No Tav. Oggi in Val Susa, come da 14 anni

No Tav. Oggi in Val Susa, come da 14 anni

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Sono passati quattordici anni dall’otto dicembre 2005, data spartiacque nella storia della Torino – Lione, quando un massiccio corteo composto da decine di migliaia di persone in arrivo da tutta Italia, riuscì a riconquistare i terreni occupati dalle forze dell’ordine pochi giorni prima, e solo grazie ad un violento intervento notturno che riuscì a sgomberare i presidianti del Movimento No Tav.

L’Italia prese quel giorno coscienza che la vicenda dell’alta velocità in val Susa aveva dimensioni nazionali e non poteva essere trattata con il pugno di ferro della repressione, pena una reazione imprevedibile da parte di una comunità di cui al tempo si ignoravano le dimensioni.

Da allora ogni anno, ogni otto dicembre, si è tenuta una marcia che mescola l’orgoglio e il ricordo, rito che celebra un mito fondativo: oggi a Susa per la quattordicesima volta migliaia di persone cammineranno come allora da Susa a Venaus.

I cantieri del Tav sono fermi, la polemica politica è spenta, in val Susa la realizzazione del tunnel di base è incagliata su un piccolo granello che rischia di bloccare la mega macchina: il problema della montagna di roccia di scarto, contenente amianto e chissà cos’altro, mai bonificata, rimane intatto.
E senza la bonifica di quel sito, niente Tav.

Una mina che potrebbe bloccare o ulteriormente rallentare il già lentissimo percorso, ormai quasi trentennale, di sviluppo della Torino – Lione.
Presa coscienza che il M5s è ormai dall’altra parte – “Sulla Tav i giochi sono fatti è una partita chiusa”, queste le ultime dichiarazioni della sindaca di Torino, Chiara Appendino – il Movimento No Tav ritorna in strada perché “oggi, contrastare queste opere inutili e devastanti significa difendere un pianeta a rischio sopravvivenza. I cambiamenti climatici stanno condannando l’uomo e la natura all’estinzione a causa di uno sfruttamento delle risorse di un sistema fuori controllo. Tutto ciò non è più sostenibile e dobbiamo agire ora”.

In marcia contro le grandi opere che depredano i territori, ma anche per denunciare la pioggia di condanne che si è abbattuta sul mondo Notav: “Continuiamo a subire un feroce attacco da quei poteri che in nome della legalità realizzano ingiustizia e sopraffazione dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla natura.

A breve infatti per 20 attivisti No Tav si apriranno le porte del carcere, a seguito di assurde condanne punitive, con l’obiettivo di intimidire una lotta che si appresta a contrastare l’inizio dei lavori per il tunnel di base”.

Alla manifestazione ha annunciato la sua adesione Legambiente “per ribadire il proprio no alla linea ad alta velocità Torino Lione, una grande opera inutile, costosa e che rischia di produrre danni irreversibili all’ambiente”.

In una dichiarazione congiunta, il presidente nazionale del Cigno Verde, Stefano Ciafani,e Giorgio Prino, neo-presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, evidenziano che “le ferite dei nostri territori ci dimostrano ancora una volta che la crisi climatica impone dei cambiamenti urgenti nelle priorità non solo dell’agenda politica internazionale, e la Conferenza sul clima in corso a Madrid è un importante banco di prova su questi temi, ma anche di quella nazionale e locale. Le opere che davvero servono all’Italia e al Piemonte sono altre, non certamente il Tav la cui utilità, dopo decenni di discussione, resta ancora tutta da dimostrare”.

Presente anche l’Unione Montana Valsusa, ovvero l’assemblea dei sindaci della valle. La Fiom Cgil, marcerà come ogni anno: “Come da sempre sosteniamo si tratta di un’opera che si rivelerà inutile e superata, che drena e drenerà enormi risorse pubbliche. Quelle risorse che andrebbero investite nella creazione di lavoro con un grande piano di modernizzazione e manutenzione delle reti di trasporto pubblico e di salvaguardia del territorio, che proprio in queste settimane ha dato ulteriore dimostrazione di un esteso dissesto idrogeologico”.

* Fonte: Maurizio Pagliassotti, il manifesto



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