Covid. In Regione Lombardia la commissione d’inchiesta va a Italia Viva
MILANO. Proprio mentre a Roma Italia Viva evitava di votare sul processo a Salvini per il caso Open Arms, a Milano la Lega e il centrodestra in Regione Lombardia eleggevano – dopo due fumate nere e altrettanti rinvii – la consigliera renziana di Codogno Patrizia Baffi alla presidenza della commissione d’inchiesta sull’emergenza Covid-19. La nomina, che come da statuto spetterebbe all’opposizione, è avvenuta con i 46 voti della maggioranza. Al candidato proposto dalle minoranze, il dem Jacopo Scandella, sono andati i 28 voti di Pd e M5S Le opposizioni hanno immediatamente convocato una conferenza stampa denunciando la «farsa», la «nomina non neutrale». E hanno annunciato che non parteciperanno ai lavori della commissione e che, anzi, ne proporranno una alternativa.
«LA MAGGIORANZA ha eletto una sua candidata che fa parte di Italia Viva, partito che da oggi entra a tutti gli effetti nel centrodestra», tuona il consigliere pentastellato Dario Violi dopo le proteste in aula. «È necessario scendere in piazza, perché oltre all’arroganza degli errori c’è la paura di scoprire le gravi responsabilità politiche di Attilio Fontana su questa vicenda. – aggiunge Pietro Bussolati del Pd – Continueremo a cercare le loro responsabilità, andando oltre le disposizioni di una commissione addomesticata». Si chiama invece fuori dall’eventualità di un nuovo collegio il terzo candidato, Michele Usuelli di +Europa – Radicali: «Nella mia tradizione liberale, liberista e libertaria non immagino Emma Bonino che mi chiama per chiedermi di dimettermi dalla guida di una commissione. – spiega – Pertanto, se Baffi si dimetterà la mia candidatura resta, forte delle 450 firme di sanitari lombardi (medici e infermieri) che l’hanno sottoscritta».
Le polemiche di Palazzo Pirelli arrivano infatti fino a Roma e a stretto giro si fa sentire il coordinatore nazionale di Italia viva, Ettore Rosato, che, smentendo l’esistenza di un asse Renzi-Salvini, suggerisce alla collega di partito di dimettersi: «Patrizia sarebbe un’ottima presidente ma a noi le poltrone non servono, le lasciamo al Pd». Lei, che non aveva condiviso la mozione di sfiducia contro l’assessore Gallera definendola «inopportuna», per ora declina e resta in sella, dichiarando di avvertire il compito come un dovere nei confronti del territorio. Da parte sua Renzi si limita a ritwittare il post di Rosato: la nomina potrebbe aver suscitato qualche malumore proprio a causa della coincidenza di eventi sull’asse Roma-Milano.
DIFETTO di comunicazione tra i vertici nazionali e la consigliera lombarda? Possibile. Ma il deputato dem Marco Carra, eletto in Lombardia, lancia una stoccata: «Sarebbe giusto aprire una riflessione seria sul rapporto con Italia Viva a ogni latitudine, per evitare di essere continuamente presi in giro da Renzi». Mentre il vicesegretario del Pd Andrea Orlando commenta: «Una coalizione e una giunta che non hanno nulla da nascondere non si scelgono il presidente della commissione d’inchiesta che compete all’opposizione».
SE LA MAGGIORANZA «giallorossa» è di nuovo in tensione, gli equilibri restano difficili anche nella coalizione che governa la Lombardia, dove si fanno i conti con l’ipotesi di un commissariamento dell’assessorato al Welfare. Soluzione proposta durante il vertice del centrodestra di lunedì alla presenza di Salvini. Il leader del Carroccio avrebbe raccolto malcontento e insofferenze per la gestione dell’emergenza da parte del forzista Giulio Gallera, in particolare dopo l’ultimo scivolone sull’indice di contagio. L’assessore alla Sanità potrebbe essere affiancato da una task force di esperti nell’attesa di un piccolo rimpasto di giunta (ipotizzato per l’estate) che metta al sicuro la guida leghista della regione e scongiuri pericolosi scossoni.
* Fonte: Francesca Del Vecchio, il manifesto
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