Moussa Koussa «cerca rifugio» a Londra. Vittime civili dei raid, inchiesta Nato

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MILANO – Mentre un portavoce del governo ha ribadito che Gheddafi e i suoi figli sono in Libia e sono determinati a restarci «fino alla fine», il ministro degli Esteri libico Moussa Koussa, arrivato mercoledì sera nel Regno Unito su un volo da Tunisi, ha fatto sapere che «non desidera più» lavorare per il Colonnello. «È arrivato per sua scelta e ci ha detto che si è dimesso», ha spiegato nella notte un portavoce del Foreign Office britannico, citato dalla Bbc. Koussa, ex capo dell’intelligence e uno dei più stretti collaboratori di Gheddafi, si è dimesso ed è volato in Gran Bretagna per protesta contro gli attacchi sui civili. Una fonte del governo britannico ha descritto le sue dimissioni come «un colpo significativo» per Gheddafi, e il predecessore di Koussa al ministero ha detto che «Koussa è un pilastro del tempio», l’uomo che rappresentava il regime a livello internazionale. Un ruolo che ora non vuole più ricoprire. Lo ha confermato un portavoce del Foreign Office britannico.

LE VITTIME DEI RAID NATO – Il vicario apostolico di Tripoli, mons. Martinelli ha intanto denunciato i morti a Tripoli a causa dei bombardamenti aerei. «I raid cosiddetti umanitari – ha dichiarato Martinelli all’agenzia Fides – hanno fatto decine di vittime tra i civili in alcuni quartieri di Tripoli. Ho raccolto diverse testimonianze di persone degne di fede al riguardo. In particolare, nel quartiere di Buslim, a causa dei bombardamenti, è crollata un’abitazione civile, provocando la morte di 40 persone». «Se è vero che i bombardamenti sembrano alquanto mirati, è pur vero – denuncia mons. Martinelli – che colpendo obiettivi militari, che si trovano in mezzo a quartiere civili, si coinvolge anche la popolazione». La Nato, dal canto suo, ha deciso di aprire un’inchiesta sulla vicenda per verificare l’accaduto e le eventuali responsabilità . A darne l’annuncio è stato direttamente il generale Charles Bouchard, che ha assunto il comando di tutte le operazioni in Libia dopo il passaggio della responsabilità  della missione dalla coalizione dei volenterosi all’Alleanza. Passaggio deciso nei giorni scorsi e formalizzato alle 8 di questa mattina.

E QUELLE DELL’ESERCITO LIBICO – Sul fronte opposto, un portavoce dei ribelli ha fatto sapere che venti civili sono rimasti uccisi oggi in bombardamenti di artiglieria delle forze filo-Gheddafi contro Misurata, città  costiera ancora in mano agli insorti ma presa di mira dai lealisti che cercano di riprenderne il controllo, così come avvenuto mercoledì per Brega.

COMANDO ALL’ALLEANZA – Nel frattempo, dalle 8 di stamattina, la Nato ha assunto il comando di tutte le operazioni effettuate in Libia, succedendo così alla coalizione multinazionale impegnata dal 19 marzo. «L’operazione Unified Protector decisa domenica sera dai Paesi dell’Alleanza è ufficialmente cominciata – hanno confermato fonti dell’Alleanza -. Le operazioni dei raid aerei saranno d’ora in avanti dirette dal centro di comando della Nato a Napoli dal generale canadese Charles Bouchard, sotto l’autorità  del quartier generale militare alleato centrale di Mons. Già  giovedì era stato trasferito oltre l’80% delle operazioni militari sotto il comando unificato della Nato». «L’operazione», ha sottolineato l’ambasciatore italiano presso il Consiglio Atlantico, Riccardo Sessa da Bruxelles, «sarà  Nato, solo Nato e tutta Nato». L’Alleanza, insomma, «si farà  carico con le proprie strutture di tutte le operazioni militari che riguardano la Libia«, e questo vuol dire che «la coalizione dei volenterosi nata sulla base dell’emergenza sta piano piano scomparendo e confluendo nella più ampia operazione della Nato».

ITALIA USA IN LINEA – Dall’altra parte del mondo, intanto, Barack Obama ha ringraziato l’Italia per «l’appoggio costante alle operazioni della coalizione in Libia sotto il comando Nato». Lo ha riferito una nota della Casa Bianca. In una telefonata al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, in visita a New York, il presidente americano si è anche felicitato nuovamente con tutto «il popolo italiano» per i 150 anni dell’Unità  d’Italia. Obama, si legge nel comunicato, «ha espresso il suo profondo apprezzamento al presidente Giorgio Napolitano e al premier Silvio Berlusconi per la promozione della pace e della stabilità  in tutto il mondo e per il costante appoggio alle operazioni in Libia sotto il comando della Nato». Il presidente Usa «ha riconosciuto la competenza e la conoscenza dell’Italia della regione libica e ha ribadito la volontà  di continuare con consultazioni ravvicinate tra i nostri due governi, in modo da agire per proteggere il popolo libico e far valere le risoluzioni 1970 e 1973 approvate dalle Nazioni Unite». La nota della Casa Bianca arriva dopo le polemiche scoppiate lunedì per l’esclusione dell’Italia dalla videoconferenza tra i leader di Francia, Germania, Gran Bretagna e Usa, svoltasi alla vigilia della Conferenza di Londra sulla Libia.


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Mohammed Abdel Rahman Shalgam, ex ambasciatore libico in Italia, attuale portavoce della Libia presso l’Onu, nonché uomo chiave ai fini della caduta del regime di Gheddafi (sembra sia stato lui a convincere il presidente Obama ad intervenire), dalla città  di Tangeri, in Marocco, qualche giorno fa si è duramente pronunciato contro il Qatar.

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