Sgravi fiscali al Sud Tremonti ora accelera

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La mappa dell’evasione, messa a punto dall’Agenzia delle entrate e pubblicata ieri dal Corriere della Sera, dimostra la gravità  del problema, nonostante i notevoli progressi nel recupero del gettito fatti negli ultimi anni. Sui redditi dove non c’è la ritenuta alla fonte si evadono in media 38 euro per ogni 100 euro di imposta versata, con punte di 66 euro in alcune zone del Mezzogiorno. I sindacati non si accontentano più dei soli successi nella lotta all’evasione (25 miliardi incassati da Agenzia, Inps ed Equitalia nel 2010) ma chiedono al governo di alleggerire subito il prelievo sui lavoratori dipendenti e sui pensionati. Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, che nelle ultime settimane ha incontrato e parlato spesso al telefono con Tremonti, preme per una riduzione delle aliquote Irpef sui primi scaglioni di reddito, in cambio di un aumento dell’Iva, in particolare sui beni di lusso. Anche la Confindustria chiede un taglio del prelievo su imprese e lavoratori. Confcommercio è invece contraria a ogni ipotesi di aumento dell’Iva, perché teme una diminuzione dei consumi, già  bassi. Tremonti si trova in mezzo a queste spinte contrapposte mentre si prepara a scrivere il Pnr, il Piano nazionale di riforme che entro la fine del mese dovrà  essere presentato a Bruxelles. Dentro questo documento il governo dovrà  indicare il programma triennale di riforme strutturali per tagliare la spesa pubblica e quindi il deficit e il debito e le misure per spingere la crescita dell’economia. Si punterà  molto sulla accelerazione degli investimenti in opere pubbliche, ricerca e sviluppo, semplificando drasticamente le procedure per gli appalti e rinegoziando con le Regioni l’utilizzo delle risorse nazionali e comunitarie non spese. Secondo la ricognizione fatta dal ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto, rispetto a una dotazione complessiva di 234 miliardi di euro che l’Unione europea mette a disposizione per il 2007-2013 per promuovere lo sviluppo delle Regioni ex Obiettivo 1 (Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, e Sicilia) sono stati impegnati appena 3 miliardi, cioè l’ 1,3%. Per non perdere queste risorse il governo punta a convogliarle su poche grandi infrastrutture. È chiaro che il governo si concentrerà  su questo se, come dice lo stesso Tremonti, per far aumentare di più il Pil bisogna far crescere sopratutto il Sud, ancora troppo indietro rispetto al resto del Paese. Altro punto qualificante sarà  la richiesta all’Ue di una fiscalità  di vantaggio per lo stesso Mezzogiorno. In particolare, si potrebbe negoziare con Bruxelles l’utilizzo dei fondi europei per lo sviluppo per finanziare il credito d’imposta. Quanto alla riforma del fisco, il ministro dell’Economia ha messo al lavoro dal qualche mese quattro commissioni di esperti per preparare il disegno di legge delega che dovrebbe condurre alla riforma entro l’arco della legislatura, cioè prima delle elezioni del 2013. Il progetto della riforma dovrebbe trovare posto anche nel Pnr mentre il governo deve ancora decidere se accogliere la richiesta di sgravi fiscali subito di Cisl e Uil (che su questo hanno fatto insieme una manifestazione nazionale) e delle altre parti sociali. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che pure comprende le ragioni dei suoi diretti interlocutori, ritiene che se ci fossero risorse disponibili sarebbe bene utilizzarle per rafforzare gli incentivi al salario di produttività  (tassato al 10%per i rediti fino a 40 mila euro), anziché disperderle in piccole riduzioni generalizzate dell’Irpef delle quali, alla fine, come è avvenuto in passato, quasi nessuno si accorge. Ma su tutto resta il vincolo delle riforme a costo zero. In altri termini, se si toglie a qualcuno bisogna far pagare di più qualcun altro. Ieri il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha messo il fisco fra le tre riforme in programma: «Andiamo avanti con la possibilità  di procedere verso la riforma della giustizia, la riforma costituzionale e la riforma delle tasse» . Ma l’opposizione non ci crede. La riforma, dice il leader del Pd Pierluigi Bersani, «non la può fare questo governo, che ha favorito con i condoni l’evasione fiscale».


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Gli Obiettivi di sviluppo stabiliti nel settembre del 2000 durante il Millennium Summit delle Nazioni Unite che dovrebbero migliorare entro il 2015 le condizioni di vita delle popolazioni più povere del Sud del mondo sono ancora lontani soprattutto a causa della diminuzione di fondi da parte dei paesi donatori. Lo si apprende da tre importanti rapporti diffusi in questi giorni da diverse ong attivamente impegnate nei paesi dell’emisfero Sud del pianeta.

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