Il piano Frattini imbarazza i tedeschi “Nessun asse, parliamo con tutti”

Loading

BERLINO – Isolati nella Ue e nella Nato, esposti a forti critiche e ostilità  di Francia e Gran Bretagna, e da ieri sera tramortiti dallo schiaffo elettorale, Angela Merkel e Guido Westerwelle non respingono ma neanche accolgono la proposta di piano comune di Franco Frattini. Oggi ci sarà  un consulto telefonico tra i due ministri, alla vigilia del vertice di Londra. Intanto i portavoce del vice cancelliere dicono «la Germania conduce colloqui con tutti i partner internazionali sui nuovi passi della crisi libica». Far rientrare la Germania nel gioco diplomatico sul caso Tripoli non è facile. Tanto più considerato, da ieri sera, il peso decisivo della batosta politica interna del centrodestra. «Conduciamo colloqui con tutti i partner internazionali». Una frase sibillina, che apre la porta a ogni piano, proposta, ipotesi, ma permette di fermarsi a ogni momento. Di più, nel clima nervosissimo del giorno elettorale, le fonti del centrodestra non dicevano. Sabato c’è già  stata una serie di contatti tra i direttori degli Affari politici dei ministeri degli Esteri europei. Ma anche da parte italiana si precisava anche ieri sera che la Farnesina conduce colloqui con tutti, incluse Londra e Parigi. Ipotesi di azione bilaterale italotedesca sembrano dunque tramontare. Un governo tedesco più indebolito che mai esita a schierarsi, soprattutto sembra voler evitare a ogni costo di assumere posizioni che possano aggravare i suoi rapporti già  compromessi con la Francia e il Regno Unito. E forse è incerto anche su un’ipotesi di iniziativa bilaterale che lo faccia apparire apertamente e del tutto fianco a fianco con Berlusconi. La cautela della Merkel e di Westerwelle puniti dagli elettori, in ogni caso, sembra in parte cogliere di sorpresa la Farnesina. «Confermiamo che abbiamo iniziato a discutere con i tedeschi sul dopo Gheddafi», ha detto a Repubblica il portavoce del ministero degli Esteri, Maurizio Massari, e spiega: «Non esiste ancora un piano definito. Ma abbiamo riscontrato una grande convergenza sui principi generali», e «siamo d’accordo con loro, la questione deve essere discussa a Londra con il più ampio coinvolgimento dei paesi interessati, per garantire la massima unità  d’intenti tra i paesi partner impegnati in Libia». I contatti, appunto, ci sono stati tra i direttori degli affari politici dei ministeri, sabato, quindi proprio alla vigilia della domenica elettorale nera della Merkel e di Westerwelle. E oggi, alla vigilia di Londra, Frattini e Westerwelle si parleranno al telefono. Angela Merkel, indebolita dalle elezioni, sembra da un lato sperare in ogni occasione di rientrare in gioco, e dall’altro appare timorosa di ogni passo che possa farla apparire in contrapposizione all’asse francobritannico. Quando, con i successi della coalizione, si tornerà  alla diplomazia e si porrà  il problema d’un dopo-Gheddafi e d’un esilio del dittatore, dicono fonti diplomatiche, tutti si aspettano e auspicano che la Germania col suo pragmatismo torni in campo. Ma finora – fin dai consulti sulla Libia in sede G8, in cui frenava con Mosca – è esitante. Ieri fonti tedesche si sono preoccupate di notare che Berlino, come fu col no a Mubarak in ospedale qui, è riluttante ad accogliere dittatori. Ed è prossima una visita di Westerwelle in Cina.


Related Articles

Tra i disperati in fuga dalla Somalia così gli Shabaab arruolano per la jihad

Loading

A Dadaab in Kenya nel più popoloso complesso di campi per rifugiati dove vivono 460mila persone I fondamentalisti in guerra con le organizzazioni umanitarie che distribuiscono gli aiuti internazionali.  Dopo il rapimento di due operatrici europee. Nairobi ha rafforzato le misure di sicurezza. Molti si sono sistemati qui ormai da anni, migliaia negli ultimi mesi per la carestia 

Conto alla rovescia per i missili

Loading

Duro monito Usa alla Nord Corea Kerry a Seul. Dossier dell’intelligence su presunte testate nucleari

Tre giorni di fuoco per «punire» Assad

Loading

WASHINGTON — Con un po’ di pretattica sulle intenzioni della Casa Bianca «che non ha ancora deciso» e la solita prudenza, il Pentagono ha messo a punto il piano d’attacco alla Siria. Il segretario alla Difesa Chuck Hagel lo ha detto in tv: «Basta un ordine, siamo pronti a muovere».

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment