Mal’aria nelle città, le autorità inerti. L’allarme di Legambiente

Mal’aria nelle città, le autorità inerti. L’allarme di Legambiente

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Smog. Auto, industrie e abitazioni inquinano sempre di più. Un rapporto di Legambiente mette sotto accusa l’inazione istituzionale. Maglie nere a Lombardia, Piemonte ed Emilia

 

Sabato 5 febbraio in tutta la Lombardia i comitati per l’ambiente organizzano dei «flash smog». Le manifestazioni di piazza – a Milano, Varese, Brescia, Cremona, Lodi, Lecco e Bergamo – sono promosse dalle Rete Ambiente Lombardia. Il 2022 in regione è partito «alla grande» in termini di sforamenti dei parametri che misurano la salubrità dell’aria, PM10, PM2.5 e biossido di azoto (NO2).

In Emilia-Romagna la situazione non è troppo diversa: il 27 gennaio Il Resto del Carlino titolava «Allarme senza fine, da Piacenza a Rimini cresce l’incubo polveri sottili» l’articolo dedicato all’allerta smog. Non piove e fa tanto, troppo caldo: l’inverno anomalo condiziona la qualità dell’aria, con sforamenti quotidiani rispetto ai valori limite suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).

Il problema della cattiva qualità dell’aria (il particolato è legato alla presenza di industrie, riscaldamento, al traffico veicolare e ai processi di combustione in generale, il biossido di azoto è prodotto dalla combustione ad alta temperatura) non è una notizia estemporanea, ma una malattia cronica. Lo suggerisce il rapporto presentato ieri da Legambiente, «Mal’aria di città».

Il 2021 è stato un anno nero: su 102 capoluoghi di provincia analizzati, nessuno ha rispettato tutti e tre i valori limite suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ossia una media annuale di 15 microgrammi per metro cubo (μg/mc) per il PM10, una media di 5 μg/mc per il PM2.5 e 10 μg/mc per l’N02. In particolare, ben 17 città superano di più del doppio i valori indicati dall’OMS per il PM10. Stanno tutte in Pianura Padana: la prima è Alessandria, che nel 2021 ha registrato una media annuale di PM10 pari a 33 µg/mc rispetto al limite OMS di 15 µg/mc; la seconda è Milano con 32 µg/mc; seguono, appaiate, Brescia, Lodi, Mantova, Modena e Torino con 31 µg/mc.

Undici città superano di oltre 4 volte i valori OMS per le particelle più sottili, cioè PM2.5. Le criticità maggiori si registrano a Cremona e a Venezia (media annuale 24 µg/mc contro un valore OMS di 5 µg/mc). Tredici, invece, le città che sforano alla grande in tema biossido di azoto (superando il limite per più di tre volte), con Milano e Torino in forte sofferenza.

«L’inquinamento atmosferico deve essere affrontato in maniera trasversale. Nell’ambiente urbano i due settori che incidono maggiormente sono la mobilità e il riscaldamento domestico – ha commentato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – e un cambio di paradigma è quanto mai necessario a partire proprio da questi due settori. Per accelerare la transizione ecologica sarà centrale adottare misure che puntino davvero sulla mobilità sostenibile, elettrica, intermodale, di condivisione ripensando anche gli spazi urbani e da questo punto di vista saranno importantissimi le risorse del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (Pnrr). Sarà inoltre rilevante puntare anche sull’efficientamento energetico e bloccare la commercializzazione dei veicoli a combustione interna al 2030».

Il problema dell’inquinamento atmosferico non è esclusivamente ambientale, ma sanitario. Di “mal’aria” si muore ed è prevista una revisione della direttiva europea sulla qualità dell’aria, che rivedrà i limiti normativi in funzione di quelli nuovi introdotti dall’OMS, usati da Legambiente per la sonora bocciatura di questo report. «Nel giro di pochi anni, quindi, questi valori diventeranno vincolanti anche dal punto di vista legale e il non rispetto degli stessi porterà all’avvio di ulteriori procedure di infrazione per gli Stati membri inadempienti. L’Italia ha al momento attive tre procedure di infrazione per tre inquinanti come il PM10, PM2,5 e il biossido di azoto (NO2)» spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico dell’associazione.

Le distanze da colmare per avere città meno inquinate sono importanti: per il PM10 le città dovranno ridurre le concentrazioni mediamente del 33%. Per il PM2.5, la parte più fina delle polveri sottili e quella che desta maggiori preoccupazioni, l’obiettivo è meno 61%. Per l’NO2 la riduzione dovrà essere della metà. Obiettivi impossibili a meno di non partire subito a ridisegnare lo spazio pubblico urbano (con quartieri car free, “città dei 15 minuti”, strade a 30 km all’ora, strade scolastiche, smart city), aumentare il trasporto pubblico elettrico, realizzare nuove reti tranviarie, incentivare la sharing mobility anche nelle periferie e nei centri minori. Sul fronte del riscaldamento domestico, serve un piano di riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica, con abitazioni ad emissioni zero e il progressivo abbandono delle caldaie a gasolio e carbone da subito e a metano nei prossimi anni verso sistemi più efficienti alimentati da fonti rinnovabili. Un libro dei sogni, per il momento, in Italia.

* Fonte/autore: Luca Martinelli, il manifesto



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