Comunità internazionale contro la Bielorussia per l’aereo dirottato e il giornalista rapito
Tornano più forti di prima le tensioni tra Unione europea e Bielorussia. Dopo le sanzioni imposte a Minsk a seguito della repressione delle manifestazioni contro l’esito delle elezioni presidenziali dello scorso anno – prorogate fino al febbraio 2022 – il tema delle misure restrittive è tornato al tavolo del Consiglio europeo straordinario del 24-25 maggio, dopo il dirottamento del volo Ryanair FR4978 (diretto da Atene a Vilnius) ordinato dal presidente Aleksander Lukashenko per arrestare il giornalista e attivista Roman Protasevich, fondatore del canale Telegram di opposizione «Nexta».
Numerosi i punti ancora da chiarire nella vicenda, chiusa nella serata del 23 maggio con il decollo del velivolo alla volta di Vilnius, dopo diverse ore di stazionamento all’aeroporto di Minsk: a preoccupare la comunità internazionale soprattutto il coinvolgimento dei civili presenti a bordo dell’aereo e una dinamica dei fatti poco chiara. Inizialmente i controllori dell’aeroporto avrebbero preso contatti con il velivolo a causa di un presunto allarme bomba (poi smentito), inviando poi un caccia MiG-29 dell’aeronautica per scortare l’aereo fino a Minsk.
Differente la versione dell’ex ministro della Cultura Pavel Latushko, membro del Consiglio di coordinamento dell’opposizione bielorussa legato a Svetlana Tikhanovskaja, che ha affermato di essere in possesso di prove che dimostrerebbero minacce ai danni dell’equipaggio di Ryanair. «Hanno minacciato di abbattere l’aereo, facendo decollare un caccia MiG-29 delle Forze armate», ha affermato.
Di contro, le autorità di Minsk hanno smentito la versione del dirottamento, e il direttore del dipartimento dell’Aviazione del ministero dei Trasporti bielorusso, Artem Sikorski, ha fatto sapere in un secondo momento che all’aeroporto della capitale sarebbero arrivate «minacce da parte di Hamas». Sarebbe stato proprio tale messaggio – in cui addirittura si sarebbe chiesto un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e la fine del sostegno europeo nei confronti di Israele – a far scattare l’allarme bomba di domenica.
Insieme a Protasevich, che rischia fino a 12 anni di carcere per incitamento al disordine pubblico e all’odio sociale (o addirittura la pena di morte, nel caso in cui venga confermato il reato di terrorismo), è stata arrestata anche la fidanzata Sofia Sapega. Cittadina russa di 23 anni, Sapega frequenta l’Università statale europea di Vilnius che ha fatto sapere di essersi attivata per ottenerne il rilascio: la madre, citata dalla “Bbc”, ha affermato di aver incontrato il console russo chiedendo un aiuto diplomatico, e il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha confermato di aver chiesto alle autorità di Minsk l’accesso consolare.
Dure e numerose le condanne che sono arrivate dalla comunità internazionale: in molti, ad iniziare dall’Alleanza progressista dei socialisti e democratici al Parlamento europeo (S&D), hanno chiesto nuove sanzioni e il divieto alle compagnie aeree bielorusse di sorvolare i cieli dei Paesi europei.
«Si tratta di uno scandalo internazionale che ha messo in pericolo le vite dei civili e minaccia la sicurezza internazionale: è necessaria una reazione forte», ha affermato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, riprendendo quanto detto nella serata del 23 maggio dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha parlato di un fatto «assolutamente inaccettabile». Una risposta è stata annunciata anche dal segretario di Stato Usa, Antony Blinken, che ha chiesto la liberazione di Protasevich condannando un «atto scioccante che ha messo a repentaglio la vita dei passeggeri».
* Fonte: Emiliano Squillante, il manifesto
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