Stime UE: Crollo record del Pil, metà degli italiani con reddito a rischio

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La crisi sociale aggravata dall’assenza di un reddito di base strutturale. I bonus e sussidi temporanei stanziati dal governo per autonomi, precari e poveri terminano a metà estate. In tempo per moltiplicare la violenza della recessione e della crisi sociale

Il prodotto interno lordo (Pil) italiano crollerà dell’11,2% nel 2020 per risalire al 6,1% nel 2021. Sono le nuove stime estive della Commissione Europea è il dato il peggiore dato nel continente: la Spagna perderà il 10,9% del Pil, la Francia il 10,6%. Per Bruxelles si tratta di «una recessione ancora più profonda» delle attese, e con «divergenze più ampie».

IL COMMISSARIO europeo all’Economia Paolo Gentiloni ha spiegato questo crollo con il prolungato «lockdown»: l’Italia è stata la prima a imporlo per cercare di contrastare il virus Covid 19. Pesa sulle previsioni anche il fatto, ha aggiunto Gentiloni, che ad essere colpito il centro della pandemia sono state le regioni del Nord, e in particolare la Lombardia, «il motore economico» del paese. Sulle stime devastante si sono riflesse anche «le preoccupazioni sul commercio internazionale, essendo l’Italia un paese molto orientato all’export». E, va aggiunto, l’Italia era anche l’economia più stagnante d’Europa che già da anni accusava un rallentamento drastico. Rispetto alla crisi precedente del 2008, non è mai stato recuperato il livello della produttività, né del lavoro, per non parlare della condizione sociale. Combinati insieme questi fattori danno il risultato della peggiore crisi in atto in Europa. E annunciano l’estrema difficoltà ad uscirne. Se in dodici anni non sono stati recuperati i livelli precedenti, ci vorrà il doppio degli anni per recuperare dalla nuova crisi.

IL MOMENTO per approvare il Recovery fund «è ora» ha aggiunto Gentiloni riferendosi al consiglio europei dei capi di stato e di governo previsto la prossima settimana. «Perché la ripresa è cominciata ma è circondata dall’incertezza, ed è esattamente il momento in cui devi mandare un messaggio di fiducia e contro la frammentazione» dell’Unione: Ciò che temono a Bruxelles è una ripresa debole, profondamente diseguale perché si innesta sulle precedenti asimmetria in una zona economica molto divisa. Anche in questa prospettiva a subire le peggiori conseguenze potrebbe essere l’Italia. Anche per questo il piano per il rilancio europeo dovrebbe destinare 172 miliardi tra prestiti e donazioni. Sempre che poi ci sia una capacità di investirli e che, in fondo, servano a tamponare le diseguaglianze esistenti. Tutte queste previsioni non contemplano un ritorno al lockdown parziale o totale in autunno. Le conseguenze potrebbero essere ben peggiori di quelle che stanno emergendo ora. L’unica alternativa è il vaccino..

«OLTRE LA METÀ della popolazione dichiara di aver subito una contrazione nel reddito familiare, in seguito alle misure adottate per il contenimento dell’epidemia. L’impatto è stato particolarmente severo per i lavoratori indipendenti (partite Iva)». È quanto emerge dall’indagine sulle famiglie italiane condotta fra aprile e maggio dalla Banca d’Italia. «Più di un terzo» degli intervistati nell’indagine ha sostenuto di disporre di risorse finanziarie liquide sufficienti per meno di tre mesi per coprire le spese per consumi essenziali della famiglia in assenza di altre entrate». Secondo l’indagine »questa quota supera il 50 per cento per i disoccupati e per i lavoratori dipendenti con contratto a termine. Poco meno di un quinto dei lavoratori indipendenti e dei lavoratori dipendenti con contratto a termine si trova in questa condizione e contemporaneamente ha subito una riduzione di oltre il 50 per cento del reddito familiare nei primi due mesi della emergenza sanitaria». Quasi il 40 per cento degli individui indebitati dichiara di avere difficoltà nel sostenere le rate del mutuo a causa della crisi; la quota è più elevata nel Centro e nel Mezzogiorno. Non va dimenticato che a metà estate finiscono i bonus per partite Iva, precari e poveri voluti dal governo. Non avere pensato a un reddito di base strutturale e senza vincoli si rivelerà devastante per la nuova questione sociale.

* Fonte: Mario Pierro, il manifesto



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