Affonda barcone per l’Italia, settanta morti

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ROMA – Gli sbarchi sono ricominciati e questa nuova ondata fa l’ennesima strage di migranti. Vittime della guerra civile libica prima, poi del mare: 68 profughi morti durante la traversata verso le coste italiane. Una tragedia raccontata nei particolari da padre Joseph Cassar, un gesuita che da anni si occupa dell’assistenza ai rifugiati a Malta, a cui l’ha riferita una fonte «assolutamente attendibile»: i corpi sarebbero stati recuperati giovedì scorso, «mi ha detto che erano tutti africani provenienti dall’Africa sub-sahariana». Potrebbero appartenere al gruppo di 68 profughi – somali ed eritrei soprattutto – partito su un gommone e di cui si erano perse le tracce da oltre una settimana. E non è l’unico barcone a mancare all’appello: un altro con 335 persone è disperso da due settimane. Da diversi giorni l’agenzia Habesha e l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) chiedono di intensificare le ricerche nel Mediterraneo. Il rischio di un naufragio o di morire di stenti nella traversata non ferma l’esodo verso l’Europa. Ieri, migliorate le condizioni del tempo, altre carrette del mare hanno raggiunto Lampedusa. Quattro sbarchi hanno portato oltre 360 immigrati sull’isola, tra cui donne e bambini. In serata altri 270 sono arrivati a bordo di tre barconi, due imbarcazioni stanno raggiungendo l’isola. E uno sbarco di migranti ieri anche in Sardegna: una trentina di persone hanno raggiunto la costa sud-occidentale. Anche a causa dei nuovi arrivi, Lampedusa non è stata svuotata, ma sono ripresi i trasferimenti verso altri centri: oltre 2200 migranti sono stati portati via con la Excelsior, che farà  tappa a Trapani, Catania e Napoli, la San Marco e il traghetto di linea Palladio che ha portato 70 minori. A bordo de La Superba (304 migranti) e della Clodia altri dovrebbero essere trasferiti, probabilmente verso il centro nord, dove resta dura l’opposizione alle tendopoli. Di certo, i primi 300 immigrati arriveranno in Toscana, unica regione ad aver risposto all’appello di Maroni (le uniche tendopoli allestite finora sono al sud), dove ne saranno ospitati 500 distribuiti in piccole strutture a Firenze, Livorno, Grosseto, Arezzo. Alcune navi, come previsto dal piano del Viminale, resteranno in rada per accogliere a bordo gli immigrati che stanno arrivando e attutire l’impatto del flusso previsto nelle prossime settimane. Anche sull’isola la calma si alterna alle proteste, come quando alcuni minori ospitati nella Casa Fraternità  della parrocchia hanno appiccato un incendio e rotto porte e vetri (qualcuno si è anche ferito) dell’edificio chiedendo di partire subito. Ma la tensione resta alta soprattutto all’interno della tendopoli di Manduria dove si conta la seconda fuga di massa. Dopo aver sfondato parte della recinzione centinaia di immigrati hanno lasciato il campo. Almeno 200 tunisini, ospitati da una decina di giorni, non sono più rientrati. Alcuni in serata hanno animato una protesta chiedendo asilo politico e libertà  e mostrando l’intenzione di trascorrere la notte all’aperto piuttosto che rientrare all’interno dell’area.


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