Vivere in una casa di riposo può costare fino a 4.200 euro al mese
ROMA – Il settore profit delle Case di riposo cresce, ma con esso non sempre vanno di pari passo autorizzazioni e adeguatezza delle strutture. Tuttavia, l’impegno economico richiesto per la permanenza degli anziani autosufficienti in una casa di riposo è molto elevato. Le tariffe medie si attestano attorno ai 1.400-1.500 euro, con massime che possono arrivare anche ai 4.200 euro. Media che scende al Sud e nelle Isole, 1.224 euro, e che sale fino ai 1.604 euro circa del Nord. È quando ha evidenziato l’Auser nella sua Prima ricerca nazionale Auser sulle case di riposo presentata questa mattina a Roma. Che il numero delle Case di riposo ‘profit’ sia aumentato lo dimostrano le banche dati delle Camere di Commercio Cerved. Mentre nel 2005 si contavano 2.555 unità , queste passano a 2.906 nel 2009. L’indagine Auser, però, ha affiancato ai singoli dati quelli relativi ai servizi. Uno dei problemi analizzati dallo studio è la distanza della casa di cura rispetto ai propri cari o se periferica. Un problema maggiormente sentito nelle grandi città dove, spiega lo studio, si verifica “un vero e proprio fenomeno di migrazione territoriale dell’anziano, in diversi casi abbandonato a se stesso, anche a causa della distanza all’interno della stessa struttura assistenziale”.
L’indagine svolta dall’Auser ha preso in considerazione un campione di 400 case di riposo private delle province di Milano, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Palermo, da cui è subito emerso che “mediamente meno del 30% delle case di riposo è ubicata nei comuni capoluogo, percentuale che scende al di sotto del 14% se si considerano solamente i quartieri centrali dei comuni presi in esame”. Percentuali che variano da città a città , soprattutto se messe in relazione alla residenza degli anziani. “Nel solo comune di Roma – spiega la ricerca -, dove risiedono poco più del 70% degli anziani di tutta la provincia, le case di riposo localizzate nel territorio comunale sono invece il 33% di quelle prese in esame, la maggior parte delle quali, inoltre, distribuite nei quartieri periferici”. Posizione che pesa anche sul costo dei servizi, in quanto in città come Milano o Roma “il soggiorno in una casa di cura privata di un anziano autosufficiente può costare mediamente fino a 20/30 euro in più al giorno rispetto ad un analogo servizio fornito in provincia”.
“Critica”, invece è la situazione “relativa alle autorizzazioni al funzionamento e in particolare all’adeguatezza delle case di riposo per anziani”. Autorizzazioni mancanti, strutture non adeguate, numero di anziani ospitati superiore agli standard, carenza di condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza adeguate, attività infermieristiche esercitate in modo abusivo. Queste le carenze maggiormente riscontrate dai Nuclei antisofisticazione e sanità (Nas) dei Carabinieri che mostrano come il 27,5% degli 863 controlli effettuati nel 2010 presso le strutture residenziali per anziani ha rilevato irregolarità : 283 i casi di strutture non in regola con 371 infrazioni rilevate. Da una analisi di notizie comparse su un campione di 90 quotidiani e settimanali, l’Auser ha inoltre messo in evidenza come non sempre la variabile territoriale può essere chiamata in causa in quanto fenomeni come l’abusivismo e le irregolarità nelle autorizzazioni per l’esercizio delle attività , risultano “dal 94% del Nord – Ovest fino al 96,5% del Sud. Mentre le carenze di requisiti igienico-sanitari vengono rilevate in quasi l’88% degli abusi rilevati al Sud, mentre nel Nord-Ovest il fenomeno si rileva nel 78% delle notizie”.
Una parte dell’indagine ha riguardato anche il personale presente all’interno delle Case, con delle interviste telefoniche rivolte a 227 case. “In oltre il 67% delle strutture non operano in modo continuativo figure professionali operante nel settore sanitario (medico o infermiere), qualifiche presenti in modo stabile in 74 casi. In 81 case di riposo viene dichiarata la presenza di un infermiere o di un medico con frequenza periodica mentre sono il 27%, le Case di riposo nelle quali si ha l’impressione che l’assistenza sanitaria venga fornita all’occorrenza”.
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