India, la grande protesta contadina incassa consensi globali

India, la grande protesta contadina incassa consensi globali

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La protesta dei contadini indiani ha appena sorpassato i settanta giorni di mobilitazione, incassando il sostegno di alcune tra le più influenti celebrità mondiali. Tutto è cominciato il 2 febbraio con un tweet della popstar Rihanna che, riportando un articolo pubblicato da Cnn, si chiedeva «perché non stiamo parlando di questo?».

NELL’ARTICOLO IN CALCE al tweet riportava la notizia del blackout totale delle telecomunicazioni imposto dalle autorità in gran parte dei distretti dello stato dell’Haryana, al confine con la capitale New Delhi, per impedire alle centinaia di migliaia di contadini di organizzare nuove proteste coordinate. La misura, introdotta appena dopo gli scontri tra polizia e manifestanti dello scorso 26 gennaio, avrebbe dovuto esaurirsi alla fine del mese.

Il blackout delle telecomunicazioni è una delle tecniche predilette dal governo guidato dal premier Narendra Modi, cui è ricorso sistematicamente per ostacolare il dissenso popolare: oltre al Kashmir, dove blackout simili sono durati anche mesi, i manifestanti indiani sono rimasti senza rete internet anche durante le proteste contro la legge sulla cittadinanza dello scorso anno e nelle mobilitazioni nel nordest del Paese.

IL TWEET DI RIHANNA ha innescato una reazione a catena che ha coinvolto decine di celebrità, tra cui l’attivista Meena Harris, autrice e nipote della vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris, e Greta Thunberg, tutte a ripostare articoli in lingua inglese dedicati alle proteste contadine. Nel tweet di Harris, in particolare, si legge: «Non è una coincidenza che la più antica democrazia del mondo abbia subìto un attacco nemmeno un mese fa e, in questo momento, la più popolosa democrazia sia sotto attacco. Dovremmo TUTTI essere indignati dal blocco di internet e dalla violenza paramilitare contro i contadini in manifestazione in India».

IL GIORNO SEGUENTE, mercoledì 3 febbraio, la macchina governativa indiana ha tentato di correre ai ripari. Il ministero degli interni ha annunciato il ripristino della rete da oggi.

Il ministero degli esteri ha diffuso un comunicato in cui si dice «dispiaciuto di vedere gruppi con interessi personali che provano a imporre la propria agenda in queste proteste, deragliandole».

NELLE STESSE ORE le celebrità filogovernative indiane si sono mobilitate intorno all’hashtag #IndiaTogether, esortando i propri follower a rimanere uniti e non permettere a «coloro che vogliono creare divisioni» di dividere il Paese. Tra i vip mobilitati dalla propaganda indiana si contano numerose superstar di Bollywood (Akshay Kumar, tra l’altro cittadino canadese, Kangana Ranaut, Karan Johar) e del cricket (Sachin Tendulkar, ex capitano della nazionale ora deputato del partito di Modi). Nel frattempo, i coordinatori della protesta si sono detti «orgogliosi» del supporto manifestato da «eminenti personalità internazionali», e hanno rilanciato i temi della protesta.

Da oltre due mesi i contadini indiani chiedono l’abrogazione di tre leggi passate lo scorso anno dalla maggioranza guidata dal Bharatiya Janata Party (Bjp, il partito di Modi) destinate a riformare e «liberalizzare» il settore dell’agricoltura. Leggi che, dicono i rappresentanti dei contadini, esporranno i braccianti allo sfruttamento dei grandi gruppi privati indiani, privandoli di tutele cruciali come il prezzo minimo di vendita garantito dallo Stato.

DOPO DUE DOZZINE di incontri tra le parti, governo e manifestanti non sono ancora riusciti a trovare un accordo. Alle porte di New Delhi le manifestazioni continuano, con comizi e sit-in permanenti di centinaia di migliaia di braccianti provenienti da gran parte dell’India settentrionale. I delegati dei sindacati dei contadini hanno fatto sapere che rifiuteranno ogni offerta di meeting col governo finché non saranno rimosse le barricate, erette dalle forze di polizia, che impediscono ai manifestanti di entrare a New Delhi. Sono blocchi di calcestruzzo e transenne di metallo a prova di trattore le cui foto stanno facendo il giro del web da giorni, come simbolo dell’apertura del governo indiano al dialogo.

* Fonte: Matteo Miavaldi, il manifesto



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