Maddalena, gli Usa rivogliono la base il governatore: la Sardegna ha già  dato

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LA MADDALENA – Usa e getta. E adesso ri-Usa? Sembra solo un gioco di parole e invece, segreto militare permettendo, sta diventando un’altalena di scenari: da qui dipenderà , in ogni caso, il nuovo destino della Maddalena, isola ormai in balia di un anatema che si riproduce a ogni stagione. Se ne erano andati nel 2008 i soldati americani: dopo trentacinque anni. Adesso vorrebbero ritornare. Sempre sull’isolotto di Santo Stefano – uno dei sette dell’arcipelago. Non più con una base appoggio targata solo Us Navy (era stata istituita nel 1972 con un accordo bilaterale segreto mai ratificato dal Parlamento, iniziò a essere smantellata sei anni fa da Washington all’improvviso e scavalcando il governo italiano). Piuttosto con un distaccamento della Nato che – secondo indiscrezioni – dovrebbe comprendere un 70% di forze statunitensi e il resto diviso tra gli altri paesi aderenti al Patto Atlantico. Una prospettiva suggerita dai mutati assetti geopolitici nel bacino del Mediterraneo. Conferme ufficiali ancora non ce ne sono: né dagli Usa né dalla nostra Difesa. Ma in ambienti militari il progetto è definito allo studio e in fase di avvio a partire da settembre. Una nave appoggio sul modello della Emory S. Land – la mega imbarcazione che partì da qui a settembre del 2007 chiudendo la base – andrebbe a rioccupare la banchina d’alto fondale Nato di Santo Stefano. Arrivando a ospitare fino a 1500-2000 militari. A questa si aggiungerebbe una struttura di terra riservata a generali e alti ufficiali. In quale edificio? Beffa o nemesi perfetta che sia, un’opzione è stata lanciata sull’ex ospedale militare convertito da Bertolaso in un hotel a cinque stelle. Uno dei due edifici simbolo dello scandalo del G8 mancato (costo 300 milioni). Che è ancora vuoto e abbandonato a se stesso (è di proprietà  della regione Sardegna, mantenerlo così costa 60 mila euro l’anno). Diventerà  a stelle e a strisce? «La Sardegna ha già  dato, i tempi sono cambiati e non possiamo tollerare nuove occupazioni – ha dichiarato il governatore sardo Ugo Cappellacci – . Nessuno pensi di prendere decisioni senza ascoltare il popolo sardo». Secche anche le parole del sindaco di Maddalena Angelo Comiti: «E più facile che un cammello passi dalla cruna di un ago che gli americani tornino alla Maddalena». Gli abitanti dell’isola sono divisi: più i «pro» che gli «anti». «Meglio gli americani della cricca e dei parenti di Bertolaso». «Ci hanno messo sei minuti per andarsene e possono mettercene altri sei per tornare» dice Sergio Roland, imprenditore del verde. Chi cinque anni fa non si strappò le vesti quando partirono, oggi dice «aspettiamo gli americani a braccia aperte». Tra contratti, stipendi, affitti, indotti vari la base Usa – coi suoi quasi 3 mila ospiti tra militari e civili – lasciava sull’isola 50 milioni l’anno. Poi, l’addio. «Usa e getta» è il titolo di una raccolta fotografica (di Roberto La Monica e Virgilio Fidanza) sugli oggetti di uso quotidiano lasciati dagli americani al villaggio Trinita, uno dei complessi che occupavano. Altre tracce – non gloriose – le hanno lasciate gli organizzatori del G8 poi trasferito all’Aquila. Doveva esserci una riconversione economica: mai decollata, anche perché gestita dalla banda Bertolaso-Balducci-Anemone & Co.; gli appalti gonfiati, le ruberie, le bonifiche mai eseguite. Nemmeno un maddalenino assunto. Tutti hanno promesso l’America agli isolani: niente. Domani chissà .


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