Trump il bugiardo. Sapeva dell’epidemia già da gennaio, ma l’ha ignorata
Trump un giorno annuncia milioni di kit in arrivo e l’altro un vaccino, ma non è vero. Appello ai giornalisti: agli incontri stampa trasformati in comizi rivolgete domande solo agli esperti
NEW YORK. Il Washington Post ha rivelato che le agenzie di intelligence Usa, tramite comunicazioni riservate e urgenti, avevano avvisato Trump riguardo il pericolo rappresentato dal coronavirus già a gennaio e febbraio; nonostante ciò il presidente aveva minimizzato la minaccia senza prendere i provvedimenti necessari.
La fonte del quotidiano, ovviamente anonima, specifica che l’intelligence non dava indicazioni riguardo l’arrivo del virus sulle coste americane, ma informava di star monitorando la sua diffusione.
Mettendo insieme tutte le informazioni fornite dai servizi segreti si sarebbe potuto agire in modo preventivo, senza aspettare l’esplodere dell’epidemia per muoversi. Questa informazione non era in possesso solo di Trump, ma anche di altri politici del suo entourage.
«Le persone al governo che erano informate – ha dichiarato la fonte del Washington Post – non riuscivano proprio a fargli fare nulla al riguardo». I portavoce della Cia e dell’intelligence hanno rifiutato di commentare l’articolo mentre la Casa bianca ha confutato le critiche alla risposta di Trump al virus.
Di fatto non passa minuto che Trump non riceva una valanga di critiche riguardo la gestione di questa emergenza. Ciò che preoccupa è il numero impressionante di bugie e approssimazioni che The Donald riesce ad infilare nelle conferenze stampa quotidiane.
In pochi giorni Trump ha detto che negli Usa c’è un sito web che informa su dove fare i test per il coronavirus, che milioni di kit sono in arrivo in tutti gli Stati, che una cura è stata approvata, un vaccino è vicino, un sacco di mascherine e una nave- ospedale saranno a New York la prossima settimana.
Niente di tutto questo è vero. Jay Rosen, teorico delle comunicazioni di massa, scrittore e professore di giornalismo alla New York University, ha incoraggiato i reporter a non rivolgere più domande a Trump durante le conferenze stampa della Casa bianca, ma solo agli esperti.
La giornalista Margaret Sullivan dalle pagine del Washington Post ha sottolineato che Trump sta usando sempre più i suoi briefing giornalieri in sostituzione dei comizi della campagna elettorale che ha dovuto cancellare e ha esortato i network nazionali a non trasmettere più questa propaganda mascherata.
* Fonte: Marina Catucci, il manifesto
Ph by The White House / Dominio pubblico
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