Ubi Banca rafforza il capitale maxi aumento da un miliardo

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MILANO – Aumento di capitale da un miliardo di euro per Ubi banca, da realizzarsi in tempi brevi – «presumibilmente entro l’estate» – e che vedrà  un forte ruolo di Mediobanca (unico global coordinator, bookrunner e garante dell’aumento di capitale). Un aumento che verrà  comunque realizzato dopo la presentazione del piano industriale – previsto per metà  maggio – e che dovrebbe spiegare una parte delle motivazioni che stanno dietro alla scelta. Con queste parole ieri Victor Massiah si è presentato agli analisti, per commentare i risultati di bilancio (la parte più facile) e soprattutto per annunciare l’aumento, che ha sollevato qualche perplessità  tra l’uditorio. Massiah ha spiegato che la scelta non è legata agli stress test, né a richieste specifiche di Via Nazionale: «La Banca d’Italia non ci ha chiesto di fare un aumento di capitale – ha sottolineato più volte il manager – è una nostra decisione, una scelta autonoma», che ovviamente si inquadra nella richiesta generica del governatore, di rafforzare il più possibile il capitale. Inoltre, ha sottolineato più volte, il fieno in cascina non servirà  per fare acquisizioni: «Guardiamo solo a rafforzare la banca e a una crescita endogena». Passando invece alla fase propositiva, il numero uno di Ubi ha detto che la scelta – a fine 2010 il Core Tier 1 era a quota 6,95% e post aumento salirà  a 8,01% – è legata alla volontà  di anticipare i requisiti di Basilea 3, rafforzando il capitale primario, quello di qualità  migliore e tendenzialmente di minor costo rispetto ad altre forme di finanziamento. In prospettiva, questa è la strada anche per una remunerazione adeguata del capitale: «Non facciamo miracoli, ma non siamo neanche pazzi e ripagheremo gli azionisti per questo aumento sotto il profilo dei profitti» ha comunque garantito il manager, fronteggiando anche qualche domanda polemica. Piuttosto, ha detto Massiah, vediamo un panorama futuro molto polarizzato tra le banche, con un gruppo di istituti solidi e ben capitalizzati e altri «meno solidi, che avranno maggiori difficoltà  a seguire l’evoluzione dell’economia reale. Noi vogliamo essere fra i primi», ha concluso l’ad di Ubi, non escludendo la possibilità , post aumento, di richiamare i 500 milioni di bond perpetui (molto costosi come cedole). Per quanto riguarda il bilancio 2010, i conti si sono chiusi con un utile netto in calo a 172,1 milioni (da 270,1) e un dividendo dimezzato, a 0,15 euro per azione. Rispondendo ancora alle domande, Massiah ha detto che la quota dell’1,2% detenuta in Intesa «non è intoccabile» (anche se a questi prezzi non è conveniente vendere, ha lasciato intendere). Ormai, del resto, gli aumenti di capitale polarizzano l’attenzione: «Crediamo serenamente che ci presenteranno dei buoni piani industriali che ci convinceranno delle buone ragioni per rafforzare il patrimonio. Non ci tireremo indietro perché le nostre fondazioni hanno i mezzi per farlo», ha commentato da parte sua Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri, mentre su tutt’altro versante, Bpm solleverà  oggi, nel cda che approverà  i conti, il velo su un possibile aumento da 600 milioni. Ma già  ieri in un incontro informale voluto dal presidente Massimo Ponzellini, i tecnici di Mediobanca hanno illustrato ai consiglieri Bpm i vantaggi di un’operazione di rafforzamento. La strada potrebbe essere segnata.


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