Patrimoniale, il piano della Cgil “Dai super ricchi 18 miliardi al fisco”

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ROMA – Tassare i super ricchi. La Cgil lancia la sua proposta: un prelievo sui grandi patrimoni (a partire dagli 800 mila euro) che potrebbe far incassare al fisco fino a 18 miliardi di euro l’anno. Pagherebbe non più del 5% della popolazione e non più di mille euro l’anno. Tutti gli altri ne sarebbero esclusi. Il pacchetto fiscale della confederazione di Corso d’Italia, preparato anche in vista dello sciopero generale del 6 maggio, si colloca decisamente più a sinistra rispetto a quello presentato qualche giorno fa dal Pd, nel quale veniva esclusa l’introduzione di una patrimoniale, e si richiama all’impostazione di chi vede nella leva fiscale uno strumento chiave per la redistribuzione delle risorse a vantaggio delle fasce sociali più basse. In più si muove decisamente controcorrente rispetto non solo al dibattito italiano, dove le posizioni a favore di una patrimoniale sono minoritarie, ma anche rispetto a ciò che sta avvenendo in Francia, dove l'”impà´t de solidarité sur la fortune” (Isf), alla quale la Cgil si ispira, è stata messa in discussione da Nicolas Sarkozy. Introdotta nel 1982 dal socialista Francois Mitterand, l'”imposta sulla fortuna” è finita a Parigi sul banco degli imputati. Sostiene l’attuale governo di destra che quella tassa non abbia prodotto il gettito atteso (4,2 miliardi nel 2010 da parte di poco più di 500 mila ricchi), abbia penalizzato i proprietari di immobili, e, infine, abbia favorito la fuga all’estero (Svizzera e Belgio) di decine di migliaia di contribuenti. Ma su come riformare la tassa la maggioranza è divisa. Resta il fatto che l’Italia, detentrice, tra l’altro, del record dell’evasione fiscale che indirettamente pesa sulla tassazione del lavoro e delle imprese, e che ha anche accresciuto negli ultimi decenni il tasso di diseguaglianza sociale (il 10 % delle famiglie più ricche detiene circa il 45 % dell’intera ricchezza), è uno dei pochi paesi a non avere nel suo ordinamento una tassa generale sul patrimonio immobiliare (le case) e mobiliare (le attività  finanziarie). La Cgil non propone di tassare le famiglie proprietarie di abitazioni o i piccoli risparmiatori che hanno investito in titoli di Stato (a cominciare dai Bot). La soglia che – nell’impostazione del Dipartimento economico del sindacato di Susanna Camusso – bisogna superare per dover pagare è effettivamente molto alta: 800 mila euro complessivi di patrimonio familiare (a prescindere dal reddito imponibile ai fini dell’Irpef) al netto delle detrazioni. A quel punto scatterebbe l'”imposta sulle grandi ricchezze” (Igr), così l’ha battezzata la Cgil. Che ha ipotizzato l’applicazione di due aliquote: 1% e 0,55%. Nel primo caso l’incasso arriverebbe a 17,9 miliardi di euro l’anno, nel secondo a 9,8 miliardi. Non poco se si considera, tra le altre cose, che con le nuove regole sul patto di stabilità  europeo già  a partire dal 2012 bisognerà  correggere il deficit dello 0,5 % del Pil ogni anno (pari a non meno di 7 miliardi). Grazie ai cosiddetti “fattori mitiganti” (l’innalzamento dell’età  pensionabile, il basso indebitamento privato, la stabilità  del sistema bancario e la composizione del debito pubblico) la correzione non dovrebbe tradursi in manovre lacrime e sangue. Ma si vedrà . Comunque è interessante vedere l’identikit del super ricco “colpito” dall’Igr pensata dalla Cgil: una famiglia di imprenditori e liberi professionisti proprietari di una casa dove abita con un valore di 500 mila euro, di un’altra casa con un valore di 300 mila euro e che detiene 100 mila euro in depositi, titoli di Stato, obbligazioni e azioni per un totale di 900 mila euro di ricchezza netta. Con queste caratteristiche c’è il 5% della popolazione italiana. E pagherebbe solo mille euro l’anno in più.


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