Licenziamenti. Firenze, la resistenza operaia della Gkn diventa di popolo

Licenziamenti. Firenze, la resistenza operaia della Gkn diventa di popolo

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Delocalizzazioni. Andrà avanti l’occupazione della fabbrica, chiusa a freddo dai padroni di Melrose con più di 500 licenziamenti complessivi. Fuori dai cancelli si fa strada un sentimento popolare collettivo, di concreta solidarietà verso coloro ai quali è stato rubato in un attimo il lavoro. La Cgil Toscana chiama Cisl e Uil alla mobilitazione delle categorie. La sinistra di opposizione in trincea, nel Pd il ministro Orlando ed Enrico Letta avvisano: “Se questo è l’andazzo, allora lo sblocco dei licenziamenti va cambiato”

Fino a venerdì, la grande strada che Campi Bisenzio ha dedicato ai Fratelli Cervi era conosciuta soprattutto per essere via d’accesso all’enorme centro commerciale dei Gigli, invariabile meta giornaliera per decine di migliaia di persone di ogni età. Ora sta diventando l’epicentro di un sommovimento, altrettanto popolare ma teso alla difesa dei diritti e della dignità del lavoro. Questo almeno è quanto si avverte guardando al pellegrinaggio in corso davanti ai cancelli della Gkn. Lì dove i 422 addetti diretti più altre centinaia dell’indotto, licenziati con una mail che li avvertiva della chiusura a freddo della fabbrica di semiassi, hanno risposto ai padroni inglesi di Melrose avviando una occupazione – battezzata “presidio permanente” – destinata a durare.

Di fronte al diktat di un gruppo finanziario che punta a delocalizzare dove il costo del lavoro – cioè diritti e tutele – è più basso, non c’è solo la reazione degli operai, delle loro famiglie e delle organizzazioni sindacali, confederali e di base. Ci sono i sindaci dell’area metropolitana fiorentina e pratese, fascia tricolore indosso per rappresentare le “loro” collettività. Da tutta la Toscana arrivano esponenti di partiti di ogni colore politico. Anche segretari nazionali come Maurizio Acerbo di Rifondazione, primo di una serie di leader che nei prossimi giorni faranno tappa alla Gkn. C’è soprattutto un sentimento popolare che sembra cancellare le differenze di idee e orientamento politico. In solidarietà concreta con coloro ai quali, in un attimo, è stato rubato il lavoro. Costituzione alla mano, il fondamento del Paese.

Dentro la fabbrica si organizza la resistenza. “Una cinquantina di noi sono rimasti qui – spiega Andrea Brunetti, delegato interno della Fiom Cgil – abbiamo passato una notte tranquilla e ci siamo svegliati con più consapevolezza di ieri. L’assemblea permanente andrà avanti a oltranza, nelle prossime ore decideremo cosa fare a partire da lunedì”. Poi un ringraziamento: “Sentiamo il sostegno dei cittadini e delle istituzioni. Ieri sera abbiamo fatto un’assemblea aperta ed è iniziata la staffetta dei sindaci. L’autista di un autobus si è fermato a salutarci e sostenerci, sono cose che fanno bene al morale”.

Si fa sentire fra i tanti l’arcivescovo Giuseppe Betori: “Auspico che con l’impegno di tutte le parti interessate e delle istituzioni si possa aprire un dialogo, e trovare una soluzione che metta al centro le persone, la dignità del lavoro, il bene comune”. Ecco il ministro del Lavoro, Andrea Orlando: “I miei uffici hanno contattato i sindacati, il Mise si sta muovendo per verificare le condizioni in cui è avvenuto l’episodio, si tratta di modalità che non possono essere accettate”.

Il suo segretario politico Enrico Letta è dello stesso avviso: “La vicenda della Gkn è inaccettabile – avverte il leader del Pd – l’intero sistema Paese, governo, Confindustria, imprese, deve rendersi conto che se questo è l’andazzo del dopo 30 giugno, allora va cambiato”. Il leghista Matteo Salvini anticipa: “Ho parlato con il ministro dello Sviluppo economico (Giancarlo Giorgetti, ndr), che ha già 100 tavoli di crisi da seguire ma si interesserà anche di questa, e conto che anche la Regione Toscana faccia del suo, perché in queste vicende le Regioni hanno un ruolo fondamentale”.

I vertici di Melrose, il cui titolo ha subito guadagnato il 4,55% in borsa, accampano le consuete giustificazioni: dalla “costante contrazione dei volumi e della domanda” del mercato, al “trend ribassista generalizzato”. Eppure, nei loro stessi documenti, ci sono le ricerche di settore che parlano invece di un pieno recupero dei volumi di vendita pre Covid dal 2023, e poi di ulteriori incrementi. “ È l’unica azienda della componentistica auto che chiude – tira le somme Daniele Calosi che guida la Fiom fiorentina – l’unica spiegazione è che voglia tenere in Italia solo la fabbrica di Brunico, e rifornire Fiat da altri stabilimenti come quello in Slovenia”.

In Brianza, dove i 152 operai della Gianetti Ruote hanno ricevuto lo stesso trattamento e dove si è aperto un canale di solidarietà con Gkn, il loro presidio permanente ha già visto la visita di Nicola Fratoianni di Sinistra italiana e ieri di Maurizio Landini: “Quelli che stiamo vedendo non sono licenziamenti, sono delocalizzazioni. Non stiamo parlando di aziende che non hanno lavoro”. Così Dalida Angelini segretaria generale della Cgil Toscana, e Massimo Braccini a capo della Fiom regionale, chiedono a Cisl e Uil, e alle loro categorie, una risposta generalizzata. Nel segno di quella costruzione “dal basso” di percorsi unitari, nei luoghi di lavoro e sui territori, chiesta subito da Prc e Pap. “Per l’intanto – chiudono Angelini e Braccini – diciamo a Draghi e ai suoi ministri che una soluzione va trovata. Ora, non fra qualche anno”.

* Fonte: Riccardo Chiari, il manifesto

 

foto di: Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze



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