Lavoro. Un bollettino di guerra: altri quattro uccisi, record di infortuni
Un operaio è morto a Roma, due sono rimasti feriti a Palermo, un altro a Mesagne. Il sistema necropolitico del lavoro continua a funzionare a pieno ritmo e nell’impotenza di chi deve intervenire. Inail: record di denunce per infortunio: + 47% tra gennaio e maggio
Roma, via Boncompagni, a pochi metri da via Veneto. Alle 9.15 di giovedì un operaio di 49 anni è precipitato da un ponteggio a circa due metri di altezza in un cantiere dove si stanno svolgendo lavori di ristrutturazione di un immobile, uno dei tanti che spuntano in questi mesi in tutte le città promossi dai bonus governativi. Il personale del 118 ha tentato di rianimare l’uomo in strada. La morte è arrivata sull’asfalto mentre tutto intorno continuava indifferente. La procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio colposo al momento contro ignoti. Saranno verificate le condizioni di sicurezza in cui agiva l’operaio sul cantiere.
Palermo, via Vincenzo Balistreri, nel quartiere Brancaccio. Un ascensore è precipitato dal quinto piano di un palazzo. Dentro c’erano tre persone che sono rimaste gravemente ferite. I cavi d’acciaio che sorreggono la cabina dell’ascensore si sono spezzati facendola cadere da un altezza di 15 metri. Oltre a due operai che svolgevano lavori di manutenzione, nella cabina c’era anche una donna. Gli inquirenti stanno cercando di capire perché si trovasse all’interno dell’ascensore. Le tre persone sono state portate in codice rosso agli ospedali Civico, Policlinico e Buccheri La Ferla.
A Mesagne, in provincia di Brindisi, un operaio 29enne è rimasto ferito e trasportato d’urgenza in ospedale per i traumi riportati nel crollo di un muro in una villetta privata dove erano in corso lavori di ristrutturazione. L’uomo, originario di Locri, non sarebbe in pericolo di vita. All’arrivo dei sanitari l’operaio, che proprio oggi festeggiava il compleanno, era cosciente e vigile. Il cantiere è stato sottoposto a sequestro.
Sono tre storie accadute ieri nella guerra quotidiana contro i lavoratori che avviene nell’indifferenza, e nell’impotenza, di un sistema produttivo e sociale che ha predisposto le condizioni affinché questa strage avvenga. Si tratta di una rete di concause, prevedibili, che si azionano nelle singole circostanze e collaborano allo scatenamento delle tragedie. Il risultato sono le morti, i feriti, gli invalidi. E poi, regolarmente, arrivano le accorate testimonianze del dolore e del «si dovrebbe evitare tutto questo». Ed è quello che è accaduto immancabilmente ieri., n particolare per il caso romano.
«Ancora un infortunio mortale e ancora una volta per una caduta da un’impalcatura. Solidarietà ai familiari della vittima, dolore e rabbia sono i sentimenti di noi tutti. Bisogna porre fine a questa tragedia, a questo quotidiano e inaccettabile bollettino di guerra», ha detto la segretaria confederale della Uil Ivana Veronese. «Appare più che mai attuale il Vademecum cadute dall’alto il documento per la prevenzione degli incidenti sul lavoro in edilizia presentato dalla Giunta regionale qualche settimana fa, condiviso e sottoscritto con tutte le Parti sociali» ha detto l’assessore al Lavoro e Nuovi diritti della Regione Lazio, Claudio Di Berardino. In tutta evidenza il «Vademecum» non è sufficiente ancora a contenere lo stillicidio quotidiano di morte.
Per l’Inail le denunce di infortunio sul lavoro tra gennaio e maggio sono state 323.806, con un’impennata del 47,7% rispetto al 2021. I casi mortali sono stati 364, in calo in questo caso del 16,1% sui cinque mesi dello scorso anno. L’ incremento delle denunce di infortunio è più consistente nel Sud (+65,8%), seguito da Isole (+61,5%), Nord-Ovest (+55,7%), Centro (+48,2%) e Nord-Est (+30,2%). Record in Campania (+112,1%), Liguria (+75,7%) e l’Abruzzo (+66,5%)
* Fonte/autore: Mario Pierro, il manifesto
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