Irpef. La riforma iniqua di Draghi: premiati i ricchi, ultimi gli operai
Secondo l’ufficio parlamentare di bilancio le famiglie dei dirigenti risparmieranno 368 euro in media all’anno grazie alla riforma del governo e della maggioranza. Agli operai solo 162 euro. 765 euro: sarà il risparmio medio annuo per i redditi tra 42 e i 54 mila euro. Al 3,3% dei contribuenti più ricchi andrà il 14,1 per cento dei 7 miliardi del taglio. Escluso il 20% delle famiglie in difficoltà e incapienti. Uil: “Governo sbugiardato”. Legge di bilancio alla Camera: la commissione Finanze non vota il parere per la compressione dei tempi del dibattito parlamentare
La riforma fiscale che scatterà nel 2022 porterà a una riduzione media di prelievo per 27,8 milioni di contribuenti di 264 euro ma il vantaggio sarà maggiore per i redditi medio alti, quelli tra i 42mila e i 54mila, che dovranno versare all’erario 765 euro in meno in media. I dirigenti avranno una riduzione delle imposte di 368 euro, oltre il doppio, in termini assoluti, di quella media degli operai, pari a 162 euro, mentre gli impiegati avranno un taglio delle imposte di 266 euro.
LO SOSTIENE l’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb) in uno studio che analizza l’impatto della riforma dell’Irpef voluta dal governo Draghi, e dalla sua maggioranza, guardando non ai singoli contribuenti ma al nucleo familiare e chiarisce che il 20% delle famiglie più povere è «sostanzialmente escluso» dai benefici per effetto dell’incapienza fiscale. In pratica il 50% dei nuclei in condizione economica meno favorevole «beneficia di circa un quarto delle risorse complessive (circa 1,9 miliardi), mentre il 10% più ricco beneficia di più di un quinto delle risorse (1,6 miliardi)». Il 20% delle famiglie in condizione economica meno favorevole è di fatto escluso dall’ambito di applicazione dell’Irpef a causa dell’elevato livello dei redditi minimi imponibili e quindi non è coinvolto dalla revisione dell’Irpef. «Ciò implica – ha spiegato l’Upb – che se le future politiche sociali vorranno ulteriormente sostenere i redditi delle famiglie più povere dovranno affidarsi a strumenti diversi dall’Irpef, quali trasferimenti monetari diretti o meccanismi di imposta negativa». Per la Uil le stime dell’Upb «sbugiardano» la riforma fiscale varata dal governo e confermano l’analisi del sindacato «sulla iniquità ed inefficacia dell’intervento». «L’85% dei lavoratori e pensionati, afferma il segretario confederale Domenico Proietti – riceve solo qualche briciola».
LA COMMISSIONE Finanze della Camera ieri non ha espresso il suo parere sulla legge di bilancio e ieri ha protestato contro la compressione dei tempi del dibattito che dovrebbe portare all’approvazione a scatola chiusa, e senza modifiche, del provvedimento approvato già dal Senato il 30 o il 31 dicembre.
«IL RISPETTO delle istituzioni – ha detto il presidente della Commissione Luigi Marattin (Italia Viva) che ha specificato di avere il sostegno «di tutti i gruppi di maggioranza» – e il rispetto verso il lavoro di sei mesi che questa stessa commissione ha svolto nel 2021 per preparare il terreno alla riforma fiscale, ci impone di rispondere semplicemente “no, grazie” quando ci si chiede di esprimerci in poche ore su un provvedimento del genere».
LA PROTESTA delle forze politiche che sostengono il governo contro il modo in cui loro stesse, e il governo, ha denunciato «un monocameralismo di fatto che non ha fondamento nella Costituzione» ha detto Ubaldo Pagano del Pd. La decisione ha comunque fatto risparmiare tempo nella corsa per evitare l’esercizio provvisorio di bilancio. Protesta anche la commissione Lavoro. La presidente Romina Mura (Pd) ha scritto una lettera a quello della Camera Roberto Fico in cui tra l’altro ha chiesto la «revisione delle regole procedurali per l’esame del disegno di legge di bilancio».
NELLA CONFERENZA stampa di fine anno il presidente del consiglio Draghi ha riconosciuto che «indubbiamente c’è stato molto affanno nella fase terminale della discussione sulla manovra, non è che è senza precedenti, è successo tantissime volte negli anni passati». E poi una stoccata ai partiti proprio sulla riforma del fisco: «Fin dall’inizio la manovra è stata accompagnata da un lunghissimo confronto politico, i ministri competenti, in particolare il ministro Franco, hanno discusso per settimane con i rappresentanti politici la destinazione degli 8 miliardi, con l’obiettivo di raggiungere subito un consenso o un accordo». L’accordo è stato trovato su una riforma regressiva e iniqua che è stata contestata dallo sciopero generale indetto il 16 dicembre scorso dalla Cgil e dalla Uil . I dati, e l’unità di misura scelta dall’Upb, hanno inoltre smentito i contenuti delle veline diffuse su molti giornali nei giorni scorsi.
IN SETTIMANA Il governo potrebbe prendere ulteriori decisioni sul costi dell’energia. Secondo l’Arera le bollette di gas e luce subiranno un aumento dell’ordine del 50 per cento per l’elettricità e del 40 per il gas a causa dell’impennata del costo delle materie prime.
* Fonte: Mario Pierro, il manifesto
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