Italia, boom del verde ma il futuro è a rischio
L’Italia lontana dai riflettori è alle volte migliore della sua immagine pubblica. Il mondo ammira il modello tedesco, per la sistematica moltiplicazione delle fonti di energia pulita che ha creato 350 mila posti di lavoro, e guarda con perplessità al nostro procedere a strappi, senza regia, con tanti ripensamenti. Eppure, alla fine, i campioni italiani tengono testa ai tedeschi: Lecce fornisce più elettricità verde di Friburgo, mito dell’ecologia nordica; Prato allo Stelvio nel 2010 ha vinto il campionato europeo delle rinnovabili; 20 Comuni sono al 100 per cento rinnovabili, cioè producono in modo sostenibile sia l’elettricità che il calore necessari a tutte le case; 964 Comuni (più di 1 su 8) generano più elettricità da fonte rinnovabile di quanta ne consumano. È lo scenario a sorpresa che emerge dal rapporto «Comuni rinnovabili 2011», realizzato da Legambiente con il contributo del Gse e di Sorgenia. Nel 2010 più di una lampadina su 5 si è accesa grazie al sole, al vento, all’acqua. Il 22 per cento dei consumi elettrici viene alimentato da una fonte rinnovabile attraverso una rete di impianti diffusi sul territorio che ha già raggiunto dimensioni consistenti. «Se si sta alle polemiche che dominano la comunicazione, in Italia esistono solo grandi impianti che creano problemi», osserva Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente. «La realtà è molto diversa. È fatta di 200 mila impianti distribuiti nel territorio in modo uniforme, da Nord a Sud. L’energia green è presente nel 94 per cento dei Comuni e continua ad aumentare il numero delle famiglie che sceglie di produrre in modo pulito l’elettricità che consuma. Ma per andare avanti bisogna smettere di fare la guerra alle rinnovabili: senza un piano di incentivi credibile l’Italia non riuscirà a reggere la competizione dei paesi meglio organizzati». Per il momento, sorretto dallo slancio degli ultimi anni, il sistema tiene. I Comuni del solare sono 7.273. Quelli dell’eolico sono 374 e nel 2010 hanno dato elettricità pulita a tre milioni e mezzo di famiglie. Quelli del mini idroelettrico sono 946 (producono elettricità per 1,6 milioni di famiglie). Quelli della geotermia sono 290 (elettricità per 2 milioni di famiglie). Quelli della biomassa 1.033 (elettricità per 3 milioni di famiglie, molto teleriscaldamento). E i due campioni 2010 hanno prestazioni formidabili: Morgex (Aosta), ha messo assieme un impianto a biomasse, una rete di teleriscaldamento di 10 chilometri, idroelettrico e fotovoltaico, e a Brunico (Bolzano) sono stati installati 840 metri quadrati di solare termico, 3.100 chilowatt di fotovoltaico, 4.400 chilowatt di mini idroelettrico, un impianto a biomassa e uno a biogas allacciati a una rete di teleriscaldamento di 120 chilometri. Ma, in assenza di una guida governativa e con un decreto legislativo che a inizio marzo ha stracciato la road map per le rinnovabili appena firmata cancellando retroattivamente gli impegni, l’Italia rischia di perdere il prossimo campionato. Quello decisivo.
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