Francia-Italia, eterna sfida

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È un’antica rivalità : un bel tema, sul quale periodicamente si incrociano le spade. Le graduatorie fra le nazioni possono essere compilate secondo i più disparati criteri: prodotto lordo, reddito pro capite, scolarità , analfabetismo… Da parte mia propongo un metodo empirico. Prendiamo, tanto per fare un esempio qualsiasi, gli Stati Uniti e il Brasile: occorrono tante statistiche per capire la loro collocazione nel panorama globale? Oppure: andiamo in una piazza di Londra, poi in una piazza del Cairo. Le differenze non sono subito evidenti? Non vediamo subito quale città  è più civile dell’altra? Italia e Francia, dunque: come giudicare una rivalità  antica? A mio parere non c’è dubbio: la Francia supera l’Italia. Ma in Italia non lo si ammetterà  mai. Da qui nascono le polemiche. Che la Francia superi l’Italia, mi sembra evidente. È vero che in un certo periodo storico eravamo avanti noi. Ma poi le parti si sono invertite: noi abbiamo perso terreno (a partire dal Cinquecento), loro ci hanno superato. Lo Stato francese ha preso forma con alcuni secoli di anticipo rispetto al nostro. Nell’Ottocento il regno d’Italia non avrebbe visto la luce se non ci fossero stati loro, i francesi, Siamo stati tenuti a battesimo da Napoleone. Nel 1859, la guerra contro l’Austria è stata vinta dai francesi, non da noi. La Lombardia è stata consegnata dall’imperatore austriaco a Napoleone, che poi ce l’ha data. Insomma: il regno d’Italia, senza i francesi, non sarebbe nato. Per lo meno non in quel frangente storico, non a quel modo. Ma gli italiani non riconoscono la primogenitura dei francesi; tanto meno riconoscono, oggidì, la loro superiorità . Da qui nascono le diatribe. Lo diceva con arguzia Pietro Quaroni, che fu un nostro grande ambasciatore a Parigi: i francesi saranno sempre disposti a mettersi a confronto con tutte le nazioni del mondo, tranne che con l’Italia; gli italiani saranno sempre disposti ad ammettere la superiorità  di qualsiasi nazione, tranne che della Francia. Rimane pur sempre il fatto che si tratta di nazioni cugine, di nazioni sorelle: con le rivalità  abituali fra consanguinei. Ricordate Mussolini, nell’imminenza del grande scontro? Non voleva che si parlasse di “cuginanze, di parentele bastarde”. E periodicamente i battibecchi si ripetono: ieri per la Tunisia, per Nizza, per la Corsica. Oggi per la Libia. È curioso che al momento attuale ci ritroviamo al seguito di due personaggi, Sarkozy e Berlusconi, che hanno, pur fra tante differenze, qualche punto in comune. Non è la prima volta che scopriamo assonanze nella politica dei due paesi. Loro hanno avuto Le Pen, noi abbiamo Bossi. Le Pen ha una figlia che si dà  da fare in politica, Bossi ha un figlio che fa altrettanto. Va bene: Le Pen era un po’ meglio di Bossi, Marine Le Pen è un po’ meglio di Bossi junior. E per quel che riguarda i titolari in carica, Sarkozy e Berlusconi, dobbiamo pur sempre ammettere che Carlà  è meglio di Ruby. Altra classe. Ma se noi italiani riuscissimo a liberarci di Berlusconi, prima che loro si liberino di Sarkozy? Il punto di vantaggio, per una volta, sarebbe nostro.


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