ma da Viale Trastevere sembrano non sentire: si terrà il 26 gennaio il primo tavolo tecnico tra governo e parti sociali sul tema alternanza scuola lavoro ma le sigle studentesche non sono state invitate. «È importante la convocazione di questi tavoli tecnici – commenta Alice Beccari, dell’esecutivo nazionale dell’Unione degli studenti – ma è inaccettabile che il ministro dopo aver ripetuto svariate volte la necessità di confronto con la popolazione studentesca non solo non abbia riconvocato il Fast, forum delle associazioni studentesche più rappresentanti, ma non ci stia permettendo di dire la nostra sul tema dei Pcto».
* Fonte/autore: Luciana Cimino, il manifesto
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