La Grecia brucia. Picchiatori in azione, il governo Mitsotakis spegne le telecamere
La torcia greca. Squadre di picchiatori fascisti picchiano troupe di tv private per oscurare le proteste contro l’inadeguatezza dei soccorsi
ATENE. Il governo greco sembra perdere la calma e sta ricorrendo a bande di picchiatori fascisti, probabilmente controllate dai suoi ministri di estrema destra, per cercare di censurare i pochi mezzi d’informazione che stanno correttamente informando sul disastro senza precedenti che sta affrontando il paese.
Nelle prime ore del mattino di ieri una squadraccia di una quindicina di energumeni ha aggredito due reporter e il cameraman della Tv privata Open che stava seguendo gli sviluppi dell’incendio nella località Thrakomakedones, nei sobborghi di Atene. Hanno picchiato i due giornalisti, distrutto i loro strumenti di lavoro, rotto i finestrini della macchina e rubato la borsa con gli attrezzi del cameraman.
L’AGGRESSIONE È AVVENUTA di fronte a un nutrito gruppo di poliziotti che non ha ritenuto opportuno intervenire in difesa dei giornalisti, malgrado le ripetute grida di aiuto. Il tutto con il sonoro registrato dalla telecamera rimasta accesa ma prima otturata con una mano di fronte all’obiettivo e poi gettata giù dal cavalletto.
L’aggressione era organizzata ed era stata preannunciata su Twitter. Secondo il giornalista aggredito il gruppo dei teppisti era stato già notato in precedenza scorrazzare indisturbati in motorino, malgrado la proibizione di accesso alla zona. Durante la giornata Open era l’unica emittente che aveva permesso agli abitanti dare sfogo alla loro rabbia, trasmettendo in diretta i loro pesanti insulti al governo e in particolare al premier.
LA RABBIA SI ESPRIME con il grido “Mitsotakis fottiti”, ripetuto da pacifiche casalinghe e tranquilli padri di famiglia in lacrime di fronte alla casa e la bottega ridotta in cenere. Molto probabilmente è stato questo sfogo popolare in diretta, spezzando il monopolio comunicativo del governo, che ha scatenato la componente estremista del governo, rappresentata dal ministro dell’Interno Makis Voridis, dal vice presidente di Nuova Democrazia Adonis Georgiadis ma anche da vari deputati della maggioranza, tra cui Thanos Plevris, figlio di Kostas, l’uomo dei colonnelli in Italia all’epoca delle stragi.
La strategia delle evacuazioni di tutti i posti abitati di fronte all’avanzata delle fiamme, può aver salvato molte vite, ma ha avuto un costo immenso per i cittadini che hanno potuto essere testimoni dell’inadeguatezza dei mezzi antincendio. Il governo ha già promesso 600 euro per tutte le vittime, cifra ridicola di fronte alla dimensione della catastrofe. I cittadini vedono che molto difficilmente potranno ricostruire case e negozi e questo fa crescere la rabbia.
IERI IL GROSSO IMPEGNO dei vigili, coadiuvati dai loro colleghi stranieri finalmente arrivati, era sul fronte ateniese, con la consapevolezza che se le fiamme si espandono in una metropoli di cinque milioni di abitanti tutto il paese sarà in ginocchio per molti decenni. Con immensi sacrifici e due vigili morti e quattro in gravi condizioni, le fiamme sono state finora contenute fuori dalla capitale. Gran parte dei mezzi aerei, da ieri con l’uso anche dell’aviazione di guerra, sono concentrati al nord di Atene, a Varibobi e a Akadimia Platonos. Molto meno efficace l’azione dei vigili nel resto della Grecia.
Un terzo circa dell’isola una volta verde dell’Eubea, più di 250 mila ettari, è ridotto in cenere con 1.500 circa abitanti trasportati con barche a Edipsos, sulla punta nord . Chi è rimasto lotta disperatamente con i tubi da innaffiare e supplica perché si veda finalmente un mezzo aereo. Gli abitanti dicono che in cinque giorni non hanno visto neanche un vigile del fuoco e si sentono abbandonati.
STESSE SCENE NEL PELOPONNESO settentrionale con fiamme altissime che scendono rapidamente dal monte Taygetos divorando gli ulivetti e minacciando la città di Pyrgos. Più a sud, nella zona turistica di Mani, anch’essa circondata dalle fiamme, i turisti stranieri sono stati sgomberati dal porto di Gythion. Anche là grande rabbia e disperazione di fronte all’alternativa di abbandonare le case o affrontare da soli le fiamme.
Ieri messaggio di Alexis Tsipras: «Ci sono enormi responsabilità per tutto questo. Ma non è questo il momento. Questo è il momento della solidarietà, del sostegno dei vigili e dei volontari che stanno in prima linea. Ma quando riusciremo a domare le fiamme e dovremo curare le ferite, noi saremo qui e nesuno sarà dimenticato».
* Fonte: Dimitri Deliolanes, il manifesto
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