«La strage in cantiere si ferma solo se le imprese cambiano»

«La strage in cantiere si ferma solo se le imprese cambiano»

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La Mobilitazione. Edili in piazza a Roma. Le esperienze dei delegati e la toccante lettera di una madre. «C’è un mercato di false attestazioni sulla formazione». «Mio figlio a 23 anni morto schiacciato»

 

La prima piazza della mobilitazione sindacale contro la manovra è degli edili «Basta morti sul lavoro» e arriva a soli due giorni dalla direttiva Lamorgese che limita le manifestazioni. Nella mattinata primaverile romana Piazza Santi Apostoli è organizzata come un orologio: magari fossero così i cantieri in cui gli edili lavorano e in troppi continuano a morire. Varchi all’ingresso, controllo del Green pass, braccialetto di riconoscimento, la parte finale della piazza lasciata ai manifestanti in piedi, le sedie distanziate vicino al palco. Il colpo d’occhio è pieno di lavoratori e bandiere di Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil anche se di certo non si può parlare di una manifestazione oceanica.

ALL’ENTRATA DELLA PIAZZA c’è simbolico cimitero: croci bianche sormontante dai caschetti gialli da cantiere e una rosa rossa appoggiata. Ricordano gli edili che dall’inizio dell’anno sono morti sul lavoro: uno ogni due giorni, quasi 15 mila in dieci anni, oltre a tantissimi infortuni e malattie professionali, confermando come la categoria degli edili sia quella a più alta incidenza di infortuni e morti.

Dal palco l’intervento più toccante è sicuramente quello di Gianni Lombardo, Rappresentante territoriale dei lavoratori per la sicurezza (Rlst) romano della Fillea Cgil che nelle ultime settimane ha seguito quattro casi di colleghi morti. «Il mio impegno è nato dopo uno choc: stavo guardando un mio collega usare la sega circolare ed proprio mentre stavo pensando a quanto ero orgoglioso del suo lavoro l’ho sentito urlare e ho visto la sua mano senza dita perché sulla sega non c’era la protezione di sicurezza. Le abbiamo raccolte in un sacchetto di stoffa perché in cantiere non c’era una cassetta del pronto soccorso. Un bravo chirurgo gliele ha riattaccate e dopo qualche tempo quel collega è tornato in cantiere ma non era più lo stesso, era spento e vuoto», racconta emozionato, coinvolgendo tutta la piazza.

POI GIANNI CITA LUANA D’Orazio, chiede «agli imprenditori onesti di unirsi alla nostra battaglia per la sicurezza» e passa a una denuncia molto circostanziata: «Basta con questo indegno mercato delle attestazioni della formazione!», urla riferendosi agli falsi attestati – previsti da leggi e contratti – che molte imprese danno ai lavoratori senza che seguono alcun corso. «Agli ingegneri e agli architetti che lavorano in cantiere chiedo di non girarsi dall’altra parte quando vedono qualcosa di non a norma». Nella parte finale del suo intervento legge la lettera di Monica, madre di un lavoratore 23enne del Nord Est morto schiacciato in un cantiere qualche mese: «Anche se non fisicamente sono con voi in questa battaglia, le imprese paghino la loro negligenza, e non parlo di denaro ma di qualcosa di più serio, parlo di giustizia! Basta statistiche, basta numeri, basta citare un luogo, una data, un incidente, un nome, una vita persa, una pagina di giornale da girare e dimenticare. È ora che chi ci governa e ha la responsabilità faccia qualcosa di concreto per bloccare questa strage senza fine», finisce la lettera.

IL MICROFONO PASSA A MONICA Gaspari, Rlst di Milano raccontare un aneddoto molto significativo: «Mi ha chiamato un’azienda che non sentivo da un anno. Lo ha fatto solo per chiedermi una consulenza per avere uno sgravio contributivo e fiscale. Mi hanno detto: “Siamo pieni di lavoro, invece la firma tua sulla sicurezza non ce la chiede nessuno”. Ecco come vanno le cose: le aziende fanno ciò che gli viene chiesto, ma se non c’è vincolo, per loro c’è sempre svincolo». Sul fenomeno sempre più grave dei «nonni sui ponteggi» – «un quarto dei morti nei cantieri ha più di 60 anni, il cottimo è tornata la forma principale, serve la patente a punti e l’omicidio sul lavoro, se non ora che abbiamo il Pnrr e le imprese piene di lavoro, quando?», ricorda il segretario Fillea Cgil Alessandro Genovesi – Monica ha un’idea precisa delle responsabilità: «La maggiore è dei medici competenti delle aziende che non fanno resistenze perfino per fare una lastra da 30 euro per certificare le malattie muscolo scheletriche che dovrebbero impedire a persone anche di 70 anni di lavorare e godersi la giusta pensione».

Carmine Cascella della Filca Cisl Liguria ricorda come «con il decreto Fiscale siamo riusciti a far aumentare gli ispettori e le sanzioni per le imprese ma senza una vera cultura della sicurezza che cominci a scuola non risolveremo il problema».

* Fonte: Massimo Franchi, il manifesto



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