Ritorno a scuola con scioperi e cortei: «Ora la svolta»
Nell’anno del Covid quello a scuola è stato il più lungo e accidentato rientro della storia. Ieri sono ritornati in classe dopo sei mesi circa due milioni di studenti in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e hanno ripreso le attività anche i 5,6 milioni che avevano iniziato il 14 settembre e le hanno interrotte in presenza a causa delle elezioni e del referendum convocate domenica e lunedì dopo le necessarie operazioni di «sanificazione». La riapertura è iniziata il 7 settembre in Alto Adige e si prolungherà a Napoli fino al 28 settembre e in altre città fino al 29 e addirittura il primo ottobre.
OLTRE OTTO MILIONI di studenti e un milione tra docenti e personale Ata hanno fatto ripartire la didattica in presenza mescolata con quella online,lezioni a giorni alterni in classe e da casa, orari frazionati e uscite anticipate. Mentre il governo ha passato mesi a evocare il rinnovo delle suppellettili a cominciare dai banchi con o senza rotelle continuano ad esserci problemi di spazi. A lezione si sta con le mascherine o con le finestre aperte anche d’inverno, si firma per andare in bagno e vige il divieto di scambi di matite e quaderni: è la disciplina del «distanziamento sociale». Nel frattempo la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha rinviato l’abolizione delle «classi pollaio» al Recovery Fund. Sindacati e movimenti hanno formalizzato la richiesta: il 20% dei 209 miliardi previsti, dunque 41 miliardi, vadano a tutto il ciclo dell’istruzione e poi il fondo diventi strutturale dopo che dal 2008 si sono fatti almeno 8 miliardi di tagli all’anno solo alla scuola.
SUL PRECARIATO e i supplenti la situazione più grave è a Milano e in Lombardia. Il caos riguarda le cattedre ancora vuote e le irregolarità dei punteggi nelle graduatorie online. «Sono state pubblicate con ampio ritardo, il 7 settembre, graduatorie piene di errori – spiega il Coordinamento nazionale precari scuola – Molti docenti con pluriennale servizio si sono visti scavalcare in graduatoria da assegnisti universitari senza alcun giorno di servizio o da colleghi inseriti in prima fascia senza abilitazione». L’Unione sindacale di base (Usb), Unicobas Scuola e Università, Cobas Scuola Sardegna e Cub scuola hanno scioperato ieri contro gli «investimenti scorretti e inadeguati, interventi sull’edilizia scolastica praticamente nulli, complicazioni derivanti dalle innovazioni al sistema di reclutamento dei supplenti» spiega Usb. In un presidio a piazza Montecitorio a Roma è stata citata anche la situazione in cui si andrà a trovare il cosiddetto «personale Covid», docenti e personale Ata pari a 70 mila persone, licenziabili senza indennità in caso di lockdown. Crisi profonda sul sostegno dove circa 158 mila alunni con disabilità, su 285 mila previsti attenderanno la nomina del supplente restando a casa o in classe ma affidati agli altri docenti.
OGGI saranno gli studenti a manifestare in tutta Italia, a cominciare da Milano (largo Cairoli dalle 9,30) e piazza Montecitorio a Roma. «Non c’è stato alcun rientro a scuola in sicurezza. La pandemia – spiega la Rete degli studenti medi romani – ha reso evidenti le contraddizioni che gli studenti vivono quotidianamente». «L’unica cosa che emerge è che le nostre scuole sono in ginocchio a causa di un piano di riapertura inadeguato» sostiene l’Unione degli studenti (Uds).
DOMANI a Piazza del popolo a Roma dalle 15 ci sarà il movimento dei genitori e docenti «Priorità alla scuola» che ha indetto una manifestazione per una svolta sull’istruzione e la ricerca alla quale hanno aderito Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Cobas e l’Uds. «L’azione di governo – sostengono i sindacati – è stata contrassegnata da incertezze e ritardi anche nella finalizzazione delle risorse stanziate». «Appoggiamo gli scioperi e le manifestazioni perché fanno parte della vita della scuola – sostiene Priorità alla scuola – Noi non siamo un sindacato e non indiciamo scioperi. La manifestazione di domani è uno “sciopero sociale”, formula che non ha implicazioni tecniche né giuridiche, ma che vuole evidenziare che la scuola è una questione aperta di tutta la società. Senza scuola non ci sono diritti».
Non c’è stato alcun rientro a scuola in sicurezza. Il piano di riapertura è stato inadeguato
* Fonte: Roberto Ciccarelli, il manifesto
foto: cantiere.org
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