Sistema sentinella sui disturbi psichiatrici, in un anno 343 nuove diagnosi

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ROMA – L’Istituto superiore di sanità  traccia un primo profilo dei pazienti con disturbi mentali gravi giunti per la prima volta all’osservazione di una rete di 22 Centri di salute mentale (Csm) collaboranti al progetto Seme (Sorveglianza epidemiologica integrata in Salute Mentale), i cui risultati sono stati presentati oggi all’Iss.  Dai dati emerge che il 48% dei pazienti individuati ha un grado di istruzione basso, il 47% vive con la famiglia di origine, il 40% è disoccupato mentre solo il 29% ha un’occupazione, l’87% vive in difficoltà  economiche moderatamente gravi o gravi. Ed ancora: hanno un’età  mediana di 37 anni e sono in lieve maggioranza donne (il 54%). I single sono il 58%. Nel corso del primo anno di sorveglianza i Csm della rete, hanno segnalato via web al centro di coordinamento dell’Iss, 343 nuove diagnosi di cui il 42% riguardano disturbi psicotici (schizofrenia, disturbo schizofreniforme, disturbo schizoaffettivo, disturbo delirante), il 30% disturbi bipolari, il 19% episodi depressivi maggiori con sintomi psicotici o con recente anamnesi di tentato suicidio, e il 9% anoressie nervose.

“Il dato più rilevante da un punto di vista di salute pubblica – dice Antonella Gigantesco, coordinatore del Reparto salute mentale dell’Iss – è il riscontro di una latenza molto lunga (mediana: 4 anni), tra la comparsa dei primi sintomi dei disturbi e la presa in carico dei pazienti da parte dei servizi di salute mentale pubblici. Una presa in carico precoce dei disturbi mentali gravi potrebbe con buona probabilità  migliorare la prognosi e l’adattamento sociale”.
Seme è il primo progetto ad aver sperimentato un sistema informativo che potrà  consentire di monitorare nel tempo i casi di specifici disturbi mentali gravi di particolare rilevanza che riguardano pazienti che si rivolgono per la prima volta a una rete sentinella di Csm.
“Da un punto di vista di salute pubblica – ricorda l’Iss -, i disturbi mentali, in particolare quelli gravi, costituiscono uno dei problemi più seri e una delle maggiori fonti di carico assistenziale e di costi per il Servizio sanitario nazionale. L’Oms ha recentemente sottolineato la necessità  di raccogliere ed analizzare dati epidemiologici nazionali su questi disturbi, sulla loro diffusione e sui fattori psicosociali ad essi associati. Tali dati permetterebbero agli amministratori e ai servizi di prendere decisioni informate per rispondere più puntualmente ai bisogni di salute della popolazione e migliorare la qualità  delle cure”.

“E’ la prima volta – prosegue Antonella Gigantesco – che le informazioni relative ai pazienti affetti da disturbi gravi che giungono all’osservazione di una rete di servizi, sono raccolte con una procedura diagnostica standardizzata e riguardano inoltre molti aspetti della storia del paziente, relativi ad esempio alla storia clinica, alla comparsa dei primi sintomi del disturbo e alla fonte di invio ai servizi di salute mentale”.

 

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