Un muro contro i talebani
La ‘grande muraglia di Kandahar’ è una barriera di blocchi di cemento sorvegliata da telecamere e soldati, eretta in mezzo ai campi a ovest della città , nel distretto di Zhari. Il vallo si snoda per 80 chilometri, correndo parallelo alla strada, fino alla cittadina di Maywand, vicino al confine con la provincia di Helmand.
A detta del contingente Usa la costruzione di una barriera che frenasse le incursioni talebane era ormai una scelta obbligata: ”La loro libertà di movimento all’interno del territorio era tale da costringerci a costruire una qualche struttura che ci permettesse di bloccarli” ha dichiarato il capitano Adam Dortona,
La soluzione del muro per diminuire il rischio di attacchi e aumentare la sicurezza della ring road, arteria vitale del paese, viene giudicata insensata e inutile da molti residenti della zona, secondo i quali ci sono molti altri modi e altre vie che i talebani possono utilizzare per raggiungere la strada.
Ma soprattutto, il ‘muro della sicurezza e del commercio’ – questo il nome ufficiale della barriera – suscita lo scontento della popolazione locale, che si ritrova a non poter più coltivare le proprie terre a causa di una muraglia che taglia villaggi, campi, strade e canali, rendendo impossibile gli spostamenti, il lavoro e l’irrigazione, e provocando ingenti danni alle colture.
I contadini raccontano ad esempio che, quando piove, il muro si trasforma in una diga provocando vere e proprie inondazioni in alcuni campi e lasciando a secco gli altri.
Ma le lamentele della gente non sembrano trovare comprensione da parte dei militari Usa: “Dopo un primo periodo di effettivi disagi – ha affermato il capitano Dortona – alla lunga il muro si dimostrerà di grande utilità perché ”garantirà maggiore sicurezza per tutti”.
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