L’Aquila due anni dopo: 37.733 sfollati. Oltre mille vivono ancora in hotel
L’AQUILA – Le cifre del terremoto. Due anni, 24 mesi, 730 giorni. 308 morti, 57 Comuni con danni gravi inseriti nel “cratere”, 19 new town. Le cifre che in questi due anni si sono usate per descrivere il post sisma aquilano sono moltissime e varie. Ancora oggi, è solo grazie alle cifre che fuori da ogni polemica si può descrivere la realtà .
La popolazione: stando all’ultimo report pubblicato il 29 marzo dall’ufficio stampa della struttura commissariale diretta dal governatore Gianni Chiodi, gli sfollati (termine odioso ma necessario che indica quanti non sono ancora rientrati nelle proprie abitazioni) sono 37.733. Di questi, 13.856 persone vivono nei 19 quartieri del piano C.a.s.e., poco più di 7 mila nelle casette di legno destinate alle frazioni del capoluogo e agli altri comuni del cratere; appena 844 persone vivono invece in un appartamento del fondo immobiliare pensato e creato ad hoc per l’emergenza, poche di più, 1128 per la precisione, quelle che vivono in un alloggio con affitto pagato dallo Stato. Meno di 100 quanti hanno trovato sistemazione, nei paesi più piccoli del cratere in strutture comunali.
Ci sono poi oltre mille persone (1077) che vivono in hotel e altre strutture ricettive: 802 a L’Aquila e nella sua vastissima provincia, 141 in provincia di Teramo, meno di 20 a Chieti, quasi 100 a Pescara, due dozzine ancora fuori dalla regione. C’è poi chi vive ancora nelle caserme: 251 il numero totale. E non è tutto: oltre a queste persone che vivono in strutture costruite, pagate o concordate con lo Stato, c’è un vero esercito di persone che ha voluto o dovuto provvedere da sola a sé e alla propria famiglia ricevendo un contributo mensile di 200 euro a persona fino a una massimo di 600 per famiglia, salvo eventuali aumenti in caso di malattia e anzianità : sono i 13.416 del Cas (contributo di autonoma sistemazione).
Sempre dal commissario Chiodi vengono i dati sullo stato dell’arte della ricostruzione: dei 75 mila edifici presenti sul territorio, divisi per lettere in ordine crescente in base alla gravità del danno, 11 mila sono quelli privati che hanno riportato un danno medio, 23 mila quelli nei quali si sono riscontrati gravi danni. Ad oggi risultano ammesse a contributo dal comune dell’Aquila 7.009 case A (pochissimi danni), 8.855 B e C (danni da medi a poco gravi), solo 699 (su decine di migliaia) le E, abitazioni con danni gravi per le quali si valuta di caso in caso l’eventuale abbattimento e ricostruzione.
Tempi: più sono gravi le lesioni riportate dagli immobili più, sembra, ci voglia tempo per vedere accettata la propria domanda di contributo per la ricostruzione. Per abitazioni fortemente danneggiate, i tempi di attesa sono in media di 5 mesi; 131 e 134 i giorni in media necessari per l’iter di pratiche per abitazioni rispettivamente classificate B e C, ma non esiste una regola precisa: in generale si è andati, fino ad ora, da un minimo di 29 giorni a un massimo di 445 giorni per l’approvazione di una pratica per il recupero di un’abitazione con pochi danni.
Ultimo dato. Per avere informazioni abbastanza precise dalla struttura commissariale che ha in mano la ricostruzione, gli aquilani e i loro tecnici hanno dovuto aspettare 24 mesi. Chiarimenti importanti, e si spera definitivi che, spiegando alcuni aspetti dei finanziamenti a strutture fortemente danneggiate, dovrebbero finalmente rendere possibile la consegna delle pratiche per la ricostruzione pesante fuori dal centro storico. Per quello, il timore è di dover aspettare ancora a lungo. (Elisa Cerasoli)
© Copyright Redattore Sociale
Related Articles
Monte Rosa, fiamme sul tetto d’Europa
Bruciato il rifugio Guglielmina, costruito nel 1878 a quota 2.880 metri. Salvi 9 turisti
Il doppio tunnel nella pancia delle Alpi
Tutto viaggia a due canali nella galleria del Gottardo “gioiello di sicurezza” che collegherà Milano a Zurigo in 2 ore e 40
Mare Monstrum di Legambiente. Campania maglia nera per il cemento illegale
L’indagine di Legambiente tiene conto di sequestri e denunce e quindi dell’attivismo delle Procure. Cronache di abusi edilizi a pochi passi dal mare