“Manager di qualità  ma le nomine rispondono agli equilibri di governo”

Loading

ROMA – «Più che una lottizzazione c’è stata la “totalizzazione”, perché le nomine che sono state fatte rispondono esclusivamente agli equilibri interni del governo al di là  delle indubbie capacità  delle persone scelte». Bruno Tabacci, deputato dell’Alleanza per l’Italia, già  democristiano e udc, da sempre attento ai delicati rapporti tra la politica e l’economia, critica il metodo con cui l’esecutivo ha scelto i manager che guideranno per il prossimo triennio le aziende partecipate dal Tesoro. Non è una novità  positiva il fatto che le presidenze di Eni e Enel siano state affidate a due cinquantenni, come Giuseppe Recchi e Andrea Colombo, in sostituzione di due settantenni? «Si tratta certamente di due manager di qualità  ma la funzione dei presidenti sono poco più che decorative. Tanto è vero che per dimostrare il ricambio in Finmeccanica si dice che Guarguaglini resterà  solo come presidente». La Lega ha giocato una sua partita importante in questa tornata di nomine. Secondo lei Bossi si è rafforzato o, al contrario, si è compiuta la normalizzazione del partito della rivolta nordista? «Tutta la spinta di rinnovamento che la Lega ha preteso di far passare in questi anni nell’opinione pubblica, si è rivelata davvero la montagna che ha partorito il topolino. Il tutto si è ridotto a una normalizzazione all’interno di una spartizione che conferma l’egemonia di questa maggioranza in termini di potere». Senza di fatto una politica industriale, come dimostra il caso Parmalat, i manager appena confermati saranno più autonomi o più deboli nelle scelte strategiche? «Saranno più fragili. Pensi anche al caso delle Autorità  di controllo: secondo lei un presidente della Consob che viene direttamente dal governo è più autonomo? E il suo predecessore che è passato alla presidenza delle Ferrovie farà  accrescere l’attrattività  del sistema Italia agli occhi degli investitori stranieri?». Qual è il nome che manca nelle liste presentate dal Tesoro? «Mi viene in mente Francesco Caio. Ma sono molti manager di qualità  che probabilmente non hanno alcuna voglia di farsi mettere addosso una maglietta. D’altra parte basta vedere in quale maniera maldestra è stata attribuita al prossimo amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, una sua presunta fedeltà  leghista per il solo fatto di essere residente a Varese. Davvero poco rispetto per la sua caratura professionale». Lei è stato anche membro del consiglio di amministrazione dell’Eni. Era meglio nella prima Repubblica? «Beh, almeno c’era chiarezza. Il sistema delle Partecipazioni statali rispondeva al Parlamento. Ora, con tutto il rispetto, a chi rispondono i capi azienda: al dottor Gianni Letta?».


Related Articles

L’impegno di Passera «Caso non impossibile» La chiusura dell’azienda è rinviata di un mese

Loading

 ROMA — Governo e sindacati riescono ad ottenere uno slittamento di un mese delle procedure di chiusura delle 80 celle elettrolitiche, il cuore dell’impianto di alluminio di Portovesme in Sardegna, di fronte all’isola di Carloforte. Doveva essere il 15 di ottobre, ora sarà  il 15 di novembre. Mentre per le strade di Roma infuria la protesta, al ministero dello Sviluppo economico di via Veneto sindacati, manager dell’azienda e lo staff del dicastero guidato dal viceministro Claudio De Vincenti cercano una soluzione che eviti o quanto meno allontani lo spettro dello smantellamento di uno storico insediamento industriale che dà  lavoro a oltre mille lavoratori indotto compreso.

Carovita, potere d’acquisto mai così giù dal ’90

Loading

 «Italiani più ricchi dei tedeschi ma mini-redditi» I conti della Bce: in media 275 mila euro a famiglia. Il calo delle retribuzioni

Tavoli di crisi Embraco, Alcoa ora anche Valtur: Calenda fa solo spot

Loading

Silenzio sui 108 Licenziamenti a Valtur. Il ministro uscente ri-annuncia: 5% delle azioni e un rappresentante a operai Portovesme

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment