Turchia. Si allarga la lotta degli studenti dopo la nomina del rettore-commissario

Turchia. Si allarga la lotta degli studenti dopo la nomina del rettore-commissario

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Lettera di sostegno da oltre 1.500 accademici di tutto il mondo

La nomina di Melih Bulu a rettore dell’Università di Bogazici, a Istanbul, non è pratica chiusa per chi da dieci giorni si oppone alla decisione calata dall’alto, direttamente dalla presidenza.

La protesta di studenti e accademici ci è allargata negli spazi e nelle rivendicazioni: ieri a ritrovarsi in piazza Beyaziti, di fronte al proprio campus, in solidarietà con Bogazici sono stati gli studenti dell’Università di Istanbul.

CIRCONDATI DALLA POLIZIA, gli studenti hanno intonato slogan anche contro i loro vertici e chiesto le dimissioni del rettore Mahmut Ak: «Siamo contro rettori nominati (da fuori). La nostra battaglia va oltre i confini di Bogazici: chiediamo le dimissioni immediate di tutti i rettori nominati come commissari. Poi chiediamo un’elezione democratica».

Intanto nell’ateneo di Bogazici gli studenti marciavano dall’Istituto Ataturk fino all’ufficio del rettore, mentre i professori gli davano le spalle in segno di protesta.

Un gesto chiarissimo, di totale rigetto della nomina presidenziale, tra le politiche preferite di Recep Tayyip Erdogan: porre ai vertici delle istituzioni nazionali, che si tratti di educazione o magistratura, uomini a lui fedeli che stravolgano così la geografia politica nazionale e locale, appiattendola su un’omologazione cara al governo e ai suoi obiettivi di censura occulta delle diverse forme di opposizione interna, o semplicemente di indipendenza dall’esecutivo.

Bulu – che nel 2015 è stato candidato alle elezioni parlamentari in quota Akp, il partito di Erdogan – è solo l’ultimo esempio. Ma stavolta lo schiacciasassi governativo ha incontrato una reazione durissima: le più prestigiose e antiche istituzioni educative del paese non intendono far passare altri precedenti pericolosi, come le nomine dall’esterno delle loro leadership politiche e amministrative.

ALLE PROTESTE IN STRADA, affrontate dalla polizia con decine di arresti e perquisizioni nelle case degli studenti, si aggiungono quelle sui social. E le raccolte firme.

Tra gli appelli più impressionanti per volume di adesioni c’è quello firmato (a ieri) da oltre 1.500 accademici in giro per il mondo, da Berkeley a Yale, dalla Soas alla Sorbonne, a sostegno dell’indipendenza universitaria. Tra i primi firmatari Judith Butler, Seyla Benhabib e Noam Chomsky.

* Fonte: Chiara Cruciati, il manifesto

 

photo by ANF News


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