Siena ricca, rossa e immobile il Pd è sempre davanti a tutti ma il terzo polo sogna il colpo

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SIENA – «Un groviglio armonioso». Così, con immagine vagamente esoterica come gli compete, Stefano Bisi, presidente del Collegio dei Venerabili della Toscana – 110 Logge e 3 mila massoni del Grande Oriente d’Italia – definisce Siena, che in maggio va alle urne con altri 27 capoluoghi italiani per eleggere il nuovo sindaco. «Un groviglio sì, ma bituminoso», controbatte Claudio Martelli, ex vicepresidente del Consiglio, ex ministro, ex vicesegretario del Psi con Bettino Craxi, che, redivivo dopo molti lustri, a 67 anni si candida capolista di una formazione che porta il nome del candidato sindaco Gabriele Corradi, padre dell’attaccante dell’Udinese, insieme all’Udc, a Fli e all’Api, di Casini, Fini e Rutelli. Il Nuovo Polo – «attenzione non Terzo» avverte lo storico ex sindaco comunista Pierluigi Piccini, che ha contribuito a metterlo insieme – promette di scardinare quel blocco di potere che vede qui uniti da decenni in un grande abbraccio politica, capitalismo, Chiesa, Opus Dei e massoneria, sotto l’ala benefica del Monte dei Paschi, terzo gruppo bancario d’Italia che si fregia del titolo di più antica banca del mondo. In nome dell’arcidiacono Sallustio Antonio Bandini che «la dottrina della libertà  economica insegnò prima per la prosperità », come recita l’iscrizione ai piedi della statua che svetta davanti al castellare duecentesco dei Salimbeni, dove ha sede il Monte. Città -banca, o, se volete, banca-città  o addirittura città -Stato, che Giuseppe Mussari, assiso da presidente nella rocca sotto l’affresco della Madonna della misericordia dipinto da Benvenuto di Giovanni del Guasta, traduce in «centralità  millenaria», costruita intorno al Monte, che nei secoli passati ebbe potere di vita e di morte non solo sui dipendenti, ma anche sui clienti. Quel che a Roma Berlusconi divide, qui il Monte e la massoneria uniscono, persino in un segreto afflato d’amorosi sensi tra il Pd, che governa da decenni nelle sua varie incarnazioni, e il Pdl. I senesi, si sa, sono gente di contrada, un po’ anarchici, un po’ spocchiosi e anche parecchio smaliziati. Come togliere a molti di loro dalla testa che il candidato sindaco berlusconiano Alessandro Nannini, ex pilota automobilistico, fratello della cantante Gianna e continuatore delle pasticcerie paterne, non troppo quotato politicamente, sia stato scelto da Denis Verdini che, nonostante i guai giudiziari della Cricca P3 e della sua ex banchetta fiorentina, qui comanda ancora, per favorire Franco Ceccuzzi, deputato, ex segretario del Pd locale e candidato del centrosinistra? Gli equilibri vanno preservati. Perché, come ci ha spiegato il sindaco uscente Maurizio Cenni con incantevole sfoggio di senesità : «Noi qui, bonini bonini, abbiamo due o tre cose su cui non ci si divide mai tra destra e sinistra: la banca, il Palio e la nostra indipendenza». Non a caso, Ceccuzzi e Nannini hanno usato quasi le stesse parole contro il ministro Michela Brambilla, la rossa pasionaria berlusconiana che aveva attaccato il Palio: «farneticante» l’uno, «insensata» l’altro. Nella banca, in fondazione e in consiglio d’amministrazione, sono tutti equamente rappresentati su designazione della politica e tutti hanno il loro tornaconto piccolo o grande di potere. I partiti, la Chiesa, la massoneria che qui, al tempo stesso, è partito della borghesia, come diceva Gramsci, e del ceto medio impiegatizio commerciale, come sosteneva Croce. Tutti rappresentati tranne i gay, i quali infatti più di una volta hanno pubblicamente protestato: «A Siena siamo più noi dei cattolici, perché la curia ha un posto in fondazione per il signor Alessandro Grifoni e noi no?». Ma oggi la politica è moribonda, la massoneria, che il presidente della regione pd Enrico Rossi ha appena definito un benemerito centro di «spiritualità  laica», è scossa dalla guerra in corso contro il Gran Maestro del Goi Gustavo Raffi, e anche la banca non sta tanto bene. Per non dire dell’università , altra istituzione-cardine cittadina, con 15 mila iscritti, che il ministro Tremonti vorrebbe chiudere perché ha messo insieme qualcosa come 250 milioni di buco. Il Maestro Bisi, assai vicino al Gran Maestro Raffi, protesta che bisogna smetterla di denigrare, come fanno la squadra nuovopolista di Corradi-Martelli-Piccini e la candidata della Sinistra per Siena Laura Vigni. La città  è da un decennio ai primi posti in Italia per qualità  della vita, ottava nel reddito pro-capite (28.620 euro) e, con serena armonia, fa passeggiare dalla mattina alla sera i suoi cittadini in un circuito toponomastico massonico che va da Giovanni Amendola a Silvio Gigli, da Goffredo Mameli a Artemio Franchi, da Camillo Benso di Cavour a Luciano Bianchi, ex sindaco ed ex presidente del Monte, icona della convergenza di poteri, come Bisi documenta in un libro intitolato Stradario massonico di Siena, che fa il paio con La carica dei 101 e più, medaglioni dei senesi illustri di oggi. Naturalmente, in percentuale quasi bulgara sono dirigenti, dipendenti, ex dipendenti e pensionati del Monte. Che dal 2007 ha perso il 70 per cento del valore in Borsa e fatica ancora a digerire il boccone dell’Antonveneta, presa per 9 miliardi, più ammennicoli, dopo la saga dei furbetti del quartierino. La Banca d’Italia ora vuole un aumento di capitale di almeno 2 miliardi, che cambierebbe gli equilibri senesi se la fondazione dovesse perdere la maggioranza, che sarà  difesa a oltranza. A fare il controcanto, la voce solitaria di uno scrittore locale che sforna in continuazione libri di denuncia. Si chiama Stefano Ascheri, ha collezionato un cesto di querele raccontando gli scandali senesi. La lista è lunga: dal mega-aeroporto che si vorrebbe Ampugnano, a un tiro di schioppo dal centro, per il quale è indagato per concorso in turbativa d’asta il presidente del Monte, all’intervento senese per ripianare 3 milioni di scoperto di Denis Verdini nella sua ex banchetta fiorentina, dall’inchiesta sul presidente dell’Antonveneta Andrea Pisaneschi, ai presunti brogli nell’elezione del rettore dell’università , sui quali è stata interrogata anche il ministro Maria Stella Gelmini, fino agli interessi della famiglia Monti-Riffeser, proprietaria della Nazione, del Carlino e del Giorno, che punta a una speculazione edilizia nella tenuta di Bagnaia, dove convolarono a nozze Pierferdinando Casini e Azzurra Caltagirone, figlia di Franco, vicepresidente del Monte. Ma la vicenda più sulfurea è quella dell’incendio all’interno della curia vescovile per il quale il pm Nicola Marini ha accusato monsignor Giuseppe Acampa, quarantenne economo della diocesi, legato all’arcivescovo Antonio Buoncristiani, difeso da Mussari, che, oltre ad essere presidente del Monte, fa l’avvocato penalista. Se fu Acampa davvero ad appiccare l’incendio, perché lo fece se non per far sparire documenti sulla gestione di lasciti e beni della Chiesa? E qui entra in scena anche un industriale delle scarpe del Nord-Est, René Caovilla, che sarebbe stato favorito dal monsignore nell’acquisto del complesso immobiliare del Commendone, ricevuto in eredità  dalla Chiesa. Armoniosi grovigli. «Quanto basta – secondo Martelli – per spiegare perché, con il 45 per cento alle regionali, il primo partito di Siena è ormai quello degli astenuti, che non ne possono più di un sistema che vede complici centrosinistra, centrodestra, massoneria, potere bancario e religioso. Nulla ho contro la massoneria, se è alla luce del sole, ma qui l’intrico di poteri ha poco di trasparente». Le ambizioni del Nuovo Polo sono superlative. Martelli, in coro con Piccini, si dice certo che al ballottaggio andrà  il loro candidato Alessandri e non il berlusconiano Nannini, anche lui proveniente da sinistra, ed esibiscono un sondaggio che dà  il Pd Ceccuzzi al 40, loro al 29 e Pdl più Lega al 20. Velleitarie aspirazioni terzopoliste? O davvero c’era una volta Siena la rossa col suo groviglio armonioso?


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